L’importanza di annoiarsi (almeno un po’)

La noia è uno dei mali della modernità, almeno a giudicare dagli stimoli continui che l’esterno ci propone. Siamo iper-stimolati e abbiamo accesso a infinite opzioni di intrattenimento. Il paradosso è che maggiori sono gli stimoli esterni, più alte diventano le nostre aspettative. Tendiamo ad annoiarci più facilmente e più in fretta e abbiamo bisogno di input sempre nuovi e spettacolari. Lo smartphone è diventato un’estensione delle nostre braccia. Non ci concediamo più momenti di vuoto, che riempiamo scrollando in automatico gli schermi del nostro “arto acquisito” oppure ricorrendo a Netflix o ai podcast per evitare il silenzio, fuori di noi, come nella nostra testa.

Che cos’è la noia

La noia è un’emozione considerata sgradevole, se non negativa. È la sensazione di apatia e di mancanza di stimoli che proviamo quando non abbiamo nulla da fare — o siamo impegnati in attività monotone e ripetitive — e ci sembra che il tempo non scorra mai. Ci sentiamo annoiati perché crediamo di sprecare tempo: sappiamo di poter dare di più e non stiamo usando le nostre risorse. Non esiste un unico modo di annoiarsi. Di solito ci annoiamo quando:

  1. Ci mancano stimoli esterni. Allora ne cerchiamo sempre di più e sempre con maggiore foga, cosa che ci crea ansia e il senso di un bisogno insoddisfatto. In questo caso la noia è uno stato fisico ed motivo.
  2. Ci rendiamo conto che non è il mondo a essere prevedibile ma sono i nostri schemi mentali a ripetitivi a rendere noiosa la realtà. In questo caso la noia è uno stato mentale.

Il tempo per annoiarsi

Si dice che la noia sia un privilegio del benessere. I nostri avi, la cui preoccupazione più grande era la sopravvivenza, non avevano molto tempo per annoiarsi. In un certo senso anche noi seguiamo questa tendenza: riempiamo le nostre agende di impegni e attività, in nome di Santa Produttività, e poi paghiamo per costosissimi corsi di minduflness o meditazione perché abbiamo disimparato a stare nel qui e ora. Bramiamo più tempo libero, eppure quando lo abbiamo non sappiamo come occuparlo: nulla sembra abbastanza emozionante da meritare il nostro tempo di valore. Così, finiamo per fare una cosa qualunque e ci sentiamo annoiati.

Uno dei motivi per cui fuggiamo la noia è che essa ci costringe a stare con i nostri pensieri. Quando non abbiamo attività materiali da compiere o quando il nostro corpo compie in automatico un’azione ripetuta migliaia di volte, la nostra mente si libera, inizia a vagare, a riflettere, a tirare somme e a elaborare vissuti. Crea immagini, fa castelli in aria, si intrattiene a modo suo. E non sempre è piacevole avere la mente libera, soprattutto per quelli di noi abituati a tenere tutto sotto controllo. Associamo il disagio che ci provoca la noia alla solitudine. Ecco che andiamo in cerca di compagnia perché riteniamo che il contrario della noia sia il divertimento. E sappiamo che è molto difficile imparare a intrattenersi da soli, è una capacità che perdiamo nel passaggio dall’infanzia a una consapevolezza più adulta dello scorrere del tempo.

I vantaggi della noia (a piccole dosi)

La noia, in sé, non è né positiva né negativa. La differenza dipende da cosa decidiamo di farne.

Recuperare l’attitudine ad annoiarsi può essere molto utile. Come per tutto, anche la noia va presa a piccole dosi, a fasi alterne e intermittenti. Se da un lato l’assenza totale di noia è deleteria per la nostra capacità di stare con noi stessi, dall’altro il suo eccesso è pericoloso. Quando ci annoiamo troppo a lungo, la nostra mente comincia a creare scenari alternativi e più interessanti di quello reale. Finiamo, così, per rifugiarci nei nostri sogni a occhi aperti e perdiamo di vista la realtà. L’ideale, quindi, sarebbe inserire dei momenti di noia nella vita di tutti i giorni, trovare un tempo e uno spazio dedicati. E goderne i benefici. Annoiarsi un po’ ogni giorno:

  • Aiuta ad avere idee geniali. La noia è fucina di idee, è il vuoto mentale in cui la nostra immaginazione percepisce tutto come possibile.
  • Ci fa recuperare un pensiero lineare. A causa dei continui stimoli esterni, il il nostro flusso di pensieri è interrotto e frammentato. Mentre facciamo una cosa, ne stiamo già pensando un’altra e questo limita la nostra capacità di pensare in modo lineare. La noia non conosce interruzioni, ecco perché il nostro pensiero logico si ricompone, diventando più efficace e incisivo.
  • Coadiuva il pensiero laterale. È grazie alla noia che possiamo sviluppare il pensiero laterale, connesso con l’atto creativo. La noia ci consente, cioè, di trovare alternative possibili a problemi che non prevedono un’unica soluzione.
  • Ci fa ritrovare il piacere di stare con noi stessi. Stare in nostra compagnia non è così terribile. Ce ne accorgiamo appena abbiamo la possibilità di annoiarci. Superata la prima sensazione di horror vacui, ci sentiremo sempre più a nostro agio a frequentarci e a stare con noi stessi.
  • È il requisito per ricaricarsi. Ridurre gli stimoli per il nostro cervello, staccare la spina è il modo migliore per ricaricarsi. Nello stato di noia, la mente non è sottoposta a sollecitazioni esterne e può finalmente ritrovare le energie perdute.
  • Ci insegna a intrattenerci da soli. Anziché cercare sempre all’esterno gli input creativi, la noia ci costringe a trovarli dentro di noi o a inventarli. Ritroviamo il nostro lato bambino, appartenente a un tempo in cui sapevamo bastare a noi stessi per intrattenerci.
  • Ci fa diventare consapevoli del mondo intorno a noi. Se non abbiamo altro da fare, a un certo punto cominceremo a usare i sensi — e in più l’immaginazione — per esplorare la realtà intorno a noi. Impariamo a stare nel momento presente grazie all’esperienza che facciamo di esso.

Istruzioni per annoiarsi con profitto

Appurato che la noia può essere molto utile, ti sfido ad annoiarti (almeno) per dieci minuti al giorno tutti i giorni. Se il solo pensiero ti fa sbuffare… di noia, prova un approccio soft, che vada bene per te.

  1. Non fare niente (o quasi). Giusto per chiarire: annoiarsi vuol dire non fare assolutamente nulla. Non è consentito leggere né ascoltare musica, scrivere, ricamare, disegnare e altre attività manuali, anche se sono creative. Men che mai è consentito dare una sbirciatina a Google o chiacchierare con qualcuno. Il massimo che puoi fare in modo attivo è una passeggiata solitaria nella natura. Cosa puoi fare, allora? Soffermare lo sguardo su una crepa del soffitto o fissare l’orizzonte. Oppure chiudere gli occhi e prestare attenzione ai rumori e ai suoni intorno a te. Pratica la presenza nel modo che ti viene più naturale. Tanto poi arrivano i pensieri.
  2. Metti la noia in agenda. Se programmi tutto, perché non prendere un appuntamento anche per annoiarti? 10, 15 minuti al massimo per fissare la parete di fronte a te e svuotare la mente. Ce la puoi fare.
  3. Disconnettiti. Nel tempo che dedichi ad annoiarti spegni il modem, metti il telefono in modalità aereo, rinuncia alla tecnologia. All’inizio ti sentirai a disagio, avrai l’impressione di perdere tempo. Resisti e accogli la noia.
  4. Usa i tempi morti. Il tragitto a piedi per andare dal punto A al punto B; la coda in banca, l’attesa dal dentista: sono tutti tempi morti che puoi usare per esercitare la noia. Non ascoltare musica, non scrollare lo smartphone, non leggere un libro. Stai con i tuoi pensieri a briglia sciolta.
  5. Lascia i tuoi pensieri liberi. Quando dedichi del tempo alla noia, non orientare i tuoi pensieri, non riempirti la testa di preoccupazioni. Se arrivano i pensieri, lasciali passare come nuvole (sì, tipo monaco zen). Lascia che vaghino e saltellino da un punto all’altro senza governarli. A volte ti porteranno in luoghi interiori che non ami visitare, a volte esprimeranno emozioni poco piacevoli ma il più delle volte saranno allegri, creativi, bizzarri e ti daranno input inaspettati che ti serviranno, in seguito, per i tuoi progetti di vita o di lavoro.
Giovanna Martiniello

Autore: Giovanna Martiniello

Sono un’introversa ipersensibile con la passione per le storie. Ho l'inquietudine tipica di chi è vissuto a lungo su un suolo vulcanico. Vivo in collina ma non potrei stare senza la città. Nel 2017 ho frequentato il Master in Coaching di Accademia della Felicità, ho mollato il posto fisso e mi sono abilitata come coach. Mi occupo di scrittura autobiografica per la comunicazione, integrando la metodologia del coaching nelle mie competenze di scrittura.

Commenta l'articolo

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *