Come non avere paura delle nostre paure

Da Halloween a Ognissanti: per non avere più paura delle nostre paure

È forse la tradizione più recente tra le tante che abbiamo. E già per questo ci dovremmo fare delle domande. Chi è adulto oggi, infatti, da bambino non ha mai festeggiato Halloween, mentre i ragazzi di adesso iniziano a organizzarlo già a metà ottobre. Perché tanto successo di queste festa? Perché nel 2023 si sente l’esigenza di vestirci da streghe e vampiri? Perché questa festa è seguita dal giorno dedicato ai Santi? E soprattutto, perché in ogni cultura c’è un momento, un giorno, un rito per celebrare i defunti?

Perché abbiamo Paura.

La paura fa parte della nostra vita

La paura è parte di ognuno di noi e ciascuno ha le proprie. Ce n’è una, però, che unisce grandi e piccoli, uomini e donne, italiani e stranieri. È la Paura: quella della morte. 

Lo dimostrano da sempre gli antropologi. Ogni popolo, sia che viva nella foresta Amazzonica, sia che abiti nel centro di Sidney, ha da sempre dovuto fare i conti con questa paura che, in fin dei conti, è l’unica certezza dell’umanità. Come sostiene anche James G. Frazer nel libro “La paura dei morti nelle religioni primitive” un testo scritto a metà del ‘900, propone addirittura che all’origine di ogni Credo, di ogni Fede c’è sempre la paura del “dopo”. Dell’ignoto che segue il noto della nostra vita.

Nascono da qui i riti di passaggio, come la mummificazione egizia o la moderna cremazione. È sempre da questa paura, che spesso neppure osiamo nominare, che sono scaturite feste come Halloween o “Dias de los Muertos”, una specie di Carnevale novembrino che riempie le strade in Messico e in molti Paesi del Sud America. Perché la paura si esorcizza anche ballando, divertendosi, inneggiando alla vita per scacciare la morte. Vestendosi da spettri o fantasmi per prendere gli abiti dell’ignoto. E renderlo così noto, e quindi meno terrificante.

Scoprire cosa c’è dietro la paura

Avere paura di morire o di stare male è perfettamente naturale. Anzi è molto sano. Altro discorso è se si passa dal temere di ammalarsi al diventare fobici per ogni piccolo malessere. Ma per questa paura, se sana, come per molte altre, il primo step è capire da che cosa nasce.

Ogni paura si forma da una pretesa, spesso anche legittima. La paura di morire nasconde la nostra pretesa all’immortalità o al poter avere ancora un po’ di tempo per… Sarà per questo che le persone molto anziane sembrano quasi non aver più timore di lasciare questa vita, perché ormai non hanno più nulla da pretendere dal destino. O da loro stesse.

1. Anche qui serve esercizio

Accettare il cambiamento è l’altro grande ostacolo per gestire ogni forma di paura. Chiedersi che cosa succederebbe se ciò che temiamo si avverasse non è solo un potente esercizio di coaching: è un modo per scoprire nuove parti di noi stessi e dare ascolto all’Io autentico. Parti più coraggiose, che magari neppure pensavamo di avere. Perché, anche per avere coraggio, servono allenamento, tentativi, fallimenti. E soprattutto tanta voglia di provarci.

2. Mettersi in marcia verso se stessi

Per fare piazza pulita di tante paure che ci portiamo dentro da quando ci dicevano che “l’uomo nero ci avrebbe portato via” non basta però dire “lo voglio”. Serve dirsi “ci provo” e se necessario chiedere aiuto. Sicuramente un primo gesto utile e molto semplice è scrivere l’elenco delle cose che ci fanno paura: dalla più banale alla più inconfessabile. E scoprire che anche in questo ambito di scontato c’è davvero poco, figurarsi di banale.

3. Farsi delle domande potenti

Non serve conoscere subito la riposta. L’importante è porsi le domande giuste, quelle potenti perché aiutano a scardinare luoghi comuni e storielle che ci raccontiamo per non affrontare noi stessi. E i nostri timori interiori. Qui c’è un elenco di ben 50 quesiti a cui poter rispondere con tutta la calma. La calma che serve quando si porta avanti un’operazione a cuore aperto, come è questa.

4. Chiedere aiuto

Scoprire che molte delle paure che proviamo si somigliano o che hanno origine quasi tutte da un nucleo comune, magari formatosi quando eravamo bambini, è il primo grande successo. Già solo con questa presa di coscienza molti falsi timori torneranno a essere quello che sono: neve al sole. 

Sciolti i piccoli nodi, però, restano i grandi grovigli che stringono, o meglio, costringono a fare o non fare certe scelte perché: “Si ha paura di di…”. “Si teme che…”. Se le paure diventano tante da impedire di vivere bene e di essere felice è giusto affrontarle, cercare di spostarle, se non addirittura sradicarle, grazie a un percorso di coaching pensato proprio per i “principianti della felicità”.

Infine, ricordati di fare festa

Una volta che s’inizia a lavorare sulle nostre paure, sia che si tratti della Paura che unisce tutti, sia che si tratti di un semplice nostro personalissimo timore, tutto sarà più leggero. Magari non ci dipingeremo teschi sulla faccia o non ci vestiremo da streghe (sexy, naturalmente) ma avremo voglia di festeggiare. In un Carnevale pubblico o privato ci scopriremo più leggeri, perché non ci saranno più i pesi delle varie pretese esistenziali ad appesantirci. E forse riusciremo a seguire a pieno ciò che propone Italo Calvino in “Lezioni Americane”:

«Prendete la vita con leggerezza, che leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore». 

Autore: Valentina Speranza

Sono giornalista professionista e mi sono quasi sempre occupata di salute. «Perché la salute?» «Perché cosa c’è di più importante di stare bene» rispondevo a chi 20 anni fa era stupito che sui giornali “seri” si potesse scrivere di benessere. Stare bene con se stessi, con gli altri. Nel corpo e nella mente. Sono questi gli argomenti di cui scrivo per varie testate nazionali. Sempre grazie a questi temi mi sono avvicinata al Coaching e, sempre per la ricerca di BenEssere, nutro da anni una grande passione, quella per i fiori. No, non in vaso, in boccetta: i Fiori di Bach. Loro, con le brioche alla crema, sono il mio porto e il mio mare. Perché dimenticavo, amo molto viaggiare. Non solo con la mente.

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