Viviamo in contesti sociali, relazionandoci gli uni con gli altri. Questo vuol dire, tra le altre cose, che in ognuno di questi contesti non possiamo evitare di esporci all’opinione o addirittura al giudizio delle altre persone. Per crescere come individui equilibrati e autonomi dobbiamo essere in grado di mantenere il nostro centro. Questo vuol dire che dobbiamo sapere chi siamo, rivolgere lo sguardo dentro di noi, smettere di dipendere dall’esterno e fidarci del nostro istinto. Non è facile, è un processo di consapevolezza che richiede tempo e allenamento. Da dove puoi cominciare? Prova a evitare queste 8 abitudini negative che limitano il tuo potere personale.
- Cercare di compiacere gli altri. Quante volte hai sentito dire che non si può piacere a tutti? È una verità che ha anche dei risvolti positivi. Il confronto con persone che hanno idee e approcci diversi rispetto a noi ci permette di arricchirci e di crescere. Evitare questo confronto nell’intento di compiacere gli altri, sul lungo periodo porta a snaturarsi e a mettere da parte i nostri bisogni e i nostri desideri. Invece, se restiamo ben radicati nei nostri valori e nelle nostre convinzioni, possiamo portare un contributo positivo e saremo indipendenti dal giudizio degli altri.
- Vedere come un successo il fatto di avere tanti impegni. Se la tua agenda è sempre piena di appuntamenti e incombenze fino a scoppiare, non è un motivo di vanto. Una routine giornaliera dove non trova spazio il tempo per te e per le cose che contano, come ad esempio stare con la tua famiglia, è insostenibile e poco soddisfacente. Certo, ti evita di pensare e di provare emozioni scomode ma ti assicuro che, se si tratta di una situazione che si protrae a lungo, ti porterà frustrazione e livelli elevati di stress, e inciderà notevolmente sulla qualità percepita della tua vita. Quindi, inizia subito a prenderti cura di te ripristinando un equilibrio più sano e sostenibile tra vita e lavoro.
- Dare spiegazioni non richieste. Ogni volta che rifiuti un invito o una proposta o che non vuoi fare qualcosa, smetti di fornire spiegazioni non richieste. “Ho già un altro impegno” è una spiegazione valida e completa. Se aggiungi dettagli e ti giustifichi, magari è perché ti senti in colpa e non vuoi deludere l’altra persona. Il motivo di fondo non è tanto un eccessivo senso di responsabilità ma il fatto che non vuoi contrariare la persona che ti ha rivolto l’invito. E quindi torniamo al punto 1 e al desiderio di compiacere gli altri. Ci avevi mai pensato? Se noti che è un’abitudine frequente, prova a evitare di giustificarti e vedi che succede.
- Stare sempre sulla difensiva. Stare sulla difensiva è una reazione, non un’azione. E si innesca quando ci sentiamo minacciati, in pericolo per qualche motivo. Stare sempre all’erta richiede un notevole dispendio di energie. Chiediti quali sono le situazioni che ti provocano questa reazione e, quando ti capiterà di ritrovartici, abbi il coraggio di dire come ti senti. Prova a esprimere il senso di tensione che provi oppure chiedi spiegazioni. Magari hai interpretato male una frase che non voleva essere un’accusa. Se non salti subito alle conclusioni, dando per assodata la peggiore ipotesi possibile, puoi trasformare una situazione potenzialmente stressante per te in un confronto aperto e schietto.
- Lamentarti. Lo sfogo è naturale e comprensibile, soprattutto se stai affrontando circostanze pesanti. Quindi, chiamare un’amica e sfogarti per un momento difficile che stai vivendo ti fa bene, perché in questo modo tiri fuori tutto e riesci anche, una volta passata la fase emotiva, a riflettere sulla situazione con più freddezza. Ma la lamentela, quando è un’abitudine, diventa uno status mentale popolato di negatività, una gabbia da cui ti sembra di non poter uscire. Si ha sempre una scelta, anche se la scelta è decidere come affrontare una situazione su cui non si ha potere. In questi casi lamentarsi non solo è inutile ma brucia il tuo potere personale perché ti induce a pensare di essere una vittima passiva e ti porta a covare risentimento.
- Rincorrere qualcuno. Che sia la persona amata o una persona con cui vorresti lavorare, che sia una rincorsa reale in uno spazio geografico o una corsa emotiva per farti scegliere, sappi che non finirà bene. Se devi convincere qualcuno ad apprezzarti, le premesse di partenza sono già sbagliate. Se la situazione ha a che vedere con l’ambito degli affetti, sii consapevole che l’amore deve essere semplice, non è un trofeo da conquistare. Se l’ambito è professionale, essere troppo insistenti avrà l’effetto contrario. Le persone vogliono sentirsi libere di scegliere. E se non scelgono te, accettalo come parte del gioco e poi vai avanti.
- Fidarti più delle parole che delle azioni. Sono dell’opinione che bisogna concedere una seconda opportunità. Tutti possono sbagliare, è nella natura umana. Così come può capitare che qualcuno tradisca la tua fiducia in modo non intenzionale. Ma quando ti trovi di fronte a una persona che continua a sbagliare e a tradire la tua fiducia e ti promette tutte le volte che cambierà, perché dovresti fidarti della sua parola — che si è rivelata più volte inaffidabile — anziché dei fatti — che sono evidenze inconfutabili? Non focalizzarti su quello che le persone ti dicono. Poni l’attenzione sul comportamento: i fatti sono più eloquenti delle parole.
- Pensare che in te ci sia qualcosa che non va. È legittimo porsi obiettivi sfidanti e ambiziosi e desiderare una crescita in vari aspetti della propria vita. Ma fai attenzione alla tua motivazione di fondo. Se fai tutto questo perché credi di dover dimostrare qualcosa, perché credi ci sia qualcosa di sbagliato in te — che sia il tuo aspetto, il tuo lavoro, le tue relazioni —fermati un momento e fai un passo indietro. Un vero cambiamento parte dalla consapevolezza e dall’accettazione senza giudizio della persona che sei. Perseguire un cambiamento su basi diverse dall’accettazione incondizionata può essere pericoloso, oltre che molto sfiancante dal punto di vista del potere personale. Se permetti alla società o a qualcun altro di dirti come dovresti essere e cerchi di conformarti a standard di perfezione irrealizzabili, creerai frustrazione e ansia e non farai che auto-sabotarti, anziché migliorarti.