E se il bambino e il critico dentro di te diventassero amici?

Dentro di noi vivono voci diverse. Quella del critico interiore la conosciamo fin troppo bene, sempre pronta com’è a rimproverarci i nostri presunti errori e a ricordarci la nostra presunta inadeguatezza. La voce del nostro bambino interiore, invece, è quella che facciamo più fatica a distinguere e di cui ignoriamo del tutto le richieste. Ma quand’è che abbiamo deciso che la voce del critico era più autorevole e affidabile di quella del bambino? E cosa succederebbe se, per una volta, il bambino e il critico dentro di te diventassero amici?

Diventare adulti, tra conformismo e perdita dell’immaginazione

Il passaggio all’età adulta segna una serie di cambiamenti. Diventiamo pragmatici, ci preoccupiamo della performance e dei risultati, misuriamo la vita con il metro del successo — qualunque cosa questo concetto significhi per noi. E nel tentativo di essere uguali agli altri per non sentirci esclusi o emarginati, non ci facciamo scrupolo di sacrificare l’immaginazione sfrenata e senza limiti — la caratteristica che più di tutte ha nutrito la nostra capacità di provare meraviglia e di trovare soluzioni creative durante l’infanzia e la pubertà. Molti artisti per ritrovare l’ispirazione perduta vanno in cerca della voce del loro bambino interiore, per attingere alla fonte dell’atto creativo. Il nostro bambino interiore sa giocare, sa divertirsi, sa usare la fantasia, non ha paura di annoiarsi, non sa cosa sia la produttività. Sono tutti aspetti che il critico interiore ritiene, invece, sciocchi, inutili, puerili appunto.

Come cambiano le domande quando cresciamo

I bambini hanno un senso di curiosità amplificato. Si sentono esploratori di una realtà piena di misteri, fanno in continuazione scoperte nuove e hanno bisogno di risposte alle loro domande. È stato stimato che i bambini fanno in media 107 domande all’ora. Si chiedono  — e soprattutto chiedono agli adulti — il perché di tutto ciò che non conoscono e il funzionamento di ciò che li circonda. Tutto è nuovo e porta con sé stupore. Quando crescono e diventando essi stessi adulti, i bambini imparano a conoscere il mondo attraverso l’esperienza empirica, le nozioni, lo studio e si creano dei modelli mentali che li aiutino a decifrare la realtà. Così come da bambini a muoverci era la curiosità fine a se stessa, da grandi impariamo a porci degli obiettivi e a trovare dei modi per raggiungerli. Continuiamo a farci domande ma sono domande diverse, esistenziali. Le domande che ci facciamo da adulti non sono alimentate dalla curiosità ma dal dubbio sul nostro valore e sulla nostra performance. A queste domande risponde il nostro critico interiore, che sembra conoscere le risposte giuste.

Il compromesso tra l’assenza di regole e le regole predefinite

Il nostro bambino interiore cincischia, si distrae, osserva tutto e da tutto si lascia incuriosire. Il nostro critico interiore ci invita alla velocità, alla produttività, agisce sulla base di certezze granitiche che non lasciano spazio alla sorpresa. Il ruolo del bambino interiore è stimolare un lavoro creativo, privo di regole prestabilite; quello del critico è mantenerci conformi alle regole sociali interiorizzate. Sappiamo bene che i bambini per svilupparsi hanno bisogno di regole che funzionino come paletti ma, in quanto adulti, possiamo scegliere di non acquisire per buone le regole che il critico vorrebbe imporci e definire le nostre regole di vita personali. È su questo terreno che la voce del bambino e quello del critico possono incontrarsi e addirittura collaborare in modo vantaggioso.

Il primo passo verso l’integrazione: l’ascolto

Abbiamo imparato a polarizzare, oscilliamo tra il bianco e il nero, tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Pensiamo di dover scegliere una cosa o il suo opposto, quando a volte basterebbe integrare due aspetti solo in apparenza antitetici. Nel caso della voce del bambino e di quella del critico, anziché schierarci da una parte o dall’altra, possiamo iniziare ad ascoltare cosa ciascuna di esse ha da dirci.

  • La voce del bambino. La voce del nostro bambino interiore ci invita a passare del tempo insieme a lui. Quando lo facciamo, entriamo nel suo mondo di gioco e di tempi dilatati, ritroviamo un po’ di spensieratezza e dimentichiamo almeno in parte le nostre preoccupazioni.
  • La voce del critico. Cosa ha da dirci la nostra voce critica? Quanto di fondato c’è nelle sue parole spesso giudicanti? Se riusciamo ad ascoltare in modo aperto, possiamo trasformare l’autocritica in riflessione su di noi, addentrarci più a fondo nel nostro io e trovare prospettive nuove da cui guardarci.

Quando ci mettiamo in ascolto, creiamo le basi per fare in modo che il bambino e il critico dentro di noi imparino a comunicare e a interagire in modo costruttivo. È così che possiamo disinnescare la competizione e la paura del fallimento, che ci trattengono dal vivere una vita creativa.

Costruire un dialogo interiore positivo

Quando la voce del bambino e quella del critico dentro di noi iniziano a parlarsi, il nostro dialogo interiore cambia e diventa più positivo. Se vuoi mantenere il più possibile attiva questa nuova modalità, ti suggerisco alcune azioni semplici:

  1. Integra il gioco nella tua routine. Il termine gioco in questo contesto è inteso come divertimento. È fare qualcosa che ti dà gioia e stupore dimenticandoti della produttività e degli obiettivi da raggiungere. Un buon esercizio potrebbe essere prendere un appuntamento con l’artista dentro di te una volta a settimana.
  2. Circondati di persone portatrici di meraviglia. Se lavori in un contesto competitivo e volto alla performance, fa’ in modo che la tua cerchia di intimi comprenda persone che abbiano uno spirito allegro e giocoso, con cui fare esperienze nuove e che ti spingano all’avventura. Avere dei “compagni di gioco” è molto utile non solo per dare ascolto alla voce del bambino ma anche per mitigare quella del critico che, in un contesto di mondanità condiviso, avrà meno voglia di dire la sua.
  3. Fatti domande costruttive. Ritrova il senso della curiosità, non dare tutto per acquisito, chiediti il perché delle cose. Allo stesso tempo, insegna al tuo critico interiore a trasformare i dubbi sul tuo valore in domande potenti che incoraggino l’esplorazione e la conoscenza approfondita di te e dei tuoi meccanismi.

Integrare la voce del bambino interiore e quella del critico è una bella sfida ma con la perseveranza puoi fare in modo che il tuo critico brontolone e giudicante diventi il tuo coach interiore. Come? Insegnagli a porti le domande in modo più efficace per la tua crescita. Così, ad esempio, anziché chiederti “sarò abbastanza bravo?”, ti chiederai “come posso migliorare?”. Oppure “che cosa penseranno gli altri di me?” diventerà “a chi posso chiedere un feedback utile?”. Come sempre, si tratta di cambiare prospettiva e i bambini, si sa, sono dei maestri in questa pratica.

Giovanna Martiniello

Autore: Giovanna Martiniello

Sono un’introversa ipersensibile con la passione per le storie. Ho l'inquietudine tipica di chi è vissuto a lungo su un suolo vulcanico. Vivo in collina ma non potrei stare senza la città. Nel 2017 ho frequentato il Master in Coaching di Accademia della Felicità, ho mollato il posto fisso e mi sono abilitata come coach. Mi occupo di scrittura autobiografica per la comunicazione, integrando la metodologia del coaching nelle mie competenze di scrittura.

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