Dalla parte dei desideri

Desiderare fa parte della nostra natura, è un’attitudine che non ci viene insegnata ma che acquisiamo in modo istintivo. Desideriamo in continuazione, senza nemmeno rendercene conto. Quando il bus è in ritardo e desideriamo che arrivi il prima possibile. Quando desideriamo che quell’appuntamento di lavoro porti dei risultati positivi. Oppure, quando esprimiamo un desiderio prima di spegnere le candeline sulla nostra torta di compleanno. O quando affidiamo i nostri desideri a una stella cadente. Del resto, le stelle c’entrano: desiderare deriva dal latino de-siderare e significa “fissare attentamente le stelle”. I desideri rientrano, quindi, nella sfera del sogno e forse proprio per questo motivo tendiamo a lasciarli inascoltati, se non addirittura inespressi: li consideriamo inutili, ingenui, poco interessanti ai fini pratici.

Prima degli obiettivi

Sono certa che conosci perfettamente tutte le caratteristiche che deve avere un obiettivo per definirsi tale: deve essere chiaro, misurabile, sfidante, importante per chi se lo dà e con una data di scadenza per realizzarlo. Esistono manuali, video, articoli e teorie sull’argomento. Ma gli obiettivi, prima di essere formulati in una certa maniera, erano dei desideri sussurrati alle stelle. E anche se le stelle non le hai mai guardate per interrogarti su ciò che volevi, per formulare i tuoi obiettivi hai di sicuro preso spunto dai tuoi desideri, facendoti delle domande. Cosa voglio per la mia vita? Cosa è importante per me? Dove vorrei essere da qui a un anno?

Il desiderio è l’anticamera della volontà, è il fondamento su cui si basa l’azione: desidero -> voglio -> agisco. Quando desideri qualcosa, vuoi realizzarlo a tutti i costi e ti adoperi perché quel desiderio iniziale diventi realtà: ecco che il desiderio si trasforma in obiettivo. Il compito di un desiderio è farci comprendere cosa vogliamo davvero e, di conseguenza, farci attuare un piano per realizzarlo.

La capacità di sperare

Siddharta Gautama, il Budda storico, nella sua vita di meditazione e di conoscenza degli affari terreni, si rese conto che la caratteristica che accomunava tutti gli esseri umani, di qualunque etnia, genere, età ed estrazione sociale essi fossero, era l’attitudine a desiderare. I desideri muovevano gli uomini e facevano girare il mondo. Ed è ancora così. I desideri sono svincolati dal momento presente, ci fanno pensare al futuro, alimentano la nostra capacità di sperare. Al contrario di quanto ci è stato insegnato, non favoriscono l’illusione, non ci allontanano dalla percezione realistica delle cose. Perché, diciamoci la verità, i nostri piedi sono talmente piantati a terra che, quando si tratta di desiderare, non riusciamo a guardare l’orizzonte, figurarsi a fissare le stelle! I desideri rispondono piuttosto al bisogno di credere possibile il cambiamento, anche in situazioni di realtà oggettiva complicata. Insomma: una persona in galera può sempre desiderare che la sua realtà quotidiana cambi, benché sia del tutto consapevole, a livello razionale, che il suo desiderio non troverà realizzazione.

I desideri e la conoscenza di sé

I desideri, da soli, non cambiano le cose. A meno che non ci spingano in una direzione ben precisa. Ma qui stiamo già sconfinando nel campo degli obiettivi. Sono comunque molto utili: ci raccontano chi siamo, quali sono i nostri valori, come vogliamo vivere le nostre vite. Desideriamo ciò che non abbiamo, ciò che ci manca e, quindi, i desideri ci danno un grosso indizio sulle nostre passioni, sulle nostre aspirazioni, sulle nostre inclinazioni.

Spesso ci accontentiamo della nostra vita perché ci è stato inculcato che sognare una prospettiva diversa potrebbe farci incorrere nel peccato della superbia o dell’egocentrismo. Attiviamo, a livello inconscio, una censura che non ci fa esprimere liberamente. Il più delle volte, infatti, nemmeno nei desideri riusciamo a essere completamente sinceri con noi stessi. Applichiamo un giudizio che distingue a priori i desideri che possiamo permetterci da quelli che reputiamo, per partito preso, eccessivi. Per questo motivo, perché i desideri funzionino come reale strumento di conoscenza del nostro Io, è necessario che compiamo un atto di ammutinamento: abbandoniamo la nave che trasporta tutti i devo essere o dovrei essere e navighiamo nel mare aperto della nostra libertà di espressione di noi!

La funzione dei desideri impossibili

I desideri, quelli realistici, ossia quelli su cui abbiamo un certo margine di controllo, hanno la funzione di invogliarci al cambiamento e al miglioramento. E che funzione hanno i desideri impossibili? Chiariamo: i desideri impossibili non sono quelli relativi a persone morte che vorresti riportare in vita (per quello c’è il dottor Frankenstein) o al ritorno a un passato che vorresti cambiare (a meno che tu non abbia la DeLorean di Marty McFly). Per desideri impossibili intendo i desideri illogici, quelli che sai, oggettivamente, di non poter realizzare. Mettiamola così: non vedo molto probabile l’idea che tu possa volare in groppa a un unicorno.

E cosa te ne fai, allora, di un desiderio impossibile se sai già che non potrà diventare realtà? Un desiderio di questo tipo ti aiuta a fissare le stelle, a togliere le briglie a un’immaginazione troppo castigata. Ti allena a pensare a te stesso con occhi nuovi, mettendo per un momento da parte la logica e la razionalità. A volte, tirar fuori desideri che apparentemente non hanno alcun disegno realistico, allena la creatività, ti fa pensare fuori dagli schemi. E, comunque, in ogni desiderio impossibile c’è almeno un elemento che puoi salvare, estrapolare e portare nella tua vita di tutti i giorni. Magari non nell’immediato, non nella forma che hai immaginato, ma non sai mai in quale obiettivo misurabile si potrà trasformare il tuo desiderio. Per questo, porta sempre con te un piccolo taccuino su cui annotare i desideri impossibili: potranno diventare materia fertile per idee brillanti.

Giovanna Martiniello

Autore: Giovanna Martiniello

Sono un’introversa ipersensibile con la passione per le storie. Ho l'inquietudine tipica di chi è vissuto a lungo su un suolo vulcanico. Vivo in collina ma non potrei stare senza la città. Nel 2017 ho frequentato il Master in Coaching di Accademia della Felicità, ho mollato il posto fisso e mi sono abilitata come coach. Mi occupo di scrittura autobiografica per la comunicazione, integrando la metodologia del coaching nelle mie competenze di scrittura.

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  • Illuminante, grazie.
    Soprattutto la parte dei blocchi inconsci a desiderare certe cose ,certi cambiamenti nella nostra vita. Merita che ci rifletta sopra