Sono passati quasi cinque anni dal nostro esordio come Accademia della Felicità – un esordio convinto e “innocente” allo stesso tempo.
Il 2015 è iniziato come l’anno più difficile e si sta concludendo come il migliore.
Dentro ci sono stati un bel po’ di esami di coscienza, di cambiamenti (di ritmo, di passo, di vita), di mettersi in discussione fino allo sfinimento, di non aver paura di andare oltre, sempre, oltre tutti gli ostacoli possibili, di saper mollare e basta quando è il caso, di arrendersi a persone/situazioni/cose che proprio non si riescono a far funzionare, di gente pazzesca che ci da fiducia e si diverte con noi, di gente che va in giro a dire che siamo dei poveri disgraziati (finalmente lo posso scrivere senza sentirmi troppo male e facendomi una risata), di persone buone che ci hanno dato una mano, di persone coraggiose che ci hanno dato feedback anche violenti, ma molto utili, di notti insonni e giornate troppo lunghe.
C’è la vita, insomma, che dopo cinque anni ci fa dire che siamo sempre più convinti e leggermente (o forse molto) meno innocenti.
Ecco.
Il nome.
Ci piaceva THE SCHOOL OF LIFE, ma non ci volevamo chiamare ACCADEMIA DELLA VITA pareva davvero presuntuoso, io mi ero fissata con ACCADEMIA DELLA GIOIA, ma faceva davvero un po’ Pollyanna, alla fine ACCADEMIA DELLA FELICITÁ sembrava il giusto gioco fra il rigore dello studio e della formazione e la sana follia di un po’ di FELICITÁ.
Colleghi importanti ci hanno detto di non prendere nemmeno l’ufficio con un nome così, io mi sono bruciata tutti i contatti formativi HR perché le mie colleghe si vergognavano di presentare in azienda una società con questo nome, amici storici mi hanno chiesto se ero impazzita, proprio io!, ad aprire una società con un nome così.
Sì, perché in realtà io sono una persona piuttosto gotica, sorridente certo, ma pur sempre gotica e a volte anche piuttosto sarcastica e melanconica; sicuramente ironica, ma non l’ironia americana e glitterata, piuttosto quella da pub inglese dei primi del ‘900…quindi cosa c’entravo io con la felicità?
Come spiegare la scelta di quel nome, in quel momento, non lo sapevo molto bene, ma sapevo che Sarah Ban Breathnach mi aveva salvato la vita con la sua Simple Abundance (Semplice abbondanza) e che Arielle Essex aveva cambiato la mia vita aziendale con il suo Compassionate Coaching (Coaching dal cuore) ed entrambe dicevano che è inutile concentrarsi su enormi momenti e occasioni di felicità, questi a volte capitano e sono una benedizione, ma quello che conta è crearsi una felicità semplice, quotidiana, da attivare quando tutto va storto, quando davvero non sai a che santo votarti (come mi è successo per tutta l’estate, farò un post per raccontarlo) ma ti ricordi che andare in Duomo e guardare le vetrate ti calma e ti fa venire pensieri positivi; che uscire a pranzo con una amica sincera è bello in qualunque condizione fisica e morale perché potete mischiare tutti gli argomenti del mondo, divertirvi, consolarvi, assaggiare cose nuove; che provare un nuovo rossetto fa tanto youtuber ventenne, ma ti distrae da morire…e alla fine sì, sei decisamente più felice.
Per fortuna dopo un anno è arrivata Action for Happiness a sceglierci come partner per l’Italia, a passarci le 10 chiavi per una vita più felice che sono esattamente quello che volevamo dire noi, ma in una forma più strutturata e che si può adattare a tutti gli ambiti della vita.
Anche Alain De Botton, uno svizzero ma inglese di adozione, colto, elegante, geniale e che fa anche molto ridere ha scritto un articolo dei suoi (fra filosofia, sociologia. costume e vita vissuta) su come la ricerca della felicità ci renda, in realta, infelici, semplicemente perché la cerchiamo nei posti sbagliati. L’articolo è stato messo anche in video (in inglese) e potete trovarlo a questo link https://www.youtube.com/watch?v=irornIAQzQY.
Questo è anche un po’ il nostro punto di vista: non siamo santoni new age, non siamo guru dalle ottime tecniche di marketing e comunicazione, non siamo filosofi, ma semplicemente siamo un gruppo sempre più numeroso di persone (BRAVI ai nostri nuovi collaboratori) che hanno deciso di provarci sempre, di avere degli obiettivi chiari e di raggiungerli, di essere a volte fortunati a volte solo temerari, di imparare cose nuove, di prendersi cura di sé il più possibile, di essere generosi con se stessi e con gli altri, di trovare ogni giorno qualche minuto per fermarsi a riflettere.
Le nostre vite sono perfette? No, assolutamente. Ma abbiamo scoperto che la più moderna forma di resilienza è la capacità di sentirsi felici anche quando non c’è nessun motivo per esserlo, insomma per citare qualcuno “CI VUOLE CORAGGIO AD ESSERE FELICI”! E noi, 5 anni dopo, lo siamo.