Cosa fare quando il tuo peggior nemico sei tu

Cosa intendiamo quando parliamo di auto-sabotaggio? Potremmo definire l’auto-sabotaggio come l’insieme delle azioni che mettiamo in atto – più o meno consapevolmente – per ostacolare la realizzazione di un obiettivo personale. Se stai pensando che la cosa non ti riguarda perché non ha alcun senso mettersi i bastoni tra le ruote da soli, sono pronta a scommettere che ti sei auto-sabotato almeno una volta nella vita. Magari quando vivevi una relazione di coppia felice e, senza una ragione apparente, hai fatto una stupidaggine che ha messo in crisi il rapporto. Oppure quella volta che hai speso, in un raptus di shopping compulsivo, i risparmi che tenevi da parte per le emergenze. Oppure ancora quando c’era in ballo una promozione al lavoro e tu, che di solito sei irreprensibile, hai iniziato improvvisamente ad arrivare tardi e a perderti delle scadenze. E che dire di tutte quelle occasioni in cui devi fare qualcosa di importante e, invece, ti ritrovi chissà come a pulire la cucina o a guardare 7 puntate di una serie tv. Ci auto-sabotiamo in infiniti modi diversi. Non sempre i comportamenti auto-sabotanti sono evidenti e riconoscibili: a volte sono così sottili e blandi da sembrare innocui, casi isolati privi di importanza.

Perché ci auto-sabotiamo?

Sulle ragioni per cui ci rendiamo la vita difficile ci sono varie scuole di pensiero. Le cause possono essere svariate e variopinte ma, per la maggior parte di noi, hanno un comune denominatore: una bassa considerazione del nostro valore come persone. Il concetto del valore di sé muove molte delle nostre azioni. Ci sentiamo inadeguati, pensiamo di non essere bravi abbastanza, siamo vittime della sindrome dell’impostore. E cosa facciamo? Ci impegniamo per acquisire competenze e ottenere dei buoni risultati, per colmare quelle mancanze che crediamo di avere. Così, raggiungiamo obiettivi che ci sembravano impossibili: una posizione lavorativa prestigiosa, un aumento di stipendio, una cerchia di persone che ci stimano. È a quel punto che scatta un meccanismo che in psicologia si chiama “dissonanza cognitiva”. In pratica, il nuovo status di successo che abbiamo acquisito diverge dalla nostra idea di partenza – l’essere non meritevoli – e quindi dobbiamo ripristinare una condizione che sia coerente con quella iniziale.

Detto in modo ancora più semplice: se partiamo dall’idea di non meritare nulla di buono, non possiamo tollerare di avere successo. Pertanto, quel successo va distrutto. Insomma, fallire fa schifo ma, tutto sommato, sappiamo gestire e controllare il fallimento molto meglio del successo. Il problema non è tanto la paura del successo, quanto la difficoltà di elaborare la delusione di un ipotetico insuccesso. È intollerabile l’idea che, anche se ci sforziamo al massimo, possiamo non raggiungere il risultato che speriamo. Se il nostro meglio non è abbastanza, preferiamo rovinare tutto in partenza.

Come arginare i comportamenti auto-sabotanti

Quali che siano le cause dei comportamenti che ti ostacolano nel raggiungimento dei tuoi obiettivi, come puoi fare per interrompere il circolo vizioso?

  1. Riconosci i tuoi comportamenti auto-sabotanti. Il primo modo per affrontare un problema è riconoscere di avere quel problema. Acquisire consapevolezza dei propri meccanismi auto-sabotanti può essere molto doloroso ma è un passo da cui non si può prescindere. Prova a capire se ci sono delle cause scatenanti, delle situazioni che fanno scattare in automatico l’auto-sabotaggio. In quali circostanze ti senti un fallito o un perdente?
  2. Individua i tuoi pattern. Oltre alle situazioni ricorrenti, chiediti quali sono i tuoi comportamenti auto-sabotanti preferiti. In che modo ti remi contro? Tra i comportamenti più diffusi, ci sono: la tendenza a dormire troppo la mattina quando hai qualcosa di importante da fare; l’irritabilità, che ti fa litigare con tutti quelli che ti capitano a tiro; l’eccesso di preoccupazione, che ti fa immaginare gli scenari peggiori possibili e ti blocca nel compiere azioni; il perfezionismo, che ti fa perdere tempo e investire risorse sui dettagli insignificanti, anziché concentrarti sui punti importanti; la sensazione di non essere mai pronto, che ti fa procrastinare fino all’inverosimile l’inizio di un’impresa che ti sta a cuore. Una volta che avrai individuato i tuoi tipici comportamenti auto-sabotanti, ti sarà molto più facile riconoscerli – e stanarli – quando li metti in atto.
  3. Individua i tuoi pensieri auto-sabotanti e riformulali in positivo. Quali sono i tuoi pensieri ricorrenti quando sei di fronte a un obiettivo ambizioso e sfidante? Forse pensi frasi del tipo “non ce la farò mai”, “non me lo merito”, “chissà cosa penseranno gli altri, se fallisco”. Questi pensieri non fanno che nutrire i tuoi comportamenti auto-sabotanti. Ecco perché potresti provare a riformularli in modo che ti supportino: “dovrò impegnarmi molto per riuscire nell’impresa ma so che è alla mia portata”, “mi merito tutto il meglio che la vita ha da offrirmi”, “il fallimento è la prova che sto cercando di cambiare la mia vita”. È chiaro che non si può trasformare una convinzione radicata solo ripetendosi un’affermazione positiva. A lungo andare, però, quelle frasi che ripeti senza convinzione diventeranno parte di te e della tua realtà quotidiana e inizierai a sentirle tue, a sentirle vere.
  4. Colleziona prove del tuo valore. Non permettere che a dettare le regole sia la tua voce critica: contrastala, difendi la tua posizione, mostra evidenze dei tuoi successi. Fai un inventario di ciò che ti rende una persona di valore. Chiediti: cosa ho fatto di buono? In che modo aiuto gli altri? Di cosa posso andare fiero? Quali contributi positivi apporto alla società?

Nessuno è immune all’auto-sabotaggio. L’importante è riuscire a limitare i comportamenti auto-sabotanti il più possibile, per evitare di diventare i peggiori nemici di noi stessi.

Giovanna Martiniello

Autore: Giovanna Martiniello

Sono un’introversa ipersensibile con la passione per le storie. Ho l'inquietudine tipica di chi è vissuto a lungo su un suolo vulcanico. Vivo in collina ma non potrei stare senza la città. Nel 2017 ho frequentato il Master in Coaching di Accademia della Felicità, ho mollato il posto fisso e mi sono abilitata come coach. Mi occupo di scrittura autobiografica per la comunicazione, integrando la metodologia del coaching nelle mie competenze di scrittura.

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