Sei molto più del tuo lavoro

Prima di fondare Accademia della Felicità nel 2011, ero una donna “arrivata”, per usare un’espressione in voga in quegli anni. Avevo una carriera invidiabile, coordinavo una squadra di professionisti molto in gamba, ero spesso in viaggio per lavoro, il mio stipendio era notevole anche escludendo i bonus — che arrivavano puntualmente a gratificare un percorso professionale sfolgorante. E tutto questo prima che compissi quarant’anni. Guardando da fuori la mia vita, forse mi avresti invidiato. Ero una giovane donna manager da abiti costosi e aperitivi dopolavoro in cocktail bar alla moda: cosa avrei potuto desiderare di più? Eppure non ero felice. Mi svegliavo al mattino con un senso di ansia, dopo aver trascorso notti in cui dormivo malissimo, trascuravo la mia salute e, ancor di più, i miei affetti. Ero workhaolic, misuravo il mio valore come persona con la mia performance professionale.

La mia fortuna è stata aver incontrato il coaching nel 2001, quando in Italia non ne parlava nessuno, ed essermi formata come coach. Grazie al coaching ho potuto rimettere in prospettiva le mie priorità. Mi sono fatta parecchie domande “scomode” che riguardavano come avrei voluto vivere davvero la mia vita. Mi ero già data le mie risposte, quando un amico mi ha parlato del suo progetto di creare un’azienda che aiutasse le persone a essere felici al lavoro. Detto così sembra un po’ naïf, me ne rendo conto. Ma la sostanza è che ho accettato di unire le mie competenze alle sue e insieme abbiamo dato vita ad Accademia della Felicità.

Il lavoro è qualcosa che fai, non qualcosa che sei

Nel 2011 si parlava ancora pochissimo del concetto di felicità al lavoro. Non che oggi le cose siano migliorate molto ma, almeno, il periodo di lockdown ha messo molte persone nella condizione di fermarsi e di farsi le famose domande “scomode”. In particolare le nuove generazioni hanno compreso che il lavoro è solo uno degli aspetti della vita. Le persone sono molto più del loro lavoro: ci è voluto un evento straordinario a livello globale per farci acquisire questa consapevolezza. Questo non vuol dire che il lavoro non sia importante, tutt’altro. Passiamo almeno un terzo della nostra giornata in un’attività lavorativa: è importante che quel lavoro ci piaccia e ci faccia sentire a nostro agio. Ma il lavoro, in sé, è solo un lavoro. È un modo di impiegare le nostre capacità in un’ottica di produttività e di essere pagati per farlo. È naturale che, quando siamo bravi in qualcosa, ci gratifichi la sensazione di essere utili, di performare. Però dobbiamo fare molta attenzione a scindere quella sensazione dal valore intrinseco che abbiamo come essere umani. Se operiamo questa separazione, potremo scegliere il nostro lavoro in base a criteri più rilassati e non ci faremo risucchiare in dinamiche che ci tolgono energia, come per esempio l’idea di diventare insostituibili.

Come si scinde chi sei da cosa fai?

Quando intraprendi un percorso di job o career coaching, non parti dagli obiettivi lavorativi ma dai valori. Come vuoi vivere la tua vita? Quali sono le cose che contano davvero per te? Quali aspetti della tua vita hanno valore, oltre al lavoro? In che modo trovi le tue soddisfazioni, al di fuori dell’ambito lavorativo? Sono solo alcune delle domande “scomode” che ti farà il tuo coach per individuare quali sono i tuoi veri obiettivi. Questo avviene perché spesso il lavoro finisce per assorbire totalmente la nostra vita, come una specie di sabbie mobili in cui finiamo per sprofondare, poco per volta. Alla fine, quello che doveva essere solo un lavoro — qualcosa che fai per poterti permettere tutto quello che non è lavoro — si sostituisce al resto. Ti dimentichi quello che conta di più per te. Come si rimedia? Fermandosi e facendosi le inevitabili domande scomode. Chi sei? Che tipo di persona vuoi diventare? Quando rispondi a queste domande, non pensare alla posizione sociale o al ruolo professionale. Visualizzati in una situazione quotidiana che ti trasmette gioia: dove sei, e con chi? Che cosa stai facendo? Cosa c’è intorno a te? Ritorna alla visione che hai per la tua vita e, se non ne hai mai avuta una, comincia a costruirla. Andando avanti noterai che il lavoro è solo un elemento, per quanto importante, di questa visione.

Come sta cambiando il mondo del lavoro

Viviamo in un contesto sociale che ci ha insegnato che la produttività è un valore in sé, premia chi eccelle in ambito professionale portando avanti una narrativa di successo nutrita della retorica di “volere è potere”. Molti individui non riescono a mettere in discussione la convinzione che il lavoro sia il modo migliore per esprimere il potenziale e il carattere. Sono capaci di rinunciare a tutto il resto per consacrarlo al dio-lavoro. Sono un po’ di anni che qualcosa sta cambiando e il periodo di fermo dovuto all’emergenza sanitaria ha fatto esplodere un’esigenza che era rimasta latente: il bisogno di avere una vita fuori dal lavoro. Oggi possiamo parlare di flessibilità o di settimana lavorativa corta come qualcosa di concreto, una possibilità reale per andare incontro alle persone e alle loro esigenze extralavorative. È ancora presto per dire che il trend è cambiato, il lavoro è ancora considerato un pilastro intoccabile della società. Tuttavia, ci sono spazi di riflessione e le stesse aziende sembrano aprirsi all’idea che un dipendente felice è un dipendente più performante.

L’importanza di fare spazio al mondo fuori dal lavoro

Se sei infelice al lavoro, se vorresti fare carriera o cambiare totalmente il tipo di professione che svolgi, fermati un momento a riflettere. Fatti qualche domanda scomoda. Contemporaneamente, apri la tua vita al mondo fuori dal lavoro. Incontra le persone, accresci la tua rete di contatti, dedicati a quello che ti piace e che ti rende la persona che vuoi essere. Chiediti chi sei, indipendentemente dal lavoro che fai. Coltiva affetti e amicizie. Dai al lavoro lil giusto peso. Potresti accorgerti che non è più al primo posto nelle tue priorità. A quel punto, avrai acquisito una consapevolezza: sei molto più del tuo lavoro. Solo allora potrai valutare in modo obiettivo se intervenire sul tuo lavoro, sapendo in quale direzione vuoi proseguire con la tua vita. Una vita che ha un potenziale immenso, in cui trova posto anche il lavoro.

Se il lavoro è un aspetto della tua vita che ti crea insoddisfazione, potrebbe esserti utile un percorso di coaching che ti aiuti a mettere a fuoco il reale problema. Il percorso di Coaching Re(volution) – lavoro e carriera è pensato apposta per te.

Se, invece, sei a capo di un team o ricopri una posizione manageriale e ti sta a cuore il tema della felicità al lavoro, scopri i nostri servizi per le aziende e come possiamo creare, insieme, un ambiente di lavoro in cui i dipendenti hanno voglia di restare.

Francesca Zampone coach

Autore: Francesca Zampone

Nel 2011 ho fondato Accademia della Felicità. Sono Coach dal 2005 e mi occupo di Career Coaching e Talent Management dallo stesso anno. Mi sono occupata a lungo di Diversity e Change Management in ambito risorse umane fino a diventare la responsabile risorse umane della mia casa discografica del cuore. Negli ultimi anni mi sono specializzata in Coaching delle relazioni e ho sviluppato un sito dedicato alle mie attività personali: www.francescazampone.com. Vivo e lavoro a Milano, ma Londra è la mia città del cuore. Sono appassionata di comportamento umano, musica, letteratura, cinema.

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