Autenticità significa continuare a chiedersi “chi sono io?”

Una delle ossessioni della nostra epoca è l’autenticità. Siamo bombardati di messaggi che ci invitano a essere autentici e fedeli a noi stessi in ogni circostanza, anche quando condividiamo scene di vita quotidiana in luoghi virtuali che ostentano realtà patinate.

Il problema è che l’autenticità è un concetto molto astratto e si presta a interpretazioni del tutto soggettive. Ogni volta che inizio un percorso di personal storytelling con una nuova cliente, andiamo a riempire quel concetto o, meglio, a scomporlo: cosa vuol dire per ciascuno di noi essere autentico? Quando una domanda offre una gamma di risposte pressoché infinita, bisogna circoscriverla, andando sempre più nello specifico. Per definire il concetto di autenticità dobbiamo partire dal chiarire chi siamo, innanzitutto a noi stessi.

Una domanda non proprio semplice

“Chi sono io?” dovrebbe essere una domanda semplice, tutto sommato, visto che ce la poniamo da sempre. La risposta a questa domanda comprende vari aspetti: le cose che ci piacciono e quelle che non ci piacciono, le nostre idee sul mondo, le convinzioni che abbiamo, le paure, il carattere, i sogni… Insomma, “chi sono io?” è una domanda che presuppone una risposta complessa. A questa complessità iniziale dobbiamo poi aggiungere due dati oggettivi:

  • In quanto esseri umani, siamo in continuo mutamento. Possiamo dire che cresciamo, che ci evolviamo, che fioriamo ma la sostanza è che cambiamo.
  • Non sempre siamo chi crediamo di essere. A volte siamo chi pensiamo di dover essere perché seguiamo, senza metterli in discussione, modelli di comportamento che ci sono stati inculcati durante l’infanzia, quando il nostro spirito critico non era ancora sviluppato.

Come trovare la risposta

“Chi sono io?” è una domanda che dovremmo porci di tanto in tanto per tutta la vita. Sia chiaro: non basta porsela per trovare la risposta. Può capitare, anzi, che troviamo tante risposte, a volte contraddittorie, e non sappiamo orientarci. Oppure la risposta si presenta come un enigma da decifrare, che ci fa scoprire sfaccettature di noi che possono sorprenderci. A volte, invece, ci accorgiamo che la risposta era sempre stata sotto il nostro naso, solo che non avevamo gli strumenti giusti per vederla. Per trovare la nostra autenticità non c’è un unico modo. Più che altro, ci sono azioni che possiamo compiere per avvicinarci il più possibile alla nostra essenza, a quello che nell’ambito della crescita personale si chiama Io Autentico. Qui di seguito trovi alcune delle mie azioni preferite per rispondere alla domanda “chi sono io, in questo momento?”.

Avere chiari i propri valori

I valori sono le nostre verità, le convinzioni che guidano le nostre azioni e i nostri comportamenti e danno loro una direzione. Ci aiutano a capire — e a sentire — ciò che per noi è importante, ci motivano a essere la versione migliore di noi, regolano il modo in cui ci relazioniamo con gli altri. I nostri valori personali possono essere morali, ideologici, sociali e perfino estetici. Poggiano, come pilastri, sulle fondamenta delle persone che siamo. Avere dei valori chiari e solidi a cui fare riferimento ci consente di fare scelte centrate, di comportarci in accordo con ciò in cui crediamo, senza snaturarci. Prendiamo decisioni “sbagliate” quando ci facciamo condizionare dall’esterno anziché seguire il nostro nord, ossia i nostri valori fondanti. Il primo passo per vivere in modo autentico è definire i nostri valori e cercare, per quanto possibile, di non tradirli.

Darsi il permesso di crescere, evolvere, cambiare

La nostra identità non è fissa e statica ma è contaminata dalle esperienze che facciamo e dalle lezioni che impariamo. Anche gli obiettivi cambiano in base a come cambiamo noi. Eppure molte persone sono convinte che l’identità sia granitica. Così, restano ancorate a situazioni che andavano bene per loro quando avevano vent’anni e non si assumono la responsabilità del cambiamento. Dovremmo mettere alla prova i nostri sogni e inostri desideri, chiederci se ci soddisfano ancora, se raccontano ancora le persone che siamo, se ci consentono di vivere una vita autentica. Cambiare idea, percorsi, lavoro non significa mancare di coerenza ma avere il coraggio di guardarsi dentro e darsi il permesso di essere chi siamo diventati.

Cambiare l’ambiente

Non siamo isole, lo sappiamo. Viviamo in contesti sociali, lavorativi e relazionali che hanno un impatto notevole sulla nostra evoluzione come persone. Le situazioni in cui ci troviamo e le persone con cui interagiamo influenzano i nostri pensieri, il nostro umore, la nostra motivazione. Questo vuol dire che quando pensiamo di essere sbagliati, forse dovremmo solo modificare il nostro ambiente. Anziché forzare i nostri valori e adattarli al contesto, dovremmo fare il contrario: costruire un ambiente che sia il più possibile allineato alle persone che siamo e che vogliamo diventare. Nella pratica significa smettere di frequentare persone che ci sminuiscono e lavorare su progetti di lungo periodo che ci portino a vivere la vita che desideriamo, in modo autentico.

Mettere in discussione le convinzioni limitanti

A un certo punto succede: avvertiamo come uno strappo tra chi siamo o chi vorremmo essere e l’immagine che gli altri ci rimandano di noi. Passiamo la vita a conformarci a un ideale esterno, a compiacere le persone che amiamo per non deluderle e finiamo per perdere di vista la nostra identità. Più continuiamo a raccontarci storie su chi siamo, più quelle storie diventano prigioni da cui non riusciamo a uscire. Sono forme di pensiero che bloccano il nostro potenziale e ci impediscono di manifestare la nostra autenticità. Per questo motivo è importante mettere in discussione le nostre convinzioni e riconoscere quelle che limitano la nostra libertà di esprimere chi siamo.

Imparare a darci il giusto valore

Ormai il concetto di autostima è talmente inflazionato che non sappiamo più nemmeno definirlo. Proviamo, allora, a parlare del giusto valore che ci attribuiamo. Perché il punto non è essere supereroi spaziali ma essere consapevoli di chi siamo, dei punti di forza come di quelli di debolezza. Non riconoscere di essere bravi in qualcosa non fa di noi persone modeste ma persone che non sanno usare le proprie risorse. E se parliamo di autenticità, non sapere su quali di queste risorse possiamo contare e su quali no ci porta ad avere di noi — e a trasmettere all’esterno — un’immagine falsata. Per sfidare quest’immagine, anziché monitorare costantemente le nostre performance e paragonarci agli altri, potremmo iniziare a trovare spazi di sperimentazione: imparare qualcosa di nuovo, perderci in quartieri cittadini che non conosciamo, chiederci cosa ha senso per noi. Quando abbiamo una forte consapevolezza di chi siamo, in una fase specifica della nostra vita, riusciamo a vivere naturalmente in accordo con i nostri valori.

Chiedersi “chi sono io?”— e continuare a farlo negli anni —, avere un’identità forte per essere sempre “autenticamente” noi serve a condurre un’esistenza piena e soddisfacente. Se diventa l’ennesimo trend da seguire, perde tutta la sua efficacia potenziale. Quando siamo in una fase di grande trasformazione può capitare di smarrire il nord. È in queste situazioni che un percorso di coaching ci aiuta a ritrovare il focus e la direzione per scoprire chi vogliamo essere, da questo momento in avanti.

Giovanna Martiniello

Autore: Giovanna Martiniello

Sono un’introversa ipersensibile con la passione per le storie. Ho l'inquietudine tipica di chi è vissuto a lungo su un suolo vulcanico. Vivo in collina ma non potrei stare senza la città. Nel 2017 ho frequentato il Master in Coaching di Accademia della Felicità, ho mollato il posto fisso e mi sono abilitata come coach. Mi occupo di scrittura autobiografica per la comunicazione, integrando la metodologia del coaching nelle mie competenze di scrittura.

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