Che cos’è un Money Coach e di cosa si occupa? Ce lo spiega Laura Guerinoni, che in questa intervista ci racconta il suo percorso e come è passata da dirigere un team internazionale in Borsa Italiana a occuparsi di coaching, facendo la scelta coraggiosa di “mollare tutto” e mettere in piedi la sua nuova professione durante la pandemia.
Da quanto tempo sei coach e di che cosa ti occupi in particolare?
“Ho frequentato il Master in Coaching di Accademia della Felicità nel 2018-2019, con l’idea di fare un percorso personale di crescita e di poter utilizzare a livello professionale le competenze che andavo acquisendo. Ai tempi lavoravo come manager di un team internazionale in Borsa Italiana. Le cose sono andate diversamente da come immaginavo: pian piano, tra una lezione di Master e l’altra, tra la prima e la centesima ora di tirocinio mi sono ritrovata ad avere chiaro che lavorare nel Gotha della finanzia e coordinare team internazionali non mi bastava più. Volevo fare ed essere di più per me, per mia figlia e per tutte le donne che ho incontrato ed incontrerò. A maggio 2020 finite le 100 ore di tirocinio e diplomata come coach, ho iniziato a valutare come procedere per realizzare il mio progetto, così dopo mesi e mesi di analisi, di riflessione a ottobre 2020, nonostante la pandemia o complice la pandemia, dopo circa 20 anni di lavoro dipendente nel mondo finanziario, ho lasciato la realtà professionale in cui lavoravo per dedicarmi al mio nuovo progetto lavorativo come Money Coach. Con il mio progetto La tua money coach affianco le donne che vogliono fare pace coi soldi per essere indipendenti creandosi una gestione economica serena e per costruirsi una sicurezza per il futuro per sé e anche per i propri figli. Quello che ritengo il punto di forza del mio metodo è il saper coniugare e integrare nei miei servizi le mie competenze, le mie skills, la mia passione per i numeri, con il coaching e con l’essere anche educatrice finanziaria”.
Quali sono secondo te gli aspetti su cui un coach deve lavorare e continuare a formarsi anche una volta diplomato? E quali sono utili da integrare anche in altre professioni?
“Personalmente ritengo che la formazione debba essere continua, per migliorarsi e di conseguenza per essere ancora più efficienti per i nostri clienti, soprattutto se il coaching diventa la tua professione. Approfondire aspetti legati alla propria specifica offerta, con un occhio anche le eventuali connessioni che questa possa avere con altre tematiche. Nel mio caso parlare di soldi implica che si debba approfondire tematiche legate alla gestione, alla migliore app, all’educazione finanziaria, ma sarebbe riduttivo e poco veritiero; quando si parla di soldi si vanno a toccare anche temi come l’autostima, il valore di sé, di comunicazione assertiva, tematiche legate alla relazione con l’altro, tematiche di mindfulness e altro ancora. Personalmente in questi ultimi mesi ho concluso un Master in ambito bancario (legato all’aspetto tecnico del mio lavoro), attualmente sto approfondendo gli aspetti legati all’educazione finanziaria per bambini e per mamme verso figli e infine mi sto formando su aspetti mindfulness. Insomma tutte tematiche che vanno ad affinare i miei servizi per riuscire davvero a fare pace coi soldi sia da adulti sia per bambini. Credo sia fondamentale che un coach, ma direi qualsiasi professionista si occupi di professioni cosiddette di aiuto, continui a formarsi per evolvere come persona oltre che come professionista. Ritengo anche essenziale il crearsi la propria rete di professionisti con cui collaborare per riuscire a fornire alle proprie clienti un servizio davvero efficiente ed utile contribuendo ognuno con la propria specifica competenza: pur essendo Money Coach ed educatrice finanziaria non potrei mai (eticamente e legalmente) indicarti come e dove investire i tuoi soldi!”.
Qual è l’aspetto della pratica del coaching che trovi più valido e utile?
“Mi sono sempre sentita dire che avevo un livello di empatia alto e una buona capacità di ascolto attivo, ma di certo aver migliorato la capacità di ascolto attivo e aver abbracciato e fatto mio, già ai tempi dell’aula, la sospensione del giudizio, ha portato notevoli benefici nel mio modo di lavorare e di vivere. Poter essere in grado di entrare in connessione con chi ti sta di fronte, prestare la dovuta attenzione, restando scevri da pregiudizi, ti permette di poter essere più efficace nella comunicazione e a livello professionale di riuscire a porre domande potenti che possono aiutare la cliente nel suo evolvere. Un ulteriore aspetto davvero utile è la definizione dell’obiettivo che si va a co-creare con il cliente: se non sai dove devi andare qualsiasi posto andrà bene; avere invece chiaro l’obiettivo da raggiungere, visualizzarlo mette in movimento tutti i fattori, gli ingranaggi, le azioni necessari per raggiungerlo”.
Come vedi il futuro del coaching? Quali sono le sfide professionali che dovranno affrontare i coach (e in generale chi si occupa di professioni d’aiuto) nei prossimi anni?
“Il contesto storico sociale che stiamo vivendo e che vivremo nel prossimo futuro (pandemia, post pandemia, guerra, inflazione, remote working/lavoro in presenza ecc.) porteranno ad un crescita del bisogno di professioni d’aiuto. Per questo serve e servirà che i professionisti come coach siano formati, competenti e che svolgano in modo etico il proprio lavoro: non ci si improvvisa coach dopo aver fatto una due giorni di formazione! Come già alcune colleghe coach formatesi in Accademia hanno scritto, credo che la forte espansione della professione purtroppo non sia sempre (stata) contraddistinta da preparazione ed etica, favorendo invece il proliferare di approssimazione, abusando della parola coach come job title”.