Viaggiare è avere nuovi occhi

“Un vero viaggio di scoperta non è cercare nuove terre ma avere nuovi occhi”: questo aforisma, attribuito a Marcel Proust, racchiude l’essenza del viaggiare. Poco importa se ci allontaniamo da casa di un chilometro o di mille. Il viaggio è l’occasione di perdersi, trovare risposte, osservare il mondo fuori dal nostro orizzonte abituale. Più di tutto, il viaggio ci dona un nuovo sguardo, che è il primo passo verso il cambiamento.

Il viaggio non è una vacanza

C’è differenza tra viaggio e vacanza. La vacanza è un modo per staccare la spina, per dimenticare tutto ciò che ci preoccupa, per “fare vuoto”, come suggerisce la sua etimologia. E allora il luogo non è così importante, si può addirittura decidere di fare le vacanze restando a casa. Il viaggio, invece, è il desiderio di conoscere senza pregiudizi, di accogliere la ricchezza del confronto con un altro modo di vivere, un altro codice comportamentale ed emotivo, un’altra lingua, persino. Il viaggio, proprio come suggerisce l’origine del termine, è un cammino. Forse è soprattutto una predisposizione d’animo. Perché, se non siamo disposti a mollare le nostre zavorre interiori e a lasciar andare una serie di preconcetti, un viaggio — soprattutto se breve — somiglierà molto più a una vacanza che a una scoperta.

Cosa vuol dire avere nuovi occhi

Avere nuovi occhi vuol dire guardare le cose da prospettive inconsuete o diverse da quelle a cui siamo abituati ed è uno degli strumenti di cui si avvale il coaching. Allenare lo sguardo ad andare oltre la superficie, il livello nel quale le cose sono anziché apparire, è indispensabile per trovare la propria verità e il proprio modo unico di stare al mondo. Dobbiamo togliere dai nostri occhi quei filtri che ci fanno leggere tutte le situazioni attraverso una sorta di lente deformante, caratterizzata da convinzioni limitanti, pregiudizi e una narrativa personale che non mettiamo mai in discussione. Il viaggio è uno dei modi più semplici e immediati per avere nuovi occhi, a patto che ci rendiamo disponibili a veder vacillare le nostre certezze granitiche e a lasciarci stupire.

In che modo il viaggio ci fa cambiare sguardo

Quando viaggiamo, ci sono molti aspetti di noi e della nostra vita che possiamo guardare da prospettive diverse dal solito. Eccone alcuni.

  • Allontanarsi nello spazio aiuta a guardare le cose con maggior distacco. Lo so, sembra banale, eppure ce ne dimentichiamo. Essere immersi nella stessa realtà di sempre non ci è utile a guardare le cose da un’altra prospettiva. A volte, a sbloccare una situazione basta una gita fuori porta, cambiare panorama, sollecitare lo sguardo con elementi che stimolino l’effetto sorpresa. In viaggio è tutto amplificato: dai colori all’architettura, dalle emozioni agli insight. Tutto può essere capovolto e messo in discussione.
  • Lo stile di vita delle altre persone ci dona un nuovo sguardo sulla nostra realtà. Quando visitiamo un altro paese, tendiamo a fare caso a come vivono le persone che incontriamo. A volte lo stile di vita altrui ci sembrerà più rilassato, senza fretta. Altre volte noteremo la frenesia e l’operosità, altre ancora a impressionarci sarà il mood generale. Osservare come vivono le altre persone ci fa riflettere sul nostro approccio alla vita: magari potremmo vivere le nostre giornate senza affanno e avendo sempre un sorriso pronto da donare a chi non conosciamo. Guardare come vivono gli altri è un modo di aprire nuovi scenari, di valutare altre prospettive: che possano piacere o meno, ci portano a riflettere sui nostri ritmi quotidiani.
  • Il viaggio ci aiuta a far luce sui nostri bisogni e sulle toleration. Quando ci allontaniamo da casa per alcuni giorni e ci trapiantiamo in una realtà in cui non solo non abbiamo tutti i nostri comfort, ma nella quale dobbiamo anche rinunciare ad alcuni di essi, diventano molto chiari i nostri bisogni. Inoltre, emergono in modo netto i nostri confini e le situazioni che siamo disposti a tollerare. Mettendo alla prova la nostra capacità di adattamento, il viaggio evidenzia la nostra personale piramide dei bisogni non negoziabili e gli aspetti su cui invece, tutto sommato, possiamo soprassedere.
  • Il viaggio crea nuovi ricordi. Un viaggio è uno strumento efficace per creare ricordi che ci aiutano a disegnare la nostra personale mappa emotiva. Tenere un diario, prendere appunti, fare foto, collezionare bigliettini da visita, acquistare souvenir sono tutti modi per ritornare con la memoria a un’esperienza di vita e a evocarne le suggestioni.
  • Il viaggio è un’occasione unica per sperimentare. Allontanarsi nello spazio vuol dire anche allontanarsi dall’immagine statica che abbiamo di noi. Quando siamo in viaggio, possiamo essere più inclini a darci il permesso di provare esperienze che normalmente ci negheremmo, come buttarci in un’attività sportiva, assaggiare sapori sconosciuti, partecipare al folclore locale.

Tornare è la fase più importante del viaggio

Dove si torna? Da chi si torna? Il ritorno permette di fare delle riflessioni importanti. Siamo sempre noi, anche se il viaggio ci ha consentito di compiere esperienze  — dentro e fuori di noi — che ci hanno cambiato. Abbiamo avuto modo di guardare la nostra vita sotto angolazioni inusuali, abbiamo sviluppato un nuovo sguardo grazie a nuovi occhi, abbiamo visto come è possibile vivere secondo standard e valori diversi dai nostri. Non perdiamo l’allenamento a servirci di quello sguardo, portiamolo nella nostra vita di tutti i giorni per arricchirla. Dimostriamo alle persone che ci sono care il nostro affetto. Definiamo meglio i nostri confini e, al tempo stesso, apriamo di più le nostre zone di tolleranza, in modo da accogliere persone ed esperienze. Continuiamo a vivere “in viaggio”.

Giovanna Martiniello

Autore: Giovanna Martiniello

Sono un’introversa ipersensibile con la passione per le storie. Ho l'inquietudine tipica di chi è vissuto a lungo su un suolo vulcanico. Vivo in collina ma non potrei stare senza la città. Nel 2017 ho frequentato il Master in Coaching di Accademia della Felicità, ho mollato il posto fisso e mi sono abilitata come coach. Mi occupo di scrittura autobiografica per la comunicazione, integrando la metodologia del coaching nelle mie competenze di scrittura.

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