Trasforma il tuo dialogo interiore da imperativo in assertivo

Hai mai sentito parlare del linguaggio imperativo? È un’espressione usata nel campo informatico e caratterizza alcuni linguaggi di programmazione. È infatti impiegato per dare ordini, impartire dei comandi, dire al programma cosa fare. Fin tanto che si parla di computer, che non hanno una volontà propria, questo tipo di linguaggio ha una funzione comprensibile. Eppure, senza accorgercene, applichiamo gli stessi ordini anche al nostro dialogo interiore. Non ci credi? Ripensa agli ultimi due, tre giorni: quante volte hai ripetuto nella testa la frase “devo + verbo” o, peggio, “avrei dovuto + verbo”, in tono di rimprovero?

Al contrario, un linguaggio assertivo è capace di accogliere emozioni complesse, di selezionare le informazioni utili per sé nel rispetto delle opinioni degli altri. Si parla di linguaggio assertivo all’interno della comunicazione tra due soggetti. Tuttavia, se consideriamo il dialogo interiore come uno scambio tra noi e la nostra voce critica, possiamo trasformare quel dialogo da imperativo in assertivo.

Caratteristiche del linguaggio imperativo

Il linguaggio tipico del comando è caratterizzato da diversi elementi:

  • L’uso del modo imperativo. La maniera più immediata di impartire un ordine è proprio l’uso del modo imperativo (fai, vai, di’…) e dell’imperativo negativo, ossia dell’avverbio “non” seguito dall’infinito (non fare, non andare, non dire…).
  • L’uso del verbo dovere. Il vero dovere è per eccellenza il verbo dell’obbligo, un obbligo che non ammette di essere contraddetto (devi fare, devi andare, devi dire…).
  • L’uso del condizionale. Si può usare il cosiddetto condizionale di cortesia per dare ordini in modo più attenuato, di solito espressi in forma di domanda (faresti, andresti, diresti…?). Può essere associato anche al verbo dovere, esprimendo così un obbligo più blando (dovresti fare, dovresti andare, dovresti dire…).

Avere un dialogo interiore caratterizzato dal linguaggio imperativo, anche nella sua forma più attenuata, significa:

  • sentirsi in dovere — è proprio il caso di dirlo — di sottostare a regole auto-imposte in base a criteri quanto meno discutibili;
  • esprimere continuamente un giudizio di valore su di sé e sul proprio operato, nel caso in cui tali regole non siano rispettate.

Le 5 fasi della comunicazione assertiva

Ci sono 5 fasi o livelli nella comunicazione assertiva, che possiamo applicare anche al dialogo interiore. In questo caso, il confronto avverrà con il critico dentro di noi, che tende a imporsi e a sminuirci.

  • Prima fase: la capacità di riconoscere le emozioni che stai provando. Chiediti come ti senti e cosa provi rispetto ai diktat del tuo critico interiorizzato.
  • Seconda fase: la capacità di comunicare le tue emozioni, anche quelle spiacevoli. In che modo puoi trovare un canale di comunicazione con la tua voce critica e manifestare ciò che senti?
  • Terza fase: la capacità di avere rispetto per te e per l’altro da te. Chiediti in che modo puoi accogliere le istanze del tuo alter ego imperativo senza perdere di vista il rispetto di te e dei tuoi desideri.
  • Quarta fase: la capacità di apprezzarti e di trovare punti di incontro con l’altro. C’è qualche elemento utile che puoi mutuare dalla tua voce critica e che puoi tenere in considerazione, pur restando forte nelle tue convinzioni?
  • Quinta fase: la capacità di autorealizzazione. A questo punto, dopo aver valutato le richieste e le obiezioni della tua voce imperativa, sei in grado di fare delle scelte in totale autonomia e di assumertene la responsabilità senza paure.

Due aspetti da chiarire prima di cambiare il tuo dialogo interiore

Prima di cambiare il dialogo interiore, trasformandolo da imperativo in assertivo, è utile che tu sappia rispondere a due domande preliminari.

  1. Chi stabilisce le tue regole? Quando il tuo dialogo interiore è imperativo, il più delle volte sta obbedendo alle regole dettate da qualcun altro che non sei tu. C’è una differenza abissale tra ciò che vuoi fare e tra ciò che ritieni di dover fare. Tendiamo a introiettare i valori delle persone che ammiriamo, che sono — o sono state — punti di riferimento per noi. Così, ci conformiamo a credenze e convinzioni che abbiamo ereditato e fatto nostre ma che non ci appartengono davvero. Questo genera una frizione tra i nostri reali desideri e l’immagine di noi che riteniamo socialmente accettabile. Il primo passo è riappropriarti dell’autorità delle tue scelte. In questo modo, il tuo dialogo interiore si ingentilirà in modo naturale: agli obblighi si sostituiranno le priorità.
  2. Quali sono i tuoi valori? Una volta che avrai ripristinato la piena autorità delle tue scelte, ti servirà un criterio per fare in modo che quelle scelte siano il più possibile allineate con la persona che sei e che vuoi diventare. Un buon modo per farlo è stabilire i tuoi valori base, su cui si fonda ogni aspetto della tua vita. I valori ti consentono di definire le tue priorità, ti aiutano a capire quali sono le cose importanti per te e ti guidano nelle scelte da compiere. Il senso del dovere perde di consistenza quando hai ben chiaro dove vuoi arrivare.

Come trasformare in assertivo il tuo dialogo interiore imperativo

Il dialogo interiore è radicato nel nostro modo di essere a tal punto che spesso confondiamo la voce del critico con la nostra. Per cambiarlo è necessario munirsi di pazienza e costanza. Io ti suggerisco alcuni esercizi pratici per facilitare il processo di cambiamento.

  • Scrivi il manifesto dei tuoi valori. Una volta che avrai messo in chiaro quali sono i valori che ti guidano — e che nessuno ha il diritto di giudicare — fanne un manifesto da tenere sempre a portata di mano. Così la prossima volta che avrai la tentazione di dire di sì a una richiesta che non ti convince, puoi ripassare velocemente se si sposa con uno dei tuoi valori e decidere che vuoi dire di sì (o di no), anziché credere di doverlo fare per forza.
  • Fai una lista degli obblighi che non hai rispettato. Prendi in esame la settimana scorsa e poi tira giù una lista delle cose che, secondo la tua voce critica, avresti dovuto fare e non hai fatto. Leggi la lista. Si tratta di azioni davvero importanti? Erano effettivamente delle priorità, se le consideri dal punto di vista dei tuoi valori? Ora prova a sostituire “avrei dovuto” con “avrei voluto”. Cambia qualcosa? Quelle affermazioni sono ancora valide o le senti stridere?
  • Assumi il punto di vista della scelta. Nella vita adulta non facciamo solo ciò che vogliamo fare ma esistono oggettivamente degli obblighi a cui non possiamo sottrarci. In tutti questi casi, assumere il punto di vista della scelta ti farà sentire meno la costrizione. Come si può conciliare una scelta con un obbligo? Con la consapevolezza e il senso di responsabilità. Sostituisci il verbo dovere con formule più assertive, come “è importante che io…” oppure “mi conviene…”. È così che puoi spostare il punto di vista da una situazione di passività, in cui ti senti vittima, a una più proattiva. In questo secondo caso, sei consapevole che esistono delle norme (sociali, imposte, non scritte) e scegli di seguirle perché scegli di aver compassione, di abbracciare il senso di comunità, di fare qualcosa che è importante per un’altra persona, e così via. La storia non cambia ma è come decidi di raccontartela che fa la differenza nella tua percezione.

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