Quando avevo quattro o cinque anni, ero famosa tra parenti e amici di famiglia per essere la bambina che decapitava le bambole. Ogni volta che ricevevo in dono una bambola, infatti, la prima cosa che facevo era staccarle la testa per vedere cosa c’era dentro. Mi incuriosiva ciò che si nascondeva sotto la superficie, mi affascinavano i meccanismi segreti, volevo scoprire il mistero che faceva funzionare gli oggetti. I miei genitori non hanno mai scoraggiato questa mia curiosità istintiva. È stato a scuola che, per la prima volta, mi è stato insegnato che la curiosità poteva essere anche qualcosa di sbagliato. Se pensiamo all’etimologia del sostantivo curiosità, non c’è da meravigliarsi. Il termine deriva dal latino cura, nel suo significato di premura. Per i nostri avi, quindi, il curiosus era colui che portava all’eccesso il desiderio di sapere, che poi diventava la sua rovina.
Non si sa con precisione in quale epoca la curiosità sia stata riabilitata, perdendo almeno in parte la sua accezione negativa, ma deve essere successo in tempi abbastanza recenti, visto che ancora alla fine dell’800 nel Regno Unito si diffuse il detto “la curiosità uccise il gatto”. Era una sorta di monito, come quello che nel mondo classico invitava a non spingersi oltre le Colonne d’Ercole, che segnavano il limite del mondo fino ad allora conosciuto.
Del resto, come dice un noto proverbio, chi lascia la strada vecchia per la nuova, sa quel che lascia ma non sa quel che trova. Per fortuna, però, la curiosità ha avuto la meglio. E così, uomini curiosi hanno valicato le Colonne d’Ercole, nuove vie sono state percorse e il detto inglese è stato successivamente chiosato: “la curiosità uccise il gatto ma la soddisfazione lo riportò in vita”. Se ci fossimo accontentati di ciò che conoscevamo, forse ci saremmo estinti da un pezzo.
La curiosità è il motore della conoscenza e porta nella nostra vita numerosi effetti collaterali positivi, come l’acquisizione della saggezza, il senso di meraviglia, il desiderio di sfidarsi. La felicità è incrementata da tutti questi aspetti, il cui comune denominatore è proprio la curiosità. Potremmo definire la curiosità come l’ingrediente principe della felicità. Le persone curiose stabiliscono più facilmente relazioni d’amicizia. E anche in amore, le coppie più longeve sono quelle in cui ognuno mantiene attivo un sano spirito di curiosità verso il partner.
Sembra, infatti, che la causa della fine delle relazioni non siano le incomprensioni, i tradimenti, l’incompatibilità caratteriale, bensì la noia. A un certo punto della relazione, quando l’altro sembra ormai un’isola che abbiamo già perlustrato in lungo e in largo, perdiamo interesse. Smettiamo di fare domande ed esperienze insieme. Cerchiamo di soddisfare in modo diverso o altrove la propria curiosità.
Ho imparato il vero spirito della curiosità dal mio cane Athena. Quando arriva in casa un sacchetto, un pacco, un ospite, quando si trova in un ambiente dove non è mai stata prima, lei “ficca il naso”. Il più delle volte in cerca di qualcosa di commestibile – è vero – ma non solo: esplorare, perlustrare, annusare sono azioni di conoscenza. È lo stesso atteggiamento dei bambini.
La pedagogia moderna ha un approccio molto diverso rispetto a quello che si usava quando ero bambina io. Non si insegna più che fare domande è inopportuno perché mina l’autorità della figura adulta di riferimento, ma anzi la curiosità viene incentivata, suscitata, come strumento di conoscenza di sé e del mondo. Non è un caso che oggi le aziende più evolute, da un punto di vista dell’innovazione, nei colloqui di lavoro premino i candidati che fanno più domande, che si mostrano curiosi. La curiosità è, allora, valorizzata come un fattore potenzialmente in grado di generare ricchezza perché è un indicatore della capacità di osare e di pensare fuori dagli schemi.
In un mondo in cui ogni cosa è a portata di mano, tenere in allenamento la curiosità non è così scontato. Ecco 5 suggerimenti per mantenerla viva:
- Continua a fare domande. Non importa quanto stupide ti possano sembrare, tu continua a porle. Le domande sono il modo più semplice e immediato per solleticare la curiosità e ottenere risposte ai propri dubbi. E le risposte, spesso, possono essere davvero sorprendenti.
- Approfondisci la conoscenza di un argomento per 15 minuti al giorno. Scegli un argomento che ti appassioni o che susciti la tua…curiosità e studialo, informati, conoscilo a fondo. Non accontentarti di una conoscenza superficiale, attiva il tuo spirito critico.
- Fai esperienze nuove. È un esercizio che do spesso alle mie coachee che sono stressate dal lavoro e dai ritmi frenetici. Sperimentare una ricetta, andare al concerto di un gruppo sconosciuto, imparare a creare una moodboard sono tutte azioni che ci fanno uscire da noi stessi e, ampliando i nostri orizzonti, ci fanno scoprire mondi inesplorati.
- Tieni vivo il bambino che c’è in te. Da bambini la nostra tendenza a essere curiosi è naturale, non è filtrata dal giudizio degli altri. Ecco allora che andarsene in giro ad annusare l’aria, giocare a palla col proprio cane, uscire sotto la pioggia per saltare nelle pozzanghere possono essere dei modi efficaci per coltivare il senso di meraviglia.
- Non smettere di esplorare la tua interiorità. Siamo così assorbiti da stimoli esterni che tendiamo a ignorare ciò che ci succede dentro. Non sottovalutare i tuoi malesseri né le emozioni che provi. Continua per tutta la vita a chiederti come stai, chi sei, dove vuoi andare, come ti vuoi sentire. Siamo in continuo cambiamento, imparare a non darci per scontati ci aiuterà ad avere un rapporto più equilibrato con il nostro Io e aumenterà, di conseguenza, anche la nostra autostima.