5 buoni motivi per rivalutare la pigrizia

Sei una persona pigra? Forse la tua idea di relax è passare il weekend sul divano a guardare Netflix e ordinare pizza a domicilio anziché organizzarti con gli amici per fare un trekking in montagna. Oppure spegnere il telefono e restare in solitudine a scrutare l’orizzonte invece di andare a correre al parco. Se è così, potresti definirti una persona pigra, anche solo a tratti. Questo perché il nostro concetto di pigrizia si trova all’estremo negativo di una polarizzazione, il cui estremo opposto — positivo — è la produttività. Abbiamo, cioè, la convinzione che se non siamo produttivi e attivi, vuol dire che siamo pigri. Ma è proprio vero?

Pigrizia, produttività e soglia dell’attenzione

Cos’è la pigrizia? Al di là della definizione che ne dà il vocabolario, noi associamo l’idea di pigrizia all’ozio, allo stare con le mani in mano. Tutto ciò che non ci rende produttivi in senso tangibile e che non ci dà la percezione di essere attivi, lo identifichiamo con l’essere pigri. Non ci rendiamo conto che la pigrizia è utilissima. I cinque minuti in più che ci attardiamo sotto le coperte al mattino servono. Le giornate di svacco in cui restiamo in pigiama a guardare un film servono. Annoiarsi serve. Sono tutti momenti di inattività di cui ha bisogno la nostra parte creativa — quella che nutre la nostra produttività — per ricaricare le batterie. Tutto ciò in cui siamo impegnati quotidianamente richiede livelli di attenzione altissimi, sia che lavoriamo, sia che stiamo avendo una conversazione con un amico. È questa attenzione che fa progredire la nostra vita. Tuttavia abbiamo bisogno anche di abbassare il livello di attenzione con tutte quelle attività che rientrano nel nostro concetto di pigrizia. Se l’attenzione alta ci rende più produttivi, la pigrizia ci rende creativi.

A cosa serve la pigrizia

Prova a rifletterci: quand’è stata l’ultima volta che ti è venuta un’idea davvero brillante? È successo mentre ti scervellavi in cerca di una soluzione oppure in un momento in cui non stavi “producendo” nulla? Magari guardavi fuori dalla finestra, ti godevi un caffè, accarezzavi il gatto ed ecco l’epifania, il lampo di genio. Questo accade perché quando si svuota, la mente può finalmente vagare, connettere informazioni molto diverse tra loro, liberarsi dall’assillo di dover essere sempre sul pezzo. Quando pensiamo di essere immersi in attività improduttive, in realtà stiamo dando alla nostra mente lo spazio e il nutrimento per processare gli input che introiettiamo, in modo da innescare il processo creativo. La nostra mente durante i momenti di pigrizia svolge tre azioni cruciali:

  • Si riposa. Per riposare la nostra mente ha bisogno di abbassare il livello di attenzione. È utile in questo senso dedicarsi ad attività semplici e poco impegnative, lasciandosi guidare dal concetto di piacere e di passione: leggere un romanzo, darsi a un hobby manuale, fare una passeggiata senza meta con il telefono spento, ad esempio.
  • Pianifica. Durante i momenti di inattività, capita spesso di sognare a occhi aperti. In questi sogni tiriamo fuori i nostri desideri, che si trasformano in obiettivi a lungo termine. Siamo capaci di fare ciò che durante i momenti di produttività non ci concediamo: progettare il nostro futuro.
  • Partorisce idee. Quando la mente vaga, è in grado di attraversare le tre dimensioni temporali di passato, presente e futuro. Questo le consente di unire i puntini, attingendo a una notizia letta chissà dove e chissà quando e usare quell’informazione per risolvere in modo creativo un problema che non sapevamo affrontare.

5 lati positivi della pigrizia

Se evitiamo di stigmatizzarla, scopriremo che la pigrizia può portarci diversi benefici. Eccone 5:

  1. Suggerisce soluzioni intelligenti. L’ingegnere Frank B. Gilbreth affermò: “sceglierò sempre una persona pigra per fare un lavoro difficile, perché una persona pigra troverà un modo semplice per farlo”. Da un certo punto di vista possiamo dire che la maggior parte delle invenzioni sia nata dalle idee di persone pigre che volevano faticare meno. Penso alla ruota, alle scale mobili, al telecomando, per esempio. La pigrizia, così, può diventare una delle molle dell’innovazione.
  2. Fa bene al corpo e alla mente. Il tempo improduttivo aiuta a gestire lo stress e a evitare il burnout. Fare lunghe pause improduttive dal lavoro aiuta a ricaricare il corpo e ad alleggerire il carico mentale ed emotivo. Il cibo per la mente è il riposo: una mente riposata funzionerà molto meglio di una mente sottoposta a continui stimoli e sollecitazioni. Quindi, ben vengano le lunghe pause e persino i pisolini.
  3. Favorisce il pensiero laterale. Lasciare la mente libera di vagare e di fare sogni a occhi aperti serve al nostro cervello per processare le informazioni, trovare soluzioni non convenzionali e focalizzarsi sugli obiettivi a lungo termine.
  4. Aiuta a selezionare le cose che contano. Le persone che tendono alla pigrizia preferiscono evitare i lavori non necessari. Impiegano tempo ed energie in attività con un rapporto costo-benefici alto. Questo vuol dire che selezionano a monte le priorità, lasciando in coda le attività secondarie.
  5. È un indicatore importante. Il senso di pigrizia può indicare bisogni fisici, come la stanchezza o la fame. Se però sei una persona sempre attiva e a un certo punto cominci a sentirti indolente, perdi interesse nelle cose e non hai voglia di far niente, magari è il caso di prestare attenzione, senza giudizio, a questi sintomi e sondare le tue emozioni per capire se c’è qualcosa che non va.

La giusta misura della pigrizia

Come spesso accade, la pigrizia in sé ha un valore neutro, non è né un bene né un male ma è sempre l’uso che ne facciamo a fare la differenza. Se spogliamo la pigrizia dal pregiudizio negativo, possiamo usarla come strumento per aumentare la produttività e allentare lo stress. Essere pigri può portare a decisioni più sagge e a soluzioni più creative. E ci fa scoprire qualcosa di profondo su di noi. Insomma, la prossima volta che ti sentirai pigro, chiediti in che modo puoi usare la pigrizia a tuo vantaggio.

Giovanna Martiniello

Autore: Giovanna Martiniello

Sono un’introversa ipersensibile con la passione per le storie. Ho l'inquietudine tipica di chi è vissuto a lungo su un suolo vulcanico. Vivo in collina ma non potrei stare senza la città. Nel 2017 ho frequentato il Master in Coaching di Accademia della Felicità, ho mollato il posto fisso e mi sono abilitata come coach. Mi occupo di scrittura autobiografica per la comunicazione, integrando la metodologia del coaching nelle mie competenze di scrittura.

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