3 cose da non fare se desideri relazioni sane, arricchenti e felici

Rapportarsi agli altri non è mai semplice, eppure, le relazioni interpersonali – amorose, amicali, familiari, professionali – sono al centro della nostra esistenza. Perché? Semplice, abbiamo bisogno di condividere. Come si dice, l’uomo non è un’isola, tuttavia non è raro incorrere in incomprensioni o conflitti con le persone che amiamo, i colleghi o semplici conoscenti. Questo accade per il semplice motivo che quando entriamo in contatto con una persona diversa da noi, diamo per scontato che abbia gli stessi valori che abbiamo noi, che veda il mondo esattamente come lo vediamo noi. Ma come sosteneva il fondatore della semantica generale, Alfred Korzybski, la mappa non è il territorio: ossia, ciò che sentiamo, viviamo o crediamo noi come individui non corrisponde alla realtà oggettiva.

In amore, amicizia, o in un rapporto lavorativo, sono sempre due (o più) gli occhi che guardano al rapporto. Ed è lì, in quell’incontro tra due “mondi” che nasce la difficoltà di relazionarsi in modo sano e costruttivo. Sì, perché una relazione felice ci fa sentire appagati, sereni, più ricchi.

Che cosa sbagliamo, dunque, nell’approccio all’altro? Perché ci sentiamo spesso nervosi, incompresi o arrabbiati quando ci relazioniamo? Prendi nota: 3 cose da non fare.

 1. Non pretendere che l’altro cambi

Se mi ama davvero, cambierà. Se ci tiene a me, cambierà. Se vuole lavorare con me, cambierà. No. Non è l’altro a dover cambiare: se ci aspettiamo che accada questo, rimarremo facilmente delusi. Tutti cambiamo, per fortuna, ci evolviamo naturalmente, ma non è questo ciò di cui stiamo parlando. Aspettarsi che qualcuno modifichi il proprio pensiero o comportamento per venirci incontro, è irrealistico, e soprattutto, poco utile. Come dicevamo prima, ciascuno di noi ha una “mappa” attraverso la quale filtra la realtà e percepisce il mondo circostante. La scala valoriale, i ricordi e le esperienze che ci influenzano come individui non sono mai uguali per tutti. Chiedere ad un altro di cambiare, aspettarsi che lo faccia sulla base di una “mappa” che non è la sua, porterà entrambi fuori strada, per rimanere in tema. Accettare l’altro, invece, con le sue modalità è un atteggiamento premiante, vincente, arricchente.

2. Non aspettarti sempre un rapporto 50/50

Un altro aspetto della relazione che tendiamo a dare per scontato è che ciascuna delle parti dia la stessa “percentuale di contributo”. Un rapporto 50/50, ma non è mai una regola, anzi. Facciamo un esempio molto pratico: se noi siamo persone romantiche e ci piace fare molti regali al partner, piccole sorprese, bigliettini o altro, ci aspettiamo che il partner si comporti allo stesso modo con noi, perché 50% lo metto io e 50% lo metti tu. Ma può darsi che l’altra persona non viva l’amore come lo percepiamo noi, e l’idea di acquistare piccoli regali non gli passi nemmeno per la testa. Questo genere di situazione spesso crea malessere, perché non ci sentiamo ricambiati, come se investissimo nella relazione più di quanto non faccia l’altro. Ma può anche essere che il partner metta la sua “percentuale di contributo emotivo” compiendo altre azioni: offrendosi sempre di fare la spesa per entrambi, o cucinando ogni domenica, o ancora aiutandoci con la manutenzione della casa. Non esistono rapporti a eguale spartizione, ma le relazioni sane e felici sono quelle dove viene lasciata la libertà di esprimersi liberamente, e anzi, a volte sono proprio le differenze che ci separano a regalarci un rapporto più pieno.

3. Non credere di avere sempre ragione

Ritorna la mappa: ciò che noi sentiamo come giusto, non è necessariamente giusto per gli altri. La ragione e il torto sono due utopie inventate per aggrapparsi a delle scuse. Non esiste torto, né ragione: esiste uno sguardo al mondo diverso dall’altro. Per molti, tuttavia, il bisogno di “avere ragione” sembra essere fondamentale. Questo è un blocco enorme in una relazione, e diventa un vero e proprio macigno che non permette al rapporto di crescere, evolversi e arricchirci. Lasciare andare quel fantomatico bisogno, invece, ci permette di creare spazio per la curiosità. Siate curiosi di scoprire l’universo dell’altro, non cominciate una conversazione con il presupposto che il vostro punto di vista sia quello più corretto, più vincente, il migliore. Ponetevi con sguardo aperto a ciò che non conoscete, chissà che la visione dell’altro possa illuminarvi. Fate una prova con un collega al lavoro: la prossima volta che vi confrontate su un argomento, mettetevi in “modalità curiosità”, e quando lui/lei dirà la sua – un’opinione diversa dalla vostra – anziché subito lasciare che il pilota automatico prenda il sopravvento e vi porti sulla via dell’astio e dello scontro, mostratevi curiosi. Fate domande come: Cosa intendi con…? Interessante, potresti spiegarti meglio? Vedrete che anche l’altra persona, sentendosi accolta e ascoltata, si aprirà a sua volta, e la conversazione andrà a parare da tutta un’altra parte rispetto a ciò che vi aspettavate.

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Autore: Redazione

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