Master Series: Giada Varvello

Chi sei e che cosa fai?

Sono Giada, quasi 44enne, milanese di nascita. Vivo a Zurigo da qualche anno, con un marito e una figlia, che sono due speciali compagni di viaggio per me. Oggi sto lavorando per iniziare la mia attività come coach. Sto finendo il tirocinio e sto progettando l’avvio di un’attività che è rivolta a donne che hanno affrontato o stanno affrontando un percorso simile al mio. Donne expat, che hanno lasciato il loro Paese, e che magari hanno dovuto anche lasciare il proprio lavoro per dedicarsi alla famiglia, ma che ora vogliono trovare un nuovo equilibrio nella vita o trovare un nuovo lavoro.

Perché hai fatto il Master in coaching?

Ho fatto il Master in coaching perché quando mi sono trasferita, per la prima volta dopo tanti anni ho deciso di smettere di lavorare per supportare mia figlia nel trasferimento. In una nuova città, senza l’impegno quotidiano del lavoro, ho avuto tanto tempo per farmi delle domande, e quando è arrivato il momento di riprendere a lavorare ho capito che non volevo più tornare in azienda. Ho cercato di capire cosa volevo fare davvero, e poi volevo capire anche cos’era quella sensazione di disagio allo stomaco che provavo e non sapevo da cosa dipendeva. Era una sensazione costante, mi sembrava sempre che mi mancasse qualcosa, anche quando mi sentivo soddisfatta. Ho letto diversi articoli in cui si parlava di coaching, ho iniziato a informarmi, e ho capito che quella poteva essere la strada che mi avrebbe permesso di trovare un nuovo lavoro, e di affrontare un nuovo percorso professionale.

Che benefici hai avuto?

I benefici sono stati tanti. Prima di tutto ho imparato tantissime cose dal punto di vista tecnico, ho acquisito tante competenze nuove. Però alla fine i benefici più grandi che ho ottenuto sono tutti dal punto di vista personale. Quello più grande di tutti è aver imparato a conoscermi veramente, a capire veramente chi sono e soprattutto, dopo averlo capito, ad accettarmi e rispettarmi. Cosa che per me non è mai stata semplice. Ho sempre avuto una tendenza molto forte a performare e a prendermi a mazzate se poi non performavo abbastanza! Aver imparato ad accettarmi e rispettarmi ha effetti che si vedono in tutte le sfere della vita, non solo lavorativa, ma anche personale.

Quali sono stati i più grandi cambiamenti?

Ho iniziato a trattarmi in modo completamente diverso, io per prima. Ho iniziato a prendere delle decisioni che non venivano più da quello che dovevo fare, ma da quello che volevo fare. E’ cambiato il modo in cui mi relaziono agli altri. E poi il Master in Coaching mi ha dato un nuovo progetto per la mia vita professionale. E naturalmente quella che io chiamo la mia nuova tribù, che è fondamentale per il mio progetto professionale e personale. Anche oggi che il Master è finito trovo confronto e sostegno costante dalle persone che hanno intrapreso questo percorso con me.

Cosa stai facendo oggi di diverso?

Ho ritrovato il mio vecchio entusiasmo e la gioia nell’affrontare le cose. Sto finendo il tirocinio, le mie giornate sono piene di diverse ore di coaching. Buona fetta della mia giornata poi è dedicata allo studio: ogni volta che affronto una nuova tematica in tirocinio mi si apre un mondo da scoprire. E poi sto lavorando alla mia nuova attività: parte della mia giornata la passo a progettare e a partecipare a iniziative di diverso tipo, che penso siano utili al mio obiettivo. Partecipo a incontri di networking per formarmi una mia tribù locale, oltre a quella che ho trovato in ADF. Sto anche contattando enti di vario tipo e Università che hanno programmi dedicati alle donne, e che sono sensibili ai temi del coaching, per iniziare a proporre delle collaborazioni.

Infine devo dire che l’80% della mia vita è proprio cambiato, ma il restante 20% mi sembra comunque diverso perché io ho un approccio completamente diverso alle cose.

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Autore: Redazione

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