Quando ho scritto l’articolo dello scorso mese, Il Potere (sconfinato) del Coaching, non avrei mai pensato di scrivere una seconda parte e, ad essere sincera, neppure ora sto immaginandone una terza, ma chi può dirlo.
Credo che il mio pensiero, sempre più forte e fermo, su quello che chiamo il Potere del Coaching sia diventato una parte fondamentale di una nuova me.
Mi piace pensare che leggendo i miei articoli alcune persone possano rispecchiarsi nelle mie parole ed altre, invece, ritrovarsi incuriosite e desiderose di approfondire l’argomento.
In questo periodo, complice il tempo speso in auto per il tragitto che mi porta al lavoro o che mi riporta a casa, mi è capitato spesso di soffermarmi a riflettere su un concetto che definirei intricato e che fatico a descrivere nella maniera corretta.
Tra me e me l’ho definito Coaching Self Made.
Cosa accade quando una persona che di professione fa il coach ha dei dubbi, non sta bene o ha voglia di staccare? Come risolve i suoi problemi? Come reagisce agli imprevisti? Cosa fa quando desidera aiutare tutte le persone che entrano in contatto con lui? Si sente più in difetto di chi non è coach? Vive una sorta di ansia da prestazione? E ancora tante domande, le più svariate.
Io non lo so cosa accade agli altri coach. Ma so cosa accade a me.
Mi sono osservata per capire come agisco e reagisco agli stimoli della vita quotidiana, quali azioni metto in atto ora rispetto al passato, dopo che nella mia vita è entrato il coaching. Per dirla in breve, Cinzia Coach guarda Cinzia. Le ricorda che può essere imperfetta, più vera e le permette di aiutarsi.
Brevemente posso dirvi che il mio “coaching self made” ha dei punti fermi che voglio condividere con voi:
- Mi faccio tante domande. E soprattutto cerco le risposte. Quelle più vere. Nascoste dentro di me. Poco importa se fanno male, mi ripeto che “a tutto c’è rimedio”, come diceva sempre la mia nonna, saggia (e furba) donna!
- Affronto i problemi definendo un piano di azione per trovare la soluzione. Non la migliore in assoluto. Ma la migliore per me, in quel momento, rispetto a ciò che sto vivendo. Magari tra un mese o un anno penserò di non aver fatto la scelta giusta, che avrei potuto optare per soluzioni differenti. Poco male, avrò più esperienza ed aggiusterò il tiro.
- Definisco gli obiettivi della mia giornata, della settimana, del mese. Pianifico la loro realizzazione in modo da non dover impazzire.
- Lascio sempre del tempo per la gestione “dell’evento imprevisto” e se questo non dovesse accadere, ben venga, avrò ritagliato un momento tutto per me, per la lettura, per il relax, per il benessere, per muovermi sul web, per cercare di migliorarmi. Per fare tutto ciò che desidero.
- Elaboro sempre accurate To Do List, facendo minuziosi download dalla mia mente ai memo vocali. Le mie to do list sono buffe, ricche di attività rilevanti ma anche banali. L’importante per me è avere la mente libera, aver creato spazio per ricevere nuovi stimoli dall’esterno.
- Mi confronto con le persone che mi circondano e imparo ad apprezzarle. A vederle nelle loro interezza, ad immaginare la loro vita, il loro vissuto. Mi piace l’idea di tendermi verso di loro, di aprirmi a nuovi incontri e di arricchirmi.
- Non giudico. Prendo coscienza delle opinioni altrui e di differenti modi di essere. Non pretendo più di cambiare il mondo per un punto di vista che ora ho capito esser corretto solo per me. Non mi incaponisco più e lascio fluire, evitando di disperdere le energie.
- Leggerezza. Che bello avere scoperto la leggerezza dopo i 40 anni!! Leggerezza non significa assenza di maturità o responsabilità. Al contrario. Significa dare il giusto peso agli eventi. Se pesassimo nella maniera corretta gli eventi della vita quotidiana probabilmente ci sarebbero più sorrisi intorno a noi, meno ansia e meno fretta.
- Sono grata. Alla vita, alle persone che condividono con me tempo e spazi. Essere grata per me significa dare e darsi. Ed ho imparato a non limitarmi.
Ecco, spesso quando sono da sola in auto mi osservo, ripercorro la mia giornata nella mente e vedo una Cinzia che grazie a piccoli ma puntuali esercizi di coaching ha imparato ad ascoltarsi, a rilassarsi e ad aprirsi al mondo. Una Cinzia che non ha paura di farsi delle domande, di agire come desidera, che canta e osserva il mondo fuori dal finestrino e che si lascia cullare dagli eventi della vita.
Può sembrare elementare. Ma non lo è. Provare per credere.