Bookcoaching: Il grande Gatsby

Anni fa avevo un collega politicamente e socialmente molto impegnato il quale, mosso da forti motivazioni, perpetrava una strenua lotta in nome dei suoi ideali: nobili di certo, realistici non saprei, mitizzati senz’altro.

Tutto molto apprezzabile se solo, per rincorrere la propria missione con lo sguardo rivolto a momenti futuri e geografie lontane, non perdesse di vista la contingenza in cui la sua battaglia avveniva, perpetrando tante piccole ingiustizie quotidiane che, una di seguito all’altra, creavano una netta divergenza tra i suoi principi morali e le azioni, uno scollamento tra il suo sogno e la realtà. Nonostante tutte le sue riconoscibili buone intenzioni.

Anche se si tratta di idealizzazioni diverse con esiti differenti (mi auguro!), la mia mente ha fatto una serie di collegamenti e scovato analogie tra questo ricordo e la lettura del romanzo Il grande Gatsby di Francis Scott Fitzgerald.

In estrema sintesi, il protagonista è un uomo di umili origini perdutamente innamorato di una donna, Daisy, senza passioni, con gli occhi impersonali nell’assenza di qualsiasi desiderio, snob, dalla voce indiscreta e piena di monete, con una vita agiata quanto disincantata. Gatsby è disposto a scendere a compromessi con i suoi valori pur di diventare molto ricco e riuscire così a conquistarla. Trascorre dunque ben cinque anni con questo unico obiettivo, perdendo per strada la propria vita, vuota di affetti, ma tutta orientata verso un unico sogno e probabilmente consapevole di aver pagato un prezzo molto alto per aver vissuto troppo a lungo con un unico sogno, non pienamente soddisfatto nella realizzazione come se gli fosse nato un lieve dubbio sull’entità della felicità presente … dovevano esserci stati momenti in cui Daisy non era riuscita a stare all’altezza del sogno, non per colpa sua, ma a causa della vitalità colossale dell’illusione di lui che andava al di là di Daisy, di qualunque cosa. Gatsby vi si era gettato con passione creatrice, continuando ad accrescerla, ornandola di ogni piuma vivace che il vento gli sospingesse a portata di mano. Non c’è fuoco né gelo tali da sfidare ciò che un uomo può accumulare nel proprio cuore solitario.

L’epilogo della storia è tragico, Gatsby perde tutto, soprattutto se stesso per ottenere i favori di una donna romanticamente idealizzata ma di fatto impaziente di vedere risolti i suoi bisogni imminenti senza paziente attesa, indifferente di fronte a un atto di cui si rende colpevole, ma di cui non si assume alcuna responsabilità ignorando il male inferto agli altri.

Ho voluto riconoscere un monito per tutti noi a stare attenti a non fossilizzarci troppo su un unico sogno, soprattutto quando questo è più idealizzato che realistico e rischia di rispondere più alle nostre aspettative di “vita perfetta” che alle nostre reali esigenze e inclinazioni. Fissare più obiettivi realistici, coerenti coi nostri valori, è il rimedio sano per non avere ossessioni, che rischiano di lasciarci senza soddisfazione e di farci sprecare la nostra vita come sabbia al vento. Per evitare che ciò accada, forse, una domanda che possiamo porci ogni volta è: quanto caro deve essere il prezzo che siamo disposti a pagare per la realizzazione di un nostro sogno?

Quando dissi al mio collega che i suoi comportamenti rischiavano di favorire tanti torti a persone vicine in nome di un ideale troppo lontano mi rispose: “Non è un problema mio”. Certo, ognuno può scegliere di quali problemi assumersi le responsabilità e, ancora, quali battaglie combattere. Spero che per lui, romantico come Gatsby, arrivi prima o poi il momento della vittoria e gli auguro, nel frattempo, di non pagare un prezzo troppo alto per sé e per le persone che gli vivono accanto.

(Francis Scott Fitzgerald, Il grande Gatsby, Mondadori, Milano 1988)

Autore: Flavia Ingrosso

Da quando ho memoria le mie più fedeli compagne di viaggio sono sempre state le note musicali e le lettere dell’alfabeto, per esprimere emozioni e per leggere e raccontare storie. Nel lavoro mi divido felicemente tra la musica e i libri, ora anche strumenti di coaching nella mia attività di Life & Book Coach, abilitata da Accademia della Felicità. Pure io come Goethe ritengo che è “libero ognuno d'occuparsi di ciò che lo attrae, che gli fa piacere, che gli pare utile, ma il vero studio dell'umanità è l'uomo”.

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