Anomalisa, per scoprire qualcosa in più su noi stessi

L’esperienza del cinema può essere semplicemente rilassante. Una divertente, o drammatica, evasione dalla routine giornaliera, due ore in cui ci si distrae dalla propria vita per affacciarsi su quella di sconosciuti, magari in luoghi esotici o in ambienti a noi per nulla familiari.

In altre occasioni invece può essere un’esperienza talmente complementare alla nostra esistenza da  fornirci spunti per nuovi ragionamenti, nuove angolazioni per osservare la nostra esistenza.

Entrambe le esperienze possono essere soddisfacenti, ma la seconda è molto più duratura.
Il suo influsso non ci abbandona appena usciti dalla sala, ma comincia a fermentare nel nostro cervello fino a dare vita a quel che auguro accada a tutti gli spettatori di un ottimo film: porsi la domanda giusta.

Il miglior cinema, come anche la migliore letteratura, non ci è data per fornire risposte, ma per  aiutarci a elaborare le domande giuste da farsi, che genereranno altre domande e, qualche volta, anche delle risposte, utili per affrontare problemi e situazioni di ogni giorno, soprattutto nelle relazioni con gli altri.

Fra tutti gli sceneggiatori, non credo vi sia uno più capace di instillare dubbi di Charlie Kaufmann, al cinema con la sua seconda opera da regista, dal curioso titolo ANOMALISA.
Ricordo che Kaufmann è diventato uno dei nomi più interessanti di Hollywood per le intriganti sceneggiature di “Being John Malkovich”, Eternal Sunshine of the Spotless Mind” e “Adaptation”, solo per citare le mie favorite, uscite nei nostri cinema con i titoli “Essere John Malkovich” e i più infelici “Se mi lasci ti cancello” e “Il ladro di orchidee”.

Passato alla regia con il complesso “Synecdoche New York”, film del 2008, uscito da noi solo 2 anni fa, che mescolava il teatro e la vita fino a farle diventare una cosa sola, Kaufmann ha presentato all’ultimo festival di Venezia la sua opera seconda, “Anomalisa” appunto, girata in coppia con un altro autore, Duke Johnson.
Ed è stato proprio Johnson a convincere il genio Kaufmann a trarre un film da questo racconto originariamente sviluppato per sole voci, rappresentandolo sullo schermo grazie a pupazzi animati a passo uno, o stop-motion.

La sceneggiatura, come sempre con Kaufmann, è piena di riferimenti e citazioni, eppure mai come in questo lavoro i dialoghi tra i personaggi risultano più semplici, quasi banali, quanto quelli che ci capita di pronunciare ogni giorno, favorendo una totale immedesimazione tra noi e i pupazzi protagonisti, che mai però fanno dimenticare la loro dimensione di oggetto, grazie anche a delle trovate  nella trama in cui questa fisicità surrogata viene usata per parlare al nostro inconscio.

Il protagonista della storia è Michael Stone, un maturo motivatore famoso nell’ambiente delle convention per grandi aziende grazie al best-seller “Come posso aiutare ad aiutarli”, per l’occasione di presenziare a un talk a Cincinnati.

Nel tempo del suo soggiorno all’Hotel Fregoli, un giorno e una notte, si sviluppa il racconto del film, che include l’incontro con una ex-fidanzata abbandonata poco prima del matrimonio e il successivo colpo di fulmine per una donna giunta nello stesso hotel proprio per ascoltarlo parlare.

Già dal nome della location troviamo i primi riferimenti. Leopoldo Fregoli, il famosissimo trasformista italiano che ha incantato l’Europa a cavallo tra l’800 e il 900 e che da il nome all’hotel del film, ha dato il nome anche ad una nota sindrome, chiamata appunto Sindrome di Fregoli, che fa credere, a chi ne soffre, di essere perseguitati sempre dallo stesso individuo in forme e sembianze diverse.

Ed è per questo che il distacco e la solitudine del protagonista vengono rappresentati dalla sua percezione degli esseri umani che incontra, che parlano tutti con la stessa voce maschile, sia uomini che donna, ad eccezione di Lisa (l’anomalia, ovvero l’Anomalisa, del titolo), sua fan vicina di stanza, che con la sua voce unica darà a Michael Stone la speranza di aver trovato finalmente un’anima gemella, l’unica persona con cui valga la pena passare la vita insieme.

Ma con Kaufmann non esistono rose e fiori. Il suo naturale, quanto geniale, pessimismo realista farà deviare la possibile love-story in una specie di seduta di auto-coscienza psicologica nella quale tutti ci ritroveremo coinvolti, grazie anche ad una sequenza magistrale durante la prima colazione, che non voglio spoilerare per non togliere la magia.

Se pensate che un film debba avere sempre un lieto fine, potrebbe non essere la pellicola per voi.
Io penso che non importa come vadano a finire le storie, ma è più importante quello che ci insegnano.
Anomalisa è il film di pupazzi più umano che vi capiterà di vedere, in grado di alterare la nostra percezione su noi stessi e sulle relazioni con gli altri.
È un’opera capace di spalancare delle porte che ci permettono di guardare in angoli della nostra mente dove non sapevamo di poter trovare qualcosa.

È un bellissimo film, consigliato a chi vuol sapere qualcosa di più su se stesso.

Autore: Gianfranco Taino

Ho un lato razionale e pragmatico che si manifesta nella facilità a lavorare con i numeri, nel tenere i conti e nell’essere preciso e affidabile, e una forte vena creativa che mi ha permesso di lavorare come consulente musicale per sfilate ed eventi, come giornalista e come deejay.

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