Il futuro è a casa o dell’elefante nella stanza

Il futuro è a casa.

No. Non mi riferisco agli oscuri scenari Italiani che funestano i miei risvegli mattutini, penso più alle migliaia di londinesi che, licenziati, tornano a casa nel loro paese di origine e lì costruiscono la loro impresa.

Penso alla manager della Comunità Europea che ha aperto un bed and breakfast alle Cinque Terre, all’architetto messinese che ha lasciato Milano e vive a Stromboli in riva al mare e ha ridotto i suo bisogni ed è felice e sta scrivendo il suo primo libro che gli hanno già preopzionato, alla latinista con cattedra in Germania che torna in un piccolo paese del Piemonte e rianima il giornale locale.

Penso poi a tutti quelli che hanno perso il lavoro e con coraggio hanno aperto la loro piccola attività giocando in prima persona e soprattutto giocando alle loro regole.

Chi esce da una multinazionale come da una piccola impresa italiana “vecchio stile” sa che il primo valore è il profitto e che tutti si è protesi verso questo tipo di realizzazione.

Il nuovo mondo del lavoro ha bisogno di un nuovo stile di vita  e di nuovi valori ed i primi ad essere giudicati preziosi in questo momento sono il tempo e lo stile di vita.

Un’azienda che agisce in modo ecologico rispettando clienti e fornitori, rispettando il tempo della semina e quello del guadagno, rispettando le vite private di proprietari e collaboratori SULLA LUNGA DISTANZA genererà più profitto.

L’elefante nella stanza, quello che tutti appena hanno un ruolo di minima responsabilità vivono e constatano è il dispendio economico, lo spreco derivante dal carico emotivo di chi sta vivendo una situazione stressante, irrispettosa della vita umana e dei valori principali dell’individuo, una vita dove la malattia è considerata una debolezza, il lutto qualcosa da dimenticare velocemente, il tempo passato con i famigliari un lusso, dove un aumento di stipendio e di ruolo avviene a fronte di un tale carico di stress che a conti fatti “oh mi pagano 8 euro netti all’ora la mia donna delle pulizie ne prende 10”.

Un mondo dove il taxista che la settimana scorsa mi portava (in fretta ovvio) a un appuntamento avendo quasi messo sotto un passante ha esclamato SERIAMENTE CONVINTO: “Pensi, se moriva la mia assicurazione lo pagava 500 mila Euro beati gli eredi”. Insomma una vita umana, un omicidio consapevole può ben valere tanti soldi no?

Gli ho chiesto cosa avrebbe fatto se li avesse avuti lui 500mila euro. Si è ammansito e ha sorriso per la prima volta. “Andrei al mio paese prenderei una casa con l’orto starei tutto il giorno in giardino vorrei vivere di quello. Starei più vicino a mia moglie e a mio figlio sarebbe tutto diverso”.

Vi prego prendiamoci tutti il nostro giardino – può essere tutto diverso – fino a che non sarà troppo tardi.

Francesca Zampone

Autore: Francesca Zampone

Nel 2011 sono stata chiamata da Marco Bonora per contribuire alla fondazione di Accademia della Felicità. Sono Coach dal 2005 e mi occupo di Career Coaching e Talent Management dallo stesso anno. Mi sono occupata a lungo di Diversity e Change Management in ambito risorse umane fino a diventare la responsabile risorse umane della mia casa discografica del cuore. Negli ultimi anni mi sono specializzata in Coaching delle relazioni e ho sviluppato un sito dedicato alle mie attività personali: www.francescazampone.com. Ho 48 anni, vivo e lavoro a Milano, ma Londra è la mia città del cuore. Sono appassionata di comportamento umano, musica, letteratura, cinema.

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