La buona qualità delle relazioni interpersonali all’interno di un team si rivela spesso la vera chiave di successo per raggiungere i risultati in ambito professionale.
Si parla spesso di come promuovere una buona dinamica interpersonale tra i membri di un gruppo di lavoro. Ma il tema che vorrei affrontare oggi è cosa succede di questi rapporti quando per qualche motivo ci allontaniamo dal nostro gruppo di lavoro e di come possiamo affrontare questo allontanamento in modo consapevole e costruttivo.
Occorre prima di tutto fare una distinzione fra allontanamento volontario e allontanamento forzato.
Allontanamento volontario – Hai avuto una promozione o cambi lavoro? Questa è una situazione che viene vissuta solitamente come un “tradimento”; in fondo stai abbandonando il gruppo al suo destino e lo fai – cosa per molti imperdonabile – per migliorare la tua vita. Si rompe quel patto non scritto del “siamo tutti nella stessa barca e remiamo insieme verso il risultato”. Il sentimento dell’invidia non è nobile ma è umano, e in molti casi è necessaria una consapevolezza evoluta per non cadere in atteggiamenti risentiti, offesi e addirittura apertamente ostili. Non temere, i rapporti autentici superano questa fase e con un po’ di pazienza e di cura possiamo recuperare i rapporti se hanno per noi un valore.
Allontanamento forzato – È tutta un’altra musica se il tuo allontanamento è forzato. Sei stato licenziato o ti hanno trasferito in un nuovo ufficio? L’emozione predominante in chi resta è l’imbarazzo. I tuoi colleghi non sanno più cosa dirti, le conversazioni diventano formali e fredde. È come se il gruppo si difendesse dalla tua presenza con una forma di rigetto, mentre tu, incredulo, inizi a sfoderare atteggiamenti di disapprovazione e giudizio e la tua faccia esprime quel “con tutto quello che ho fatto per questo gruppo…”; insomma diventa difficilissimo relazionarsi.
Non eravamo amici?
Sia nel primo caso sia nel secondo, il team “espelle” il membro ora estraneo e a livello antropologico questo è un sano meccanismo per preservare l’integrità e l’efficienza del team.
A livello individuale non possiamo che porci alcune domande. Ti chiederai: ma allora era tutto finto? Le cene, le risate alla macchina del caffè, i racconti, le azioni di mutuo aiuto? Tutto una recita?
Questa è una domanda che non ci fa bene! È una domanda che mette in dubbio la qualità del nostro passato e la nostra capacità di stringere relazioni autentiche. Proprio per questo è una domanda che richiede una risposta, perché non resti un interrogativo aperto che avvelena i cambiamenti che stiamo affrontando.
In generale, ti accorgerai che, a parte alcune amicizia che talvolta nascono nei posti di lavoro, la relazione sul lavoro è funzionale. Funzionale al risultato del lavoro e funzionale al benessere delle persone.
Quindi governata da un principio di utilità più che di autentico interesse per le persone.
Come elaborare questo lutto professionale?
- Vivi la delusione, riconosci il disagio, racconta (o scrivi) le tue emozioni, distingui tra le emozioni legate alle persone e quelle legate alla situazione.
- Mettiti nei panni dei tuoi colleghi: conosci benissimo i loro punti deboli, cerca di essere empatico e “perdona” l’imbarazzo e la debolezza umana; se non riesci a farlo mettici una pietra sopra, tanto sappiamo che è una storia chiusa.
- Non sei più parte del gruppo, e non devi considerare il gruppo come un’entità unica e monolitica. Pensa alle persone singolarmente e scegli con quali desideri avere un rapporto
- Quando avrai scelto con chi vuoi avere un rapporto, ricordati che devi gettare nuove basi per la relazione. Contatta il tuo ex collega e “dichiara” che la tua stima e la tua simpatia hanno base che vanno oltre le necessità operative.
Un rapporto nuovo
Le amicizie che nascono da queste situazioni sono storie fortunate in cui gli individui sono motivati a conoscersi profondamente al di là della comodità della contiguità lavorativa. Valgono perché hanno superato i meccanismi automatici e subentra il meccanismo della scelta.
In azienda è sempre valido il consiglio di non “uscire sbattendo la porta” e di preservare fino alla fine una comunicazione dai toni civili (non si sa mai…).
Nella vita è sempre valido il suggerimento di essere attori (e non spettatori) di quello che ci capita. Per questo dobbiamo scegliere chi e in quale modalità sarà parte della nostra rete interpersonale.
In questi casi è sempre valido i consiglio di costruire un rapporto che vada al di là dell’esperienza condivisa in ufficio! Quindi:
- Non parlate dell’ufficio o del gruppo di cui non sei più parte!
- Non parlate di un lavoro che non è più il tuo!
- Organizzate nuove esperienze inedite nel rapporto!
- Costruite passo passo la nuova storia condivisa
E gli altri? Il resto del team? Lasciali andare!