È proprio vero che odi il tuo lavoro?

Conosci la sindrome del lunedì? È quel senso di angoscia misto a rassegnazione per l’inizio di una nuova settimana lavorativa che sarà uguale a quella precedente, che è uguale a tante altre settimane già trascorse. Mancano slancio, entusiasmo, motivazione, tanto che la vita stessa sembra rimpicciolirsi, guardata attraverso la prospettiva opaca del proprio lavoro. In compenso, abbondano ansia, apatia, frustrazione. Se anche tu soffri di questa sindrome, probabilmente ne hai attribuito la causa al tuo lavoro, che non ti piace, non ti dà soddisfazioni, non ti spinge a migliorare il mondo.

E se l’odio che provi verso il tuo lavoro fosse solo una percezione?

Odi i tuo lavoro: non c’è altra spiegazione, giusto? Magari è vero, magari no. Il lavoro dovrebbe essere solo lavoro, ossia un’attività che svolgi, per la quale hai competenze adeguate, e che ti aiuta a guadagnare uno stipendio sufficiente a condurre la vita che ami. Non stiamo dicendo che non sia importante svolgere una professione che ci dia stimoli e sia fonte di soddisfazioni. Tutt’altro. In Accademia della Felicità aiutiamo le persone a realizzare i loro progetti, anche in ambito lavorativo. Ti invitiamo, però, a distinguere tra realtà oggettiva e realtà percepita. Può succedere, infatti, che a farci pensare che odiamo il nostro lavoro sia una questione di percezione.  Le due principali situazioni di percezione negativa del proprio lavoro — che si traduce nella convinzione “odio il mio lavoro” e che porta, di conseguenza, a sperimentare la sindrome del lunedì — sono: un ambiente di lavoro cupo e un clima di lavoro ostile.

Quando il problema è un ambiente di lavoro cupo

Se l’ambiente in cui lavori ha un aspetto trasandato, con stanze anguste, con poca luce, a lungo andare impatterà negativamente sul tuo umore. Sarà un passaggio naturale associare al lavoro emozioni considerate negative, come la tristezza e l’angoscia. Cosa puoi fare, in questo caso?

  • Personalizza. Se la tua azienda non ha in programma un ammodernamento degli spazi, fa’ in modo di ravvivare l’ambiente e, in particolare, la tua postazione con oggetti che per te hanno un valore positivo. Chiedi di poter appendere dei poster alle pareti e scegli delle immagini che ti facciano sognare luoghi lontani e amplino i tuoi orizzonti.
  • Porta con te il cane. Se la politica del tuo posto di lavoro lo prevede, porta con te il tuo cane (se ne hai uno). È stato dimostrato che la percezione del proprio benessere lavorativo ha un’impennata positiva con la presenza del proprio amico a quattro zampe. Il cane, inoltre, ti costringe a uscire a intervalli regolari e, quindi, a cambiare ambiente e prendere una boccata d’aria. Anche questo fa bene al tuo umore.
  • Cambia luogo di lavoro. Chiedi ai tuoi superiori di poter lavorare da remoto uno o due volte a settimana. Può essere casa tua, un’altra sede della tua azienda (se c’è), un coworking o il parco. Cambiare panorama e prospettiva romperà la noia della routine e porterà idee nuove nel tuo lavoro.

Quando il problema è un clima lavorativo ostile

Se il problema è un team di lavoro competitivo con colleghi che non sono il massimo della simpatia e tendono a metterti in cattiva luce, andare tutti i giorni al lavoro e ritrovarsi in una situazione sgradevole può essere molto pesante. Se non stiamo parlando di mobbing — che è un reato e va affrontato come tale — ma di una difficoltà a gestire la relazione umana all’interno del team, ci sono alcune azioni che puoi compiere.

  • Parla apertamente. Se hai un problema con un collega in particolare, invitalo a pranzo e parlagli in modo pacato ma assertivo di quello che ti dà fastidio del suo comportamento nei tuoi riguardi. Quasi certamente la tua sincerità lo spiazzerà e potrebbe decidere, a sua volta, di fare altrettanto. Avrete, così, un dialogo alla pari e potrete giungere a un accordo.
  • Rivolgiti a un tuo superiore in cerca di consiglio. Parlare col capo è una mossa delicata perché potrebbe sembrare che non sei capace di risolvere i tuoi problemi in autonomia, oltre al fatto che le persone che si lamentano non sono ben viste. Se però il confronto diretto con il tuo collega non porta risultati e il suo comportamento mina la qualità del tuo lavoro, rivolgerti al tuo capo potrebbe essere una buona idea. Chiedigli di farti da guida in questa situazione che non sai come dirimere e portagli degli esempi puntuali e concreti di comportamenti che ritieni eccessivi. Una competitività estrema può essere deleteria per il team e metterne addirittura a rischio la produttività. È importante che il team leader sia a conoscenza di ciò che accade con i propri dipendenti.

Cambiare uno di questi fattori può incidere in modo positivo sulla percezione del tuo lavoro, tanto che potresti smettere di soffrire della sindrome del lunedì.

Se però ti rendi conto che le motivazioni sono più profonde e complesse e hanno a che fare con i tuoi valori, non procrastinare oltre e prendi provvedimenti. Sistema il tuo curriculum, acquisisci competenze nuove, chiediti se sia il momento di cambiare carriera. In tutti questi casi, può essere molto utile un percorso di coaching, che ti aiuti a focalizzare i tuoi reali desideri e a stabilire obiettivi ragionevoli e sfidanti. Dai un’occhiata ai nostri percorsi di coaching individuale. Ti aspettiamo in AdF, dove crediamo che la felicità al lavoro sia un diritto alla portata di tutte le persone.

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Autore: Redazione

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