Ami il tuo lavoro?
Guarda che è importante perché non puoi lavorare fino 70 anni non amando ciò che fai, sarebbe troppo difficile.
Con questa domanda e con questa affermazione è iniziato il mio periodo di festività natalizie; non dico vacanze perché non ho fatto una vera vacanza o ferie, ma ho goduto appieno dei giorni di festa.
Era un tardo pomeriggio di metà dicembre e salutando una persona che non vedevo da tempo, dopo convenevoli e auguri, mi sono sentita piombare addosso come un uragano una domanda così semplice e diretta ma altrettanto forte.
Questa persona mi ha anche spiegato che è una domanda che pone spesso a chi ha da affrontare ancora un lungo periodo lavorativo prima di poter andare in pensione. Gli spiace pensare che ci siano giovani incapaci di virare, di lottare per realizzare i propri sogni.
E’ da qui che voglio partire quest’anno con i miei articoli sul blog di ADF per darvi suggerimenti e spunti di riflessione per migliorare il vostro rapporto con il mondo del lavoro. Per potervi aiutare a rispondere senza titubanza alcuna “Sì, amo il mio lavoro”.
Ho ripensato a cosa faccio quando incontro un nuovo coachee che mi dice di non amare il proprio lavoro e che a una domanda così diretta risponderebbe senza alcun dubbio “No, non lo amo”.
Chiedo sempre se a non essere amato è il lavoro in quanto tale, la professione, ciò che fa quotidianamente, quello che io definisco “contenuto” o se è l’azienda, lo studio, l’ufficio, il luogo nel quale spende la maggior parte delle ore di tutte le sue giornate, ovvero il “contenitore”.
Cosa lo infastidisce, lo invade, lo inquina fino al punto di credere di non essere adatto a questo o quel ruolo o a spingerlo ad affermare “Mi fa tutto schifo”?
Faccio questa domanda, sottolineando l’importanza della distinzione perché c’è una differenza enorme tra i due casi.
E’ da qui che dobbiamo iniziare quando non siamo felici, quando viviamo con costante malessere il nostro quotidiano, quando desideriamo scappare lontano e magari aprire un chiringuito su una spiaggia. È fondamentale individuare e capire la differenza, perché cambia nettamente il piano di azione che bisogna impostare, il tipo di cv che si deve scrivere, la visibilità che si vuole avere su linkedin, il network che si vuole coinvolgere e informare, l’analisi delle competenze e i percorsi formativi che si desidera affrontare.
Il vostro “biglietto da visita” non si compone solamente di etichette, job title, titoli di studio, conoscenze acquisite ed esperienza sul campo.
Il vostro miglior biglietto da visita siete VOI, totalmente consapevoli di ciò che siete e di chi scegliete di voler essere.
Se sentite di non amare il vostro lavoro perché siete insoddisfatti, fate fatica ad alzarvi dal letto al mattino, la domenica pomeriggio siete già in ansia perché sta per iniziare una nuova settimana lavorativa, allora il mio consiglio è quello di fermarvi, fare un bel respiro, non avere alcun tipo di paura ed essere sinceri con voi stessi.
Armatevi di carta e penna, ritagliatevi del tempo e iniziate a capire quale sia il baco e dove si sia nascosto.
In totale relax, seduti in un ambiente a voi confortevole, chiedetevi se tutto quel malessere che provate al lunedì mattina è determinato da quello che sapete di dover fare, dai compiti che dovrete svolgere. Rifletteteci, facendovi queste domande:
- Provate fastidio? Noia? Apprensione?
- Vi sentite inadeguati?
- Non vi piace quello che fate?
- Vi assale l’ansia solo all’idea di accendere il pc o di stare chiusi per ore in ufficio?
- Vi siete ritrovati seduti a quella scrivania e dopo anni non vi ricordate nemmeno più come mai e perché?
- Da piccoli sognavate di fare tutt’altro e poi vi siete persi nella landa desolata della “zona di confort” dalla quale sembra impossibile uscire senza farsi del male o deludere il mondo che vi circonda?
- O al contrario il vostro lavoro vi piace, lo fate con passione, anzi ritenete di avere molte più capacità, di lavorare al di sotto di esse e non capite perché in ufficio nessuno se ne renda conto?
- Sono le relazioni con i colleghi del vostro ufficio ad infastidirvi?
- O per caso la relazione con il vostro capo non è fluida e non lo riconoscete come responsabile?
- L’azienda per la quale lavorate non rispecchia i vostri valori?
Solo rispondendo con onestà a queste domande capirete se il problema riguarda ciò che fate, perché non vi rispecchia più o forse non lo ha mai fatto, perché è distante anni luce da voi, perché vorreste fare tutt’altro e impiegare diversamente il vostro tempo e le vostre energie.
E allora, in questo caso, il percorso da intraprendere sarà sicuramente più profondo.
Non basterà sistemare il vostro cv, il vostro profilo linkedin, riconnettersi con il mondo del lavoro, le società di selezione, gli head hunter e rimettersi in “pista” per cercare nuove opportunità.
Non sarà un semplice spostamento da un’azienda all’altra, un muoversi verso un altro “contenitore!, semplicemente alla ricerca di condizioni migliori.
Bisognerà capire chi siete, cosa desiderate, quali sono le competenze che avete e quelle che dovrete sviluppare e colmare, quali e quante opportunità ci sono effettivamente, fare comparazioni con profili simili.
Ma fidatevi, nulla è impossibile. Bisogna avere coraggio, tempo, pazienza e lavorare sodo.
E i vostri sogni prenderanno la forma che gli vorrete dare.