Purtroppo so bene che non è esattamente così che accade, anzi molto spesso le dinamiche quotidiane fanno sì che si creino fazioni e ognuna delle parti si senta un passo avanti rispetto all’altra e detentrice della capacità assoluta di vedere le cose dalla giusta prospettiva. E questo avviene per diversi motivi, uno fra tutti perché è più facile osservare “l’altro” con spiccato spirito critico. Vero anche, però, che quando tutto questo viene incanalato in un dialogo empatico e costruttivo, l’interscambio diventa arricchente… perfino quando mettiamo l’uno di fronte all’altro un manager irritato dai modi e dall’operato del proprio team e un dipendente frustrato per via delle dinamiche aziendali e del rapporto con il capo.
E nel riflettere sull’apparente inconciliabilità di questi punti di vista ho trovato uno spunto interessante in Seth Godin che nel suo libro Questo è il Marketing dimostra quanto oggi il marketing efficace si basi su empatia e fiducia. “Lo sfruttamento utilitaristico delle masse non funziona più. Il marketing – spiega Godin – ha molto poco a che fare con l’alzare la voce, il cercare di convincere con insistenza o con coercizione. È l’opportunità di servire. È alla ricerca di volontari non di vittime. Il marketing è l’atto generoso di aiutare gli altri a diventare ciò che cercano di diventare”.
E ancora: “Tutto è marketing. Anche il coordinamento di un team o la comunicazione con il tuo staff”.
Marketing e leadership: qual è il nesso?
Sappiamo bene che il mondo del marketing negli ultimi anni ha subito una vera e propria rivoluzione, oggi chi vende di più non è chi “urla” più forte le proprie qualità, ma chi ascolta di più e traduce in opportunità i bisogni del proprio potenziale cliente.
“Il marketing è la nostra ricerca per realizzare il cambiamento per conto di coloro che serviamo e lo facciamo capendo le forze irrazionali che guidano ognuno di noi”. Stesso principio vale per la leadership.
Ed ecco che diventa chiaro quanto l’approccio sanzionatorio non possa funzionare: mette le persone sulla difensiva, genere ansia, induce costantemente all’errore e, cosa ancor più grave, fa sì che le persone associno il cambiamento a una minaccia e non a un’occasione migliorativa. Ancora una volta la chiave ce la offre la vision comune capace di ispirare le persone ogni giorno e offrire loro un motivo per affrontare anche le difficoltà più grandi e i periodi peggiori. Una vision capace di innescare processi di cambiamento.
La domanda guida, nel marketing come nella leadership, è sempre la stessa: a chi serve quello che faccio?