Nell’ultima newsletter di AdF abbiamo affrontato il tema del lavoro ideale, il famoso lavoro dei sogni, chiedendoci se esiste oppure no. Di solito se ne discute in modo polarizzato: da un lato c’è chi vuole trasformare la propria passione in lavoro, dall’altro c’è chi tiene ben separati passioni e lavoro. Naturalmente non c’è una soluzione giusta a priori, c’è la soluzione giusta per ogni persona. Qualunque sia la posizione che ognuno di noi ha in merito e qualunque sia il ruolo che il lavoro assume nel nostro sistema valoriale, dovremmo evitare di svolgere un lavoro che detestiamo. Altrimenti finiremo per vivere la giornata lavorativa con sofferenza e sopportazione, aspettando che passi più in fretta possibile, confortati solo dal pensiero che, grazie a quel lavoro, potremo permetterci delle fughe dalla nostra realtà — viaggi, corsi, oggetti costosi e altre evasioni. Ho deciso di condividere con te 3 risorse molto diverse tra loro che possano stimolare una riflessione sul valore che dai al lavoro nella tua vita.
#1. Un film — Impiegati di Pupi Avati
Impiegati è un film del 1985, che trovo ancora molto attuale, nonostante l’età. Luigi è un ragazzo di provincia, fresco di laurea, che va a lavorare in una banca di Bologna. Qui incontrerà una serie di personaggi, con cui si relazionerà a vari livelli, e farà le sue esperienze. Al di là della storia in sé, che avrà un epilogo tragico, Impiegati è un film che racconta un disagio. Celebra la cultura italiana del posto fisso, ancora dura a morire, ed esalta come valori il prestigio e lo status, anche se il prezzo da pagare per averli è sentirsi vuoti dentro. Tra i personaggi, tutti a loro modo degli stereotipi, ci sono vari ruoli: c’è chi si annoia, chi esce sempre a bere il caffè, chi tratta male i clienti per nutrire la propria insicurezza, chi rimbalza tutte le risposte, e l’immancabile manager rampante anni ’80 che fa, da solo, il lavoro di tutti. Ogni giornata in banca finisce con l’aperitivo, ma quest’immagine di mondanità ostentata è solo una facciata. Una volta tornati a casa, bisogna fare i conti con lo sconforto, come a chiedersi: ma perché stiamo facendo tutto questo, che senso ha?
Impiegati, Pupi Avati (1985). Disponibile su Mediaset Infinity
#2. Un libro — L’importanza di essere amati di Alain de Botton
Per diversi anni, durante il Master in Coaching di AdF, ho tenuto una lezione dal titolo “Noi e il lavoro”. Partivo sempre da questo libro di Alain de Botton, che racconta la nostra evoluzione nell’attaccamento innaturale al lavoro. Il titolo in italiano è fuorviante, mentre il titolo inglese — Satus Anxiety — è molto più accurato. L’ansia a cui si riferisce de Botton è quella derivante dall’ossessione per lo status e la posizione sociale. È l’ansia causata dalla paura di non raggiungere l’idea di successo e di affermazione imposta dalla società. L’autore analizza le cause di questo fenomeno e, come nel suo stile, ipotizza soluzioni prendendo in prestito le idee di grandi pensatori e filosofi, di artisti e politici. L’amore a cui si riferisce il titolo italiano non è l’amore romantico ma è quello dello sguardo dell’altro, che è capace di influenzare notevolmente la considerazione che abbiamo di noi. Benché il testo non parli di lavoro, in senso stretto, aiuta a spiegare da dove nasce il nostro bisogno di apparire vincenti. Il lavoro è uno degli elementi dello status anxiety, tanto che siamo disposti a svolgerne uno che odiamo purché questo ci aiuti a ottenere l’approvazione esterna. In tal senso, credo che questo libro contenga molti spunti di riflessione.
L’importanza di essere amati, di Alain de Botton (2004), Guanda
#3. Una serie TV — Scissione
Severance, Scissione in italiano, è una serie TV che si basa su un concetto semplice: immaginare cosa succederebbe se potessimo scindere completamente la vita privata da quella professionale. In che modo? Attraverso un’operazione chirurgica. Nella serie, infatti, un’azienda chiamata Lumos impianta nel cervello dei suoi impiegati un microchip capace di provocare una scissione nei ricordi delle persone. In pratica, ogni impiegato della Lumos, quando è fuori dall’edificio dell’azienda, non ha memoria alcuna di tutto quello che avviene in ufficio. Allo stesso modo, quando è in ufficio, non ricorda nulla della sua vita personale. Dopo la scissione, durante l’orario di lavoro non ha alcun pensiero relativo alla sua vita privata. Non sa chi è, dove vive, se ha una famiglia. È come una persona diversa, scissa, appunto, dal suo omologo mondano. Indipendentemente da come si dipana la vicenda, Scissione fa riflettere sulle dinamiche aziendali e sulla necessità di portare chi siamo, con tutto il nostro bagaglio di esperienze — positive e negative — nel lavoro che facciamo.
Scissione (2022). Disponibile su Apple TV+