Ogni genitore nelle sessioni di Parent Coaching porta con sé le proprie paure e timori come:
- Chissà se sto facendo bene…
- Forse dovrei essere più severo?
- Magari poteri essere più permissiva.
- Come devo fare?
Il mio lavoro di Parent Coach non consiste nel dettare linee guida o intervenire nell’educazione, non posso dire se si sta facendo bene o se conviene cambiare direzione. Io aiuto il genitore a comprendere il suo ruolo e il rapporto con il figlio, a individuare quali possano essere gli ostacoli per un maggior equilibrio e fornisco informazioni che servono al padre o alla madre per decidere come agire.
Racconto un esempio che mi è capitato ultimamente per descrivere più chiaramente cosa fa un Parent Coach nello specifico e come funziona un percorso di Parent Coaching con me.
Mia figlia ha 11 anni e vuole il telefonino, cosa faccio?
Una cliente mi ha contattato chiedendo un consiglio su questo tema. Ecco come si è svolto il nostro percorso insieme.
- Abbiamo iniziato la prima sessione facendo domande sulla famiglia, sui due genitori, sui figli e sul loro rapporto. Quindi la prima sessione è stata di indagine per conoscere le dinamiche famigliari e scoprire i punti di forza della famiglia.
- Nella seconda sessione ci siamo concentrati sui valori genitoriali. Questa è una sessione molto importante, anzi fondamentale. Riflettere sui propri valori e su quelli che abbiamo intenzione di trasmettere come genitori, serve a fermarsi un minuto e a guardarsi senza filtri. Capita spesso che alcuni clienti ripetano in automatico una lista di valori che si rivelano poi non essere quelli che stanno trasmettendo ai figli o che non sono condivisi in toto da entrambi i genitori. A volte le parole si sono svuotate del loro significato originario perché nella vita quotidiana affrontiamo ogni giorno sfide e sensi di colpa che ci mettono continuamente in discussione. Spesso è più semplice un sì che combattere sfiniti. In questo caso serve scrivere nero su bianco i valori che desideriamo siano alla base del nostro modello di genitorialità e riflettere su come inserirli nella vita di tutti i giorni. E, tornando all’esempio iniziale, nella sessione con questa mamma abbiamo parlato di rispetto e trasparenza. Discutendo su questo punto sono emerse le paure della madre: ho timore che mia figlia non sappia usare i social in modo adeguato e che mi menta sull’utilizzo del cellulare.
- Nella terza sessione abbiamo affrontato queste paure e abbiamo fatto in modo che fossero collegate ai valori importanti che erano emersi. Ho fornito alla mamma una serie di informazioni rispetto a diverse app di controllo del tempo di utilizzo del telefono, le ho suggerito di comprendere lei per prima quali siano le app più utilizzate dai preadolescenti e adolescenti di oggi, i pro e i contro. E soprattutto ha scritto quello che secondo lei è importante che sua figlia comprenda rispetto alla fiducia che le viene data, regalandole il telefono.
Durante tutto il percorso, la madre ha condiviso con il padre (impossibilitato a partecipare alle sessioni perché i suoi turni di lavoro non coincidevano con la disponibilità della madre) le nostre riflessioni, le attività e gli esercizi assegnati e le letture consigliate.
Le attività assegnate ai genitori spesso vertevano sull’ascolto e il dialogo con la figlia, utilizzando tecniche di comunicazione che apparentemente possono sembrare banali, ma che risultano estremamente efficaci quando sono applicate avendo in mente soprattutto una cosa: ascoltare realmente quello che sta dicendo nostro figlio.
Se desideriamo che i nostri figli ci ascoltino, dobbiamo metterci noi nella condizione di fare altrettanto. A volte possiamo rimanere sorpresi di quanto siano allineati con i nostri valori più profondi.
P.S. i genitori hanno comprato il telefonino alla figlia stabilendo poche regole ma precise e condivise anche dalla ragazzina.