Si parla spesso di amore. Nei libri, nelle poesie, nei film e nei programmi TV. Non si parla mai del perdono, invece, che non è altro che una forma di amore molto profonda. Verso se stessi. “Il perdono è un’arma potente, perché libera l’anima e rimuove la paura” – diceva Nelson Mandela. Il perdono è un dono, perché viene offerto spontaneamente, senza che l’altro lo meriti, lo chieda o lo sappia.
In un momento storico come questo, segnato da una pandemia globale che sta tuttora mettendo sotto sopra l’economia e la società, il perdono è un’emozione – o meglio, una scelta – di cui potremmo avvalerci, liberamente e gratuitamente, per superare le difficoltà che ci sembrano invalicabili, partendo da quelle quotidiane.
Come perdonare se stessi o gli altri? Proprio come per tutte le ricette più riuscite, occorrono gli ingredienti giusti: auto-analisi, accettazione e una dose di coraggio.
Perdonare non è facile. È forse la cosa più impegnativa a livello emotivo che possiamo chiedere a noi stessi. Quando le cose sfuggono dal nostro controllo – siano esse un virus letale sconosciuto, un partner che smette di amarci, un genitore che non ci ascolta o un figlio che non ci parla – troviamo solitamente rifugio in quel terribile e buio porto sicuro (un ossimoro che si presta molto bene) chiamato senso di colpa.
Perdonare significa “lasciare andare”: qualcuno o qualcosa che ci tiene intrappolati in una condizione di sofferenza. In effetti, la capacità di perdonare ha molto più a che fare con il nostro stesso benessere che con quello degli altri. Il senso di colpa che, come cultura occidentale, abbiamo imparato a coltivare dentro di noi sin da bambini, ci rende schiavi delle nostre paure e ci impedisce di guardare oltre.
Quando non lasciamo andare, il risentimento, la rabbia e la paura vivono dentro di noi, e questo accade perché pensiamo che perdonare equivalga a dimenticare chi e cosa ci ha fatto soffrire. Al contrario, il perdono ci libera dalla stretta presa di quella sofferenza, e ci permette di vivere la nostra vita con più amore, empatia, comprensione e generosità. Attenzione: ciò non vuol dire che siamo costretti ad amare ed essere indulgenti con chi non ci rispetta. Perdonare vuol dire riuscire a comprendere a fondo il prossimo, vederne i limiti, le sofferenze e le paure, e accettare che il passato non può essere cambiato, e che l’unico aspetto su cui abbiamo controllo è il nostro stesso presente. Siamo noi a decidere cosa ne sarà del nostro rapporto con quella persona, indipendentemente da quello che c’è stato prima.
Perdonare non significa:
- Giustificare le azioni degli altri che ci fanno soffrire;
- Dire forzatamente “ti perdono” quando non ci si sente pronti;
- Dimenticare;
- Smettere di lavorare su se stessi e sulle proprie relazioni;
- Includere forzatamente qualcuno o qualcosa nella propria vita;
Il dottor Viktor Frankl, psichiatra e filosofo austriaco, sopravvissuto a ben quattro campi di concentramento nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale, ha parlato di perdono passando per il termine “colpa collettiva”. Per tutta la sua vita e carriera, Frankl si è schierato contro la teoria della colpa collettiva del popolo tedesco. In sostanza si poneva questa domanda: tutti i tedeschi del mondo, anche quelli nati dopo la guerra, hanno e avranno per sempre la colpa di quello che è successo al popolo ebreo a metà del Novecento? Fino ai nostri giorni, il pensiero di Frankl ha fatto riflettere e dibattere molti studiosi sulla tentazione di utilizzare la nozione di colpa collettiva contro tutti i membri di vari gruppi (etnici, religiosi, politici ecc.). La colpevolezza di un’azione collettiva dà origine ai pregiudizi, i quali s’innestano in noi insieme alle radici della nostra identità, e non fanno altro che esacerbare ciò che già può essere definita una situazione socialmente difficile. Insomma, di nuovo, perdonare è sinonimo di lasciare andare.
Ora, non si sta parlando di politica, guerra o personaggi storici. La riflessione che possiamo fare insieme è questa: come concedere a noi stessi (e agli altri) il perdono per fare la differenza nelle nostre vite? Se andiamo avanti a tenerci aggrappati alle nostre credenze, ai pregiudizi, alla “colpa collettiva” e a ciò che ci è successo in passato, non riusciremo a cogliere il cambiamento che abbiamo davanti agli occhi. Perdonare un fratello per non esserci stato vicino come avremmo voluto; perdonare un amico che ha tradito la nostra fiducia, o un genitore che non ha provato a capirci quando ne avevamo più bisogno; perdonare un insegnante che non ha creduto in noi e nei nostri sogni. Ciascuno ha la propria storia, ma quello che è stato ieri non combacia necessariamente con la realtà di oggi.
Il perdono è una scelta individuale, un atto di coraggio e di amore verso se stessi. Sì, perché accettare il passato così com’è, senza cercare ostinatamente di modificarlo, è il primo passo per agire in direzione di un futuro libero. Perdonare qualcuno vuol dire prima di tutto avere il coraggio di perdonare se stessi.
Perdonare significa:
- Lasciare andare il senso di malessere;
- Concentrarsi sul proprio benessere;
- Fare un atto d’amore verso se stessi;
- Avere più consapevolezza di sé, del mondo circostante e delle proprie relazioni;
- Guardare oltre le apparenze, i pregiudizi e le credenze;
- Avere coraggio;
- Vivere il presente, lasciando andare la presa sul passato;
- Avere una vita più ricca;
- Sperimentare più amore.
COME METTERE IN ATTO IL PERDONO
- Accetta che la vita accade, non si programma, e non esiste controllo su di essa. Accogli liberamente le emozioni che senti, non scappare, affrontale e vivile fino in fondo. Per riuscire a lasciare andare qualcosa, devi averlo prima reso tuo.
- Porta l’attenzione sulle emozioni che hai provato. Che cosa hai imparato da quest’esperienza? Di te, degli altri, del mondo? Dei tuoi bisogni, desideri, sensazioni? Non solo sei sopravvissuta a quel dolore, ne hai anche tratto qualcosa di davvero importante per te stessa. Questa è la conseguenza su cui vale la pena concentrarsi.
- Ora, pensa all’altra persona. Siamo tutti imperfetti. Lui o lei ha probabilmente agito secondo quelli che sono i suoi limiti, le sue credenze, i suoi valori, come essere umano. Quando tu ti sei sentita ferita, quella persona stava cercando di soddisfare un Suo bisogno. Non devi giustificarla, ma solo comprendere che il suo sentimento è umano tanto quanto il tuo.
- Decidi se dire all’altra persona “ti perdono”. Non è necessario, se non te la senti. Perdonare non passa solo da queste due parole. O meglio, non prima di averle dette a te stessa. Scrivi una lettera indirizzata a te, metti nero su bianco il tuo perdono, e vedi cosa accade dentro di te. Non dimenticherai mai cosa è successo, ma una volta profondamente accettato che non puoi cambiarlo, sarai in grado di prenderti cura di te in futuro. E allora, forse, ti accorgerai di aver perdonato anche l’altro.