Non ho mai avuto paura dei mostri che si aggiravano furtivi sotto al letto o nell’armadio quando faceva buio. Avevo invece paura delle ombre che la luce, filtrando dalla finestra della mia stanza, proiettava nell’oscurità. Ci vedevo figure della mia personale mitologia, con bocche enormi e pance piene di bambini come me. Era una paura legata alla ninna nanna dell’uomo nero “che ti tiene un anno intero”, che trovo inquietante ancora oggi.
Da dove nasce la paura?
La paura è la risposta emotiva a una possibile minaccia reale o percepita. È una delle sei emozioni primarie o universali: accomuna tutto il genere umano e molte specie del mondo animale. Secondo Darwin la paura esiste da sempre, è un fattore genetico che si manifesta con sintomi fisici inequivocabili: occhi sbarrati, bocca spalancata, udito allertato, tachicardia, respiro affannoso o, al contrario, apnea. Sono tutte reazioni istintive che servono lo scopo primario della paura: la sopravvivenza. Di fronte a una minaccia esterna, infatti, il nostro corpo va in modalità automatica e l’istinto ha il sopravvento. Cosa succede a questo punto? Si innesca il cosiddetto “fight-or-fly response”: lottare o darsela a gambe. Dipende tutto dall’adrenalina. Gli scary movie basano le loro trame su questo principio: l’eroe e il fifone non fanno altro che mostrare una risposta emotiva a una paura.
Si fa presto a dire paura e coraggio
Se è vero che l’homo sapiens-sapiens doveva difendersi dai vari predatori, è altrettanto vero che i tempi sono un po’ cambiati e che difficilmente ci troveremo nella condizione di dover affrontare una belva inferocita. Le minacce esterne oggi sono diverse eppure, nella nostra percezione, la paura ha lo stesso peso che aveva per i nostri antenati. Ma quanti tipi di paura esistono? Paura è un termine generico che ingloba tante sfumature di una stessa emozione-madre. C’è il timore, la preoccupazione, l’angoscia, l’ansia, il terrore. La paura di massa può sfociare nel panico, le paure che diventano un loop si trasformano in paranoie, le paure sproporzionate rispetto a un reale pericolo sono identificate come fobie.
Ogni giorno ci misuriamo con diverse paure, che possono essere concrete o irrazionali. Quelle concrete sono legate ai ricordi, a esperienze di vita vissuta: se da piccola mi sono bruciata la mano, è possibile che io abbia paura del fuoco. Quelle irrazionali sono legate, invece, al futuro, a un’eventualità che potrebbe avverarsi o meno, ma che ci crea comunque un reale disagio. Le paure si trasmettono nel DNA ma, più frequentemente, sono culturali: ci vengono insegnate, le apprendiamo dal nostro ambiente.
A cosa serve la paura?
- Tira fuori il coraggio. La paura è considerata un segno di debolezza. “Non aver paura” o “Devi essere coraggioso” sono moniti che ci vengono ripetuti fin da piccoli. Ci viene insegnato che è sbagliato avere paura, che la paura va combattuta, coltivando il suo diretto antagonista: il coraggio. Ma la paura è la condizione sine qua non per far emergere il coraggio: senza una paura da affrontare, il coraggio non avrebbe ragione di esistere. È la manifestazione della paura a chiamare in causa e legittimare il coraggio.
- È uno strumento del cambiamento. Spesso l’ostacolo al cambiamento è la paura di compiere un’azione di rottura, fuori dai nostri schemi. La crescita personale presuppone l’ampliamento dei nostri confini e l’espansione dei nostri orizzonti. Quando sfidiamo le nostre paure, compiamo delle azioni nuove, che vanno verso il cambiamento. In questa fase la paura ci indica quali sono gli ambiti della nostra vita che meritano maggiore attenzione. Ci può, inoltre, motivare a innescare cambiamenti positivi nella nostra quotidianità.
- Funziona da navigatore. Se non lasciamo che la paura ci paralizzi nel vivere le nostre vita, essa può farci da guida, aiutandoci nelle scelte. Il problema non è la paura in sé, ma come reagiamo alle nostre paure. Se per noi la paura è un nemico da annientare, ci perdiamo la possibilità di decifrare il messaggio che ci sta comunicando. La paura ci racconta sempre qualcosa di noi. Quando decidiamo di farcela alleata, anziché combatterla, le diamo la possibilità di insegnarci qualcosa.
Come si può integrare la paura?
Una volta stabilito che non siamo in pericolo di vita e che non siamo in presenza di una fobia, possiamo provare a integrare la paura, in modo che non sia più un ostacolo. Come?
- Facendoci le giuste domande. Cosa vuole insegnarmi? Quale bisogno mi sta mostrando? Cosa mi racconta di me?
- Cambiando punto di vista. La paura spesso cela altre emozioni che evitiamo di sentire. Indagare quali potrebbero essere queste emozioni può bastare a smantellare la paura.
- Smascherando le convinzioni che stanno alla base. Molte delle nostre paure sono culturali, ci vengono inculcate. Comprendere a quali convinzioni limitanti risponde la nostra paura aiuta a razionalizzarla e, di conseguenza, a limitarne l’effetto.
Ora che sono adulta non ho più paura dell’uomo nero, le mie paure sono legate soprattutto a variabili che non posso controllare. Ho paura che i miei progetti non si realizzino e anche che diventino realtà. E per me la paura, in questi casi, è una benedizione, mi indica che mi sto addentrando in un campo sconosciuto, dove tutto è ancora possibile ed è affidato alla mia responsabilità. So che avere paura è normale, perché essa mi indica quanto sono grandi i miei sogni. E forse è per questo che non ho più paura di avere paura.