L’importanza del divertimento, anche nei periodi bui

A insegnarmi l’attitudine al divertimento è stata Athena, il mio cane. Ogni giorno, a un certo punto della mattina e del pomeriggio, viene alla scrivania dove sto lavorando e mi sputa ai piedi uno dei suoi pupazzi. Poi mi guarda con aria di rimprovero, come a dire “umana, è ora di giocare”, e non mi molla fino a quando non mi alzo e comincio a rincorrere lei e il pupazzo per tutta la casa.

Il beneficio immediato per me è che, dopo quei dieci minuti di gioco e divertimento, torno alla scrivania corroborata e con l’umore alle stelle e questo ha un effetto positivo anche sulla mia produttività. Athena è una guru in fatto di divertimento. Potresti obiettare che è un cane: cosa ne sa lei dei problemi, micro e macro? Mica si deve preoccupare delle bollette da pagare, delle emergenze sanitarie, di tutte le beghe quotidiane! Lei ha letteralmente la pappa pronta, ovvio che la sua unica occupazione sia il gioco! In realtà, Athena è una maestra perché vive nel qui e ora ed è capace di dare il giusto valore a ciascun momento.

Cos’è il divertimento e perché è importante

Nel suo etimo, il verbo divertire deriva dal latino “de”, che indica allontanamento, e “vertere”, che significa volgere altrove. Designa l’atto di spostare l’attenzione da qualcosa, la capacità di guardare da un’altra parte per un breve lasso di tempo, pur restando ben piantati nella realtà. Il divertimento non è un’astrazione, non ci porta in una dimensione illusoria o fantastica. È il momento della leggerezza, che segna il bisogno di fare una pausa dal nostro vissuto e prendere una boccata d’aria. È il momento in cui mi alzo dalla scrivania e rincorro il mio cane per dieci minuti, ma poi torno a lavorare. Associamo il divertimento alla risata, al gioco, a quello che nell’immediato ci dà piacere. Il divertimento è un sollievo effimero, che può durare il tempo di un sorriso, ma è indispensabile: ci regala spensieratezza e buonumore. Inducendoci a guardare altrove, ci ricorda che la realtà non è solo quella che abbiamo sempre sotto gli occhi. 

I benefici di divertirsi

Secondo diversi studi scientifici, divertirsi ha un sacco di benefici sulla nostra salute fisica e mentale. Aiuta, tra le altre cose, a:

  • abbassare i livelli di stress
  • mettere in circolo gli ormoni della felicità
  • relazionarsi meglio con le altre persone
  • imparare in modo più veloce
  • dormire sonni tranquilli
  • nutrire la creatività

Se ne deduce che, quando ci divertiamo, stiamo bene fisicamente e siamo in grado di ragionare in modo più focalizzato. Ed è proprio ciò di cui abbiamo bisogno nei momenti bui, quando la tendenza a incupirci e a lasciarci travolgere dall’angoscia ci impedisce di analizzare le situazioni in modo oggettivo. Non dico che divertirsi sia la soluzione a tutti i problemi ma può di certo portarci sprazzi di serenità di pensiero — e di lucidità.

Il divertimento è fonte di gioia

Quando ci divertiamo, proviamo gioia, una delle emozioni che ci danno una sensazione di benessere immediato. La gioia è anche un’emozione che ci fa sperimentare il mondo in modo nuovo, ci rende capaci di avere uno sguardo — proprio quello che abbiamo rivolto altrove — più fiducioso. Quello sguardo influenza positivamente anche i nostri pensieri e, in generale, il nostro approccio. Anziché andare alla ricerca della mediocrità, del cinismo, delle macerie, ci concentriamo sulla bellezza, sull’altruismo, sulle fondamenta. La tristezza, considerata l’emozione opposta della gioia, chiude lo sguardo su un orizzonte limitato, dove le possibilità si riducono al minimo. La gioia, invece, allarga il panorama, ci fa scorgere opportunità dove vedevamo solo limiti. Questo non vuol dire che la gioia ci rende miopi o che ci fa vedere tutto rosa. Siamo capaci di cambiare il nostro sguardo perché è il nostro sentire di base che cambia: nutriamo la speranza. Ecco perché abbiamo bisogno della gioia che deriva dal divertimento proprio nei momenti che ci sembrano più bui: per poter immaginare come possiamo uscire dalle difficoltà e coltivare uno sguardo lungimirante.

Il problema del giudizio

Da bambini sapevamo fare un sacco di cose divertenti che, con il passaggio all’età adulta, abbiamo disimparato. Cose come giocare, essere curiosi, annoiarci (sì, anche annoiarsi è un modo di “guardare altrove”). Diventando grandi ci è stato insegnato che ci sono un tempo e un luogo appropriati per ogni attività, che giocare è una prerogativa di bambini e animali da compagnia, che ridere in modo aperto è sconveniente, che la vita e il mondo sono pieni di problemi e c’è ben poco da stare allegri. Così, abbiamo confinato il divertimento in momenti precisi e occasioni socialmente consone: partecipare a feste o spettacoli, passare una serata con gli amici, guardare un film dopo il lavoro.

Applichiamo al divertimento il giudizio, uno stigma che ci fa sentire in colpa se ci scappa da ridere in una situazione seria, quando ci si aspettano rigore e aria contrita. Certo, se pensiamo a tutti i mali del mondo, come facciamo a divertirci? Sembra quasi immorale. Se però sospendiamo il giudizio, ci rendiamo conto che, in quanto esseri umani meravigliosamente complessi, possiamo essere consapevoli di ciò che succede intorno a noi e, al tempo stesso, trovare uno spazio individuale per “distogliere lo sguardo” in cerca di ristoro e di soluzioni creative. Se ci lasciamo condizionare dal giudizio sul divertimento, la nostra realtà si appiattisce e noi perdiamo il potere di agire su di essa.

Come portare il divertimento nella tua vita

Se divertirti nella vita di tutti i giorni ti crea imbarazzo o se non sai come farlo, perché gli impegni della giornata sono sempre troppi e ti risucchiano in un buco oscuro, ho qualche semplice suggerimento per te.

  1. Parti da una lista. Comincia facendo un elenco di tutto ciò che ti diverte, in senso ampio. Quindi includi ciò che ti dà gioia, che ti fa star bene, che ti alleggerisce. Non pensare solo ad azioni impegnative da mettere in pratica, come fare un viaggio, ma concentrati sulle microazioni. Per esempio, fare una passeggiata nella natura, guardare una serie TV, preparare il tuo piatto preferito, accendere una candela profumata mentre lavori. La tua lista deve avere almeno 30 voci. Se ti mancano idee, chiedi agli amici, cerca sui social, prendi spunto intorno a te.
  2. Attiva un promemoria. Io ho la fortuna di avere Athena che mi ricorda due volte al giorno le mie pause divertimento. Se non hai un cane invadente, potresti mettere una sveglia come promemoria e dedicare un po’ di tempo a una delle voci della tua lista. Lo so, ci sono giornate infernali, in cui l’ultimo dei tuoi pensieri sarà il divertimento e andrà bene così. Tutto comincia con un’abitudine. Il promemoria ti serve proprio a questo: a ricordarti che, se vuoi, hai la possibilità di mollare quello che stai facendo e rivolgere lo sguardo altrove per qualche minuto. Non si tratta “solo” di fare una pausa ma di usare quella pausa per sentire il tuo corpo che si ricarica di energia positiva con una risata, con un gioco, con la gioia.
  3. Abbandonati al divertimento. “Come passa il tempo quando ci si diverte!”, recita un famoso adagio. È vero: la percezione del tempo cambia quando siamo in uno stato di leggerezza e possono trascorrere ore senza che nemmeno ce ne accorgiamo. Quando succede, abbandonati al divertimento senza sensi di colpa. Sono talmente pochi i momenti in cui ti concedi di divertirti, che puoi fare uno strappo ogni tanto. Tornerai alla tua vita di sempre con un’energia rinnovata, avrai idee nuove e un entusiasmo rinvigorito.

Al di là di tutto, io credo che la vita vada celebrata, sempre, finché ce n’è. E divertirsi è un buon modo per farlo. Essere felici è un diritto che va esercitato il più possibile. Se non sai come fare, dai un’occhiata al corso online Felice adesso. E che il divertimento abbia inizio!

Giovanna Martiniello

Autore: Giovanna Martiniello

Sono un’introversa ipersensibile con la passione per le storie. Ho l'inquietudine tipica di chi è vissuto a lungo su un suolo vulcanico. Vivo in collina ma non potrei stare senza la città. Nel 2017 ho frequentato il Master in Coaching di Accademia della Felicità, ho mollato il posto fisso e mi sono abilitata come coach. Mi occupo di scrittura autobiografica per la comunicazione, integrando la metodologia del coaching nelle mie competenze di scrittura.

Commenta l'articolo

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *