Vivo in un piccolo paese della Pianura Padana, cresciuta da una nonna nata in un altro secolo, che amava molto i proverbi e i detti; il suo preferito era “Da un pero non nasce una mela” (come dire che ognuno è figlio dell’ambiente e della famiglia in cui cresce). Il tono era ironico, ma il proverbio suonava cupo come una sentenza e io ne conoscevo con grande chiarezza l’origine: il patrimonio orale delle persone del mio paese, che le avevano trasmesso episodi e aneddoti, capitati ad altre persone, decenni, forse secoli fa. All’interno della suggestione dell’oralità si celano condizionamenti che abbiamo imparato da bambini e conserviamo, profondamente radicati dentro di noi, senza ricordarcelo. Proprio perché non ce ne ricordiamo, ci capita di essere fedeli a certe convinzioni, senza chiederci da dove nascono, come le abbiamo costruite. Non stiamo parlando di convinzioni lampanti e scontate, che la maggioranza delle persone riconoscono come distruttive e false, ma di quelle idee contaminate che non riusciamo a riconoscere come negative. Sono difficili da individuare, alcune fanno parte di noi da anni e, a volte, ci definiscono come persone. Alcune delle nostre false convinzioni sono in parte vere, o non del tutto errate, ma le verità parziali sono spesso, di fatto, le più pericolose.
Ho riascoltato il proverbio amato da mia nonna alcune settimane fa durante una colazione con una mia cara amica. Mi raccontava del figlio, della classe che frequenta, mentre mi citava i nomi di alcuni compagni di classe, figli di persone che entrambe conosciamo da tutta la vita e mi ha detto: “Ha degli atteggiamenti provocatori, ma d’altronde, ti ricordi di suo padre, no? Da un pero non nasce una mela”. In quel momento mi è venuta l’idea di scrivere questo post e ho convocato alcune amiche per un esperimento, dichiarando solennemente che avevo bisogno del loro aiuto per il mio tirocinio di coaching. Come ogni esperimento che possa dichiararsi tale, abbiamo scelto di utilizzare il metodo scientifico sperimentale, giocando alle scienziate delle idee contaminate per una sera.
La mappa delle idee contaminate
- Osservazione della realtà:Ognuno di noi afferma di conoscere alcune persone aperte e brillanti, professionisti intelligenti e informati, ma che permettono a credenze e idee nocive di complicare le loro relazioni, di minare la loro autostima, di essere frustrate. Abbiamo condiviso la percezione di essere, noi stesse, vittime di pregiudizi e convincimenti negativi, che non ci permettono di vivere con maggior leggerezza e serenità. Intorno a noi circolano molte sciocchezze e informazioni errate, ed è facile perdere di vista la realtà e rimanere intrappolate in modelli e schemi limitanti.
- Domanda:Come possiamo eliminare dalla nostra vita le idee contaminate e i convincimenti negativi che ci appesantiscono e ci portano a complicare le nostre relazioni?
- Ipotesi:Abbiamo valutato che, per eliminare le idee tossiche che influenzano la nostra percezione della realtà, sarebbe utile scriverle, riconoscerle, percepirle con chiarezza, avvertirle quando si presentano alla nostra mente;
- Esperimento:Elenchiamo tutte le false convinzioni che ricordiamo, che sentiamo nostre o che abbiamo ascoltato, che ci sono state narrate, attraverso proverbi e consigli, che ci perseguitano da sempre, senza averne avuto la consapevolezza. Ecco l’elenco delle nostre idee contaminate:Sfogarsi fa bene;
– Se qualcuno mi ama davvero, deve sapere quello di cui ho bisogno;
– Se chiedo scusa, il problema è risolto;
– Quando seguo il mio istinto non sbaglio;
– Tutto andrà a posto da solo;
– Se non faccio almeno un po’ di fatica, non mi godo il risultato;
– Ogni promessa è un debito;
– Amare significa mettere gli altri al primo posto;
– L’ultimo a parlare ha sempre ragione;
– Un bel gioco dura poco;
– Se non lavori duramente non ottieni nulla di valore;Proseguiamo l’esperimento scegliendo ognuna un paio di idee contaminate e stabiliamo di allenarci per quindici giorni a individuare, ogni volta che si presentano, i condizionamenti legati a quel pensiero. - Raccolta dei dati:La raccolta dei dati ha mostrato che il convincimento 2 (Se qualcuno mi ama davvero, deve sapere quello di cui ho bisogno) è la falsa credenza che si è manifestata più spesso nei quindici giorni di osservazione; abbiamo messo in atto il condizionamento negativo non solo nei confronti dei nostri compagni e mariti, ma anche delle nostre madri. Possiamo esplicitare così il pensiero più ricorrente: “Dovrebbe sapere ciò che voglio e mi fa piacere. Se devo spiegarglielo, allora c’è qualcosa che non va nel nostro rapporto”.
- Conclusioni:Le persone che si vogliono bene e che hanno un forte legame, spesso imparano a interpretare le reazioni dell’altro con precisione; non ci si può tuttavia aspettare che una persona ci legga nel pensiero. Ciò che ci distingue dagli animali è proprio questo: la capacità di comunicare pensieri e sentimenti complessi con il linguaggio. Esplicitare con chiarezza ciò che desideriamo ci porta a pensare che l’altro non ci osservi, non ci ascolti come vorremmo, ma è nostra responsabilità insegnare agli altri come andare d’accordo con noi. Individuare le nostre idee contaminate, le false credenze, i convincimenti negativi è complesso perché esse ci appartengono e sono profondamente radicate in noi.
Vuoi costruire la mappa delle tue idee contaminate?
Prendi l’elenco delle undici false credenze di questo post, aggiungi i proverbi, i consigli e i detti che pensi ti abbiano maggiormente condizionato, mescola bene il tutto e stampa tre copie dell’elenco. Chiedi quindi a tre amici che ti conoscono da tempo di indicare le idee contaminate che più spesso hanno visto in te.
Quanto combaciano le percezioni che gli altri hanno di te con la percezione che hai di te stesso?