È troppo tardi, è troppo presto, non ancora, ci penserò a tempo debito, non è il momento…
I nostri discorsi sono pieni di espressioni legate al tempo. Quelle che ho citato sono solo alcune tra quelle che tiriamo in ballo quando il tema è la cura di noi stessi o lo sviluppo dei nostri sogni.
È come se, pur riuscendo a visualizzare con sicurezza la via per migliorare la nostra vita e dare voce alle nostre passioni, abbiamo difficoltà a collocare nel tempo il momento giusto in cui iniziare a farlo.
Così moltissimi progetti di vita si arenano allo stato embrionale del sogno, mentre la vita va avanti e il momento giusto sembra non arrivare mai.
Perché non stabiliamo con precisione il tempo del cambiamento?
La radice di questo fenomeno è nell’educazione e nella nostra stessa cultura. Da piccoli ci insegnano che “saper aspettare è la virtù dei forti” e anche che dobbiamo guadagnare con la sofferenza il diritto alla nostra soddisfazione.
Sappiamo che la capacità di controllare i nostri impulsi e post-porre il momento della gratificazione è una dote che ci rende tenaci e ambiziosi. Una capacità preziosissima da mettere in campo nel momento opportuno.
Da mettere in campo! Appunto, non da tenere sedata in un cassetto chiuso a doppia mandata!
Quando si tratta di noi e della nostra realizzazione tendiamo a rimandare all’infinito il momento di partire. È come se dovessimo meritarci con l’attesa il privilegio di lavorare sulle nostre passioni. O, al contrario, come se stessimo scontando il peccato di aver perso nel nostro passato l’unico (supposto) attimo buono per stare dalla nostra parte!
Come scardinare questo meccanismo? È troppo tardi, è troppo presto, non ancora, ci penserò a tempo debito, non è il momento… sono le espressioni giudicanti che ci inchiodano all’indefinitezza temporale.
Iniziamo a chiederci: Quando è il momento giusto? E sforziamoci di formulare una risposta che contiene una data. Togliere il nostro sogno dal pericoloso universo dell’indeterminatezza significa trasformarlo in qualcosa di reale, un progetto.
La clamorosa trappola del “tempo giusto”
Siamo abituati a pensare che certe attività e certe esperienze sono legate a momenti definiti della vita. Si studia da giovani, nella maturità si gode del successo delle nostre fatiche, da anziani ci si riposa.
Già, ecco uno schema (pre) definito che soddisfa i requisiti di un tempo storico che non è quello che viviamo, anche se concettualmente è ancora profondamente radicato nella nostra mente.
I tempi incerti in cui ci muoviamo e un’aspettativa sempre maggiore alla soddisfazione personale hanno scompaginato le carte. Se è vero che alla soglia dei 40, dei 50 o anche oltre ci troviamo ad affrontare un percorso “cambio vita”, è altrettanto vero che chissà quante volte ci chiederemo e ci chiederanno di rispondere alla domanda “non è un po’ tardi?”.
Procedere per il risultato
Qual è il modo migliore per trasformare i nostri sogni in progetti?
- Fissiamo la data di kick off (ovvero il momento del calcio d’inizio) e la dead line (la data di fine progetto).
- Concentriamoci sugli obiettivi
- Pianifichiamo le attività con attenzione e rigore
- Seguiamo la tabella di marcia senza rimandare gli impegni
- Nel momento in cui affiorano i dubbi, ricordiamoci dei benefici che arriveranno
- Nel momento in cui sentiamo la stanchezza, non cadiamo nella trappola di pensare che è dovuta all’età (o al momento sbagliato). Pensiamo che la nostra esperienza ci darà gli strumenti per fare ogni cosa meglio, in modo più efficiente e con la logica vincente del “buona la prima!”.
Coltivare il talento da adulti ha un sapore di completezza che difficilmente da giovani si riesce ad apprezzare. Da giovanissima ho fatto molto teatro, ho seguito scuole prestigiose ma quello mi mancava era la consapevolezza di poter essere il motore del mio percorso. Come molti compagni mi sono persa per strada. Ho messo i miei talenti in un cassetto perché ho creduto che fosse ormai troppo tardi per realizzarli.
La vita scorrendo mi ha rafforzato, completato e reso determinata! Ora sono pronta a utilizzare gli stessi talenti per un progetto diverso, che ora ho la consapevolezza di non voler lasciare perdere!
Un mio Maestro di teatro sosteneva che le scuole per attori si dovrebbero frequentare a quarant’anni non a 17, perché solo vivendo si possono sperimentare le emozioni che dobbiamo rappresentare sul palco.
Quindi, sei pronto a dare il via al tuo talento?