Come trasformare i tuoi sogni in progetti

I sogni sono desideri che partono dal cuore

I sogni sono desideri… Cantava così Cenerentola nel primo film di Walt Disney, uscito nelle sale nel 1950. La versione italiana della celebre colonna sonora, però, ha tradotto in modo parziale il titolo della canzone inglese A dream is a wish your heart makes, ossia “Un sogno è un desiderio che il tuo cuore produce”. 

In quest’ultima parte della frase c’è un dettaglio importante: il cuore. E per trasformare i nostri sogni in progetti, è necessario imparare a riconnetterci con esso.

Riappropriati di ciò che è tuo

Spesso pensiamo che ciò che bramiamo, che vediamo così irrealizzabile da sembrarci un sogno, sia qualcosa di esterno, di lontano da noi, che arriva come i messaggi onirici, che si spera rendano le nostre notti d’oro.

I nostri sogni, ossia quelli che consideriamo desideri irrealizzabili, sono nostri ed è riappropriandoci di questo aggettivo che possiamo iniziare a metterli a terra. Nel senso migliore del termine, cioè per renderli realizzabili, come progetti di vita, non più materia effimera su cui soffermarsi con il pensiero solo per sospirare. 

È meglio però come al solito partire per gradi e non aver timore a chiedere l’aiuto di un coach professionista o di un coach tirocinante in formazione se il solo pensiero di trasformare un desiderio in azione ci sembra una pretesa assurda. O una missione impossibile.

Ascolta (davvero) il tuo cuore

Può sembrare una frase banale, ma l’ascolto attivo va praticato non solo verso gli altri, ma innanzitutto verso se stessi. Ascoltarsi attivamente è il primo passo per capire davvero quali soni i nostri sogni. Quelli che abbiamo iniziato a cullare fin da quando eravamo bambini, o quelli che sono comparsi dopo che abbiamo incontrato una persona, un Paese o una nuova disciplina. 

Ascoltarsi è l’unico modo per fare ordine e avere il coraggio di ammettere prima di tutto con se stessi se quel sogno – fosse il diventare medico o il comprare la casa vista lago – è, o era, davvero nostro. O se qualcuno lo ha desiderato così tanto per noi che, alla fine, ci siamo sentiti in obbligo di adottarlo e viverlo come un nostro reale desiderio, quando invece di fatto non lo è. Perché non è autentico.

A wish your heart makes”, cantava Cenerentola in inglese. E il tuo di cuore che desideri “fa”? Attenzione: “fa” voce del verbo fare, non “ha”, voce del verbo avere. Il cuore, infatti, come il nostro Io Autentico produce ciò che sa che ci fa stare bene. Se poi noi certi “prodotti” li mettiamo in soffitta, o li lasciamo ricoprire dalla polvere dalla vita è un’altra storia.

Diventa la tua priorità

Capito che cosa veramente si desidera, non resta che metterlo in pratica… e qui nasce il vero problema.
Perché se anche si è consapevoli di ciò che si vuole autenticamente per se stessi, poi si riesce sempre a trovare una scusa per non mettersi alla prova. “Manca il tempo – ci sono i bambini da andare a prendere – non ho i soldi – sono troppo preso dal lavoro”: sono solo alcune delle frasi dietro cui ci si nasconde per non prendere in mano la nostra più profonda volontà. 

Per superare questo gap non serve aspettare che i figli crescano o che il lavoro diminuisca, perché tanto arriverebbero altre urgenze che sarebbero sempre più importanti di noi. E dei nostri sogni.

Ecco perché, per trasformare i propri sogni in progetti, considerare se stessi come una priorità è un obbligo. I nostri desideri profondi non sono secondi a nessuno, neppure a quelli del cliente più importante. Lo possono essere in un frangente, in una riunione, ma non per tutta la vita. Mettere in agenda i nostri desiderata intimi, concedendosi ogni giorno uno spazio, anche piccolo, è il primo gesto di self love che alla lunga diventerà non solo vitale, ma indispensabile. E soprattutto progettuale.

Impara a usare il potere dei tuoi desideri

Uno studio, pubblicato sulla rivista medica Journal of experimental Child psychology ha dimostrato quanto i nostri desideri influenzino ciò in cui crediamo fin da quando siamo bambini.

L’esperimento sul wishful thinking

Lo studio riporta un esperimento che ha coinvolto 77 bimbi in età prescolare, i quali dovevano indovinare quale tra due contenitori venisse estratto: in uno c’era un giocattolo nell’altro tre giochi. Avevano otto possibilità, ma in quattro di esse era stato detto loro che avrebbero potuto tenere i giochi estratti. In questi ultimi quattro tentativi i bimbi erano più propensi a prevedere che sarebbe stato estratto il contenitore con più giochi, perché avevano il desiderio di vincerne tre. Mentre quando non poteva portare a casa nessun gioco dicevano che le probabilità erano le stesse di pescare l’uno o l’altro. 

Naturalmente, da un punto di vista matematico, le probabilità erano sempre identiche, 50 e 50 per ciascuno contenitore di giochi, ma l’esperimento è utile per capire come i desideri servano a modificare anche le nostre aspettative. Desiderare di vincere tre giochi porta a fare previsioni più ottimistiche, e pensare positivo aiuta a vivere positivo.

Lo studio sopra riportato è un test sul wishful thinking, questo pensiero di desiderio e di speranza è un atteggiamento che nei bambini è innato. Loro sono convinti che qualcosa accadrà perché lo desiderano tanto, al di là del fatto che la statistica o la realtà sostengano che non è possibile. O poco probabile. Da adulti ci dimentichiamo del nostro wishful thinking o “pensiero desideroso”, ma anche Cenerentola da più di 70 anni ci ricorda cantando che:

Abbi fiducia nei tuoi sogni e un giorno

Il tuo arcobaleno arriverà sorridendo

Non importa quanto il tuo cuore sia addolorato

Se continui a crederci

Il sogno che desideri diventerà realtà

 

E lei alla fine ebbe il suo “Felici e contenti”!

Autore: Valentina Speranza

Sono giornalista professionista e mi sono quasi sempre occupata di salute. «Perché la salute?» «Perché cosa c’è di più importante di stare bene» rispondevo a chi 20 anni fa era stupito che sui giornali “seri” si potesse scrivere di benessere. Stare bene con se stessi, con gli altri. Nel corpo e nella mente. Sono questi gli argomenti di cui scrivo per varie testate nazionali. Sempre grazie a questi temi mi sono avvicinata al Coaching e, sempre per la ricerca di BenEssere, nutro da anni una grande passione, quella per i fiori. No, non in vaso, in boccetta: i Fiori di Bach. Loro, con le brioche alla crema, sono il mio porto e il mio mare. Perché dimenticavo, amo molto viaggiare. Non solo con la mente.

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