Il perfezionismo è una forma di auto-sabotaggio
“Fatto è meglio che perfetto”: avrai di certo sentito questa espressione un milione di volte. Nell’ambito della crescita personale e del business coaching è diventato un concetto mainstream: è un invito a liberarsi dal perfezionismo, che spesso diventa una prigione che ci impedisce di portare a compimento i nostri obiettivi, oppure un alibi dietro il quale ci nascondiamo per non affrontare una serie di paure.
Quando parliamo di perfezionismo, ci riferiamo a una ricerca eccessiva della perfezione. Per capirci, il perfezionismo suona più o meno così: “quando avrò curato tutti i dettagli, potrò finalmente lanciare la mia attività”, ma anche “non posso permettermi di sbagliare/fallire, altrimenti gli altri penseranno che sono un disastro / rideranno di me (o altra espressione svalutante)”. Il perfezionismo è considerato uno dei modi in cui le persone praticano un auto-sabotaggio: cercando l’approvazione esterna, mettono in discussione il loro valore. Non solo: il perfezionismo è fratello della procrastinazione, un connubio deleterio, che tiene in ostaggio chi ne è preda, condannandolo all’immobilismo. Siccome, però, viviamo nell’era della produttività, restare bloccati non è contemplato e, alla fine, bisogna mostrare il proprio lavoro o progetto. E se sei perfezionista, il risultato non ti soddisferà e anzi sarà l’ennesima occasione buona per criticare il tuo valore.
Come liberarsi dal perfezionismo: concentrati sui progressi
Sarò onesta: sradicare il perfezionismo, quando è così profondo da intaccare le interazioni sociali e avere un impatto negativo sul rendimento professionale, implica un lavoro massivo sull’autostima. Se il perfezionismo causa ansia, stress e perfino depressione, va affrontato in sedi apposite con l’aiuto di professionisti deputati. Qui ti parlo di quel tipo di perfezionismo che ti fa vivere male le scadenze, che ti fa rimandare all’infinito la realizzazione di progetti che ti stanno a cuore, che limita la tua capacità di “buttarti” anche senza la certezza di riuscire.
Quel perfezionismo che non ti fa godere il processo ma che si concentra solo sul risultato finale. Se il tuo perfezionismo rientra in questa seconda casistica, ci sono buone possibilità che tu possa smussarlo, in modo che non diventi un ostacolo. Come si fa? Concentrandoti sui progressi, tutti i passi in avanti che ti porteranno a raggiungere l’obiettivo che hai stabilito.
Focalizzati sulle azioni, non sui pensieri
Il perfezionismo si nutre di dubbi e di preoccupazioni su ciò che verrà dopo: e se non riuscirò a fare questo? E se quella cosa andrà storta? Cosa succederà se non riuscirò a completare il lavoro così come l’ho programmato? Tutte queste domande generano ansia e ti convincono che hai bisogno di più tempo, che il tuo progetto, di qualunque natura esso sia, sia pieno di falle e di difetti. Quando senti che i dubbi si stanno insinuando, è proprio in quel momento che devi resistere alla tentazione di procrastinare.
Passa, invece, all’azione, concentrati su quello che puoi fare oggi per dare concretezza al tuo progetto. Basta una sola piccola azione che ti avvicini all’obiettivo ultimo per tenere a bada le domande ansiogene nella tua testa.
Accetta gli errori e impara da essi
Accetta il fatto che di certo sbaglierai qualcosa. Ci saranno errori di valutazione, che non avresti potuto prevedere perché avevano bisogno del confronto con la realtà. Se consideri questi errori come fallimenti che dimostrano la tua inadeguatezza, allora non saranno serviti a nulla. Ma se sospendi il giudizio su di te e smetti di mettere in discussione il tuo valore, puoi analizzare i dati che derivano da quell’errore.
Cosa è andato storto? Quali aggiustamenti puoi fare? Quali aspetti devi approfondire per migliorare il tuo progetto e renderlo più performante? Gli errori sono l’unico modo in cui puoi imparare lezioni preziose e pratiche su come far progredire la tua idea.
Metti in conto gli imprevisti e gioca d’anticipo
Per quanto la tua organizzazione possa essere impeccabile, ci saranno sempre degli imprevisti che ti rallenteranno o che manderanno all’aria la tua programmazione. Un’emergenza in casa, tuo figlio con la febbre, il computer che decide di abbandonarti: sono inconvenienti che sfuggono al tuo controllo. Cosa puoi fare in questi frangenti? Gioca d’anticipo e prevedi un piano B in caso di imprevisti. Nulla di complicato: può bastare tenerti ogni giorno un’ora libera per gli imprevisti e, se non ce ne sono, usare quell’ora per anticipare una task del giorno successivo; oppure, concentrarti sulle priorità e depennare dalla to-do list giornaliera tutte quelle attività che non sono strettamente necessarie.
Smetti di paragonarti agli altri
Diamo spazio al perfezionismo perché vogliamo avere successo — qualunque cosa il concetto di successo significhi per ciascuno di noi. Questo desiderio è fortemente condizionato dal nostro ambiente, in cui si fa sfoggio continuo di immagini “vincenti”. I social network traboccano di storie di successo, meglio se ottenuto in tempi brevissimi, o di insuccessi che hanno portato a ravvedimenti e, quindi, a forme diverse di successo. È facile far scattare la molla del paragone.
Il confronto con gli altri è un altro modo per evidenziare la nostra presunta inadeguatezza. E fa male, fa davvero molto male. Se ti stai trattenendo dal mostrare i tuoi progetti al mondo (al lavoro, in famiglia, nel tuo privato) perché pensi che non siano abbastanza sbalorditivi, smetti subito di guardare fuori di te. La verità è che conosciamo solo una parte delle storie che ci raccontano, e quasi sempre si tratta di storie romanzate e ritoccate ad arte. Concentrati su tutto il lavoro che hai fatto, sull’impegno che hai messo nel tuo progetto. Forse non sarà instagrammabile ma merita senza dubbio di essere valorizzato.
Tu sei abbastanza. E lo ripeto: tu sei abbastanza
Film, serie TV, pubblicità ci ripropongono la narrativa trita e ritrita del “se vuoi puoi”: se falliamo, è una nostra mancanza, perché non ci abbiamo creduto abbastanza o non ci siamo impegnati/e abbastanza. Anche in questo caso, l’ambiente ci condiziona facendoci credere che, se non ce l’abbiamo fatta al primo tentativo, se non abbiamo avuto un successo planetario, in fin dei conti è perché non siamo abbastanza. Abbastanza bravi/e, preparati/e, coraggiosi/e… E questa è la convinzione peggiore di cui si nutre il perfezionismo: qualunque sforzo tu faccia, il tuo progetto non sarà mai all’altezza, semplicemente perché tu non sei all’altezza.
Il circolo si chiude, ritornando al concetto iniziale, ossia che il perfezionismo sottende un tema di autostima. Non lasciarti scoraggiare, ci puoi lavorare. Anche perché c’è una cosa che nessuno dice: il perfezionismo appartiene alle persone capaci, a quelle che sono attente ai dettagli, che si curano di ogni aspetto, nella vita professionale come nella relazione con l’altro. E questo è molto più che abbastanza.