Le Passioni, Il Coaching ed Io

Erano un po’ di settimane che volevo scrivere questo post, ma non riuscivo a trovare le parole o una prospettiva finale (i miei post preferiti sono quelli sinceri si, ma dai quali ti porti anche via qualcosa). Ieri sera – ad un Social Dining (una roulette russa della comunicazione e delle relazioni dove ti trovi a tavola con persone che non conosci) – mi è venuta l’illuminazione.

Ad un certo punto è arrivata la fatidica domanda “ma tu di cosa ti occupi?”.

Rapido inventario mentale:

– faccio la consulente

– ho una mia azienda

– faccio la formatrice

– mi occupo di cambiamento

– sono una coach e supporto le persone a cambiare

Ecco ho scelto l’ultima e davanti alla faccia da pesce ho anche approfondito (illusa) “da noi vengono le persone che vogliono cambiare lavoro, o stile di vita, o trovare il modo per trasformare la loro passione in un lavoro”.

La faccia di pesce diventa aggressiva:

“Beh secondo me in questo momento storico siete degli incoscienti se lo fate, ma emettete molte note di credito? No perché secondo me la gente si incazza eh? Ma non ci credo ma sono due anni, ma davvero? No ma non si può, ma bisogna stare attaccati al lavoro che si ha, tenerselo ben stretto”. Paolo mi lanciava input mentali con lo sguardo “Abbozzi o litighi?”. Ho deciso di abbozzare.

La serata è andata avanti, argomenti portanti:

– tecnicalità, costi e funzioni di svariate moto

– garage

– inettitudine femminile alla vita in generale (con donne presenti e questo sarà argomento di un altro post)

– varie vacanze in moto dove non contava l’esperienza in sé ma la prestazione del mezzo, la curvatura delle ruote, l’itinerario

Il signore di cui sopra lavora nella GDO e dichiara di amare moltissimo il suo lavoro: “mi alzo tutte le mattine alle 4.30, lavoro come una bestia, alle 7 sono a casa sdraiato a vedere A – team in silenzio perché sono stufo, poi ceno guardo ancora la tele e vado a dormire. Nel week end (riassumo, NdR) compro cose e vado in moto”.

Una situazione che io definisco “La sicurezza degli oggetti” (un libro bellissimo che finisce con tutti i protagonisti catatonicamente depressi).

Ieri sera me ne sono andata solo quando le opinioni sulle colleghe donne sono state cosi espresse:

– che rottura di coglioni

– parlano sempre

– hanno sempre il mestruo

– sono incinta e non stanno bene

– parlano di figli e di cucina e mi annoio

– vanno bene solo sotto i 24 anni (per ovvi motivi)

Però sono ore che ci penso a ieri sera e quindi ecco il post che mi mancava.

Its’ that time of the seasonal sales cycle again… fra i blog dei vari coach americani fioriscono svariati articoli sul tema “is follow your passion bad advice?”

Insomma suggerire di mollare tutto e cambiare vita, trasformare la propria passione in un lavoro è da delinquenti in questo momento storico?

Questa è da anni una annosa questione nel mondo del coaching, la risposta da manuale è: “Il coach supporta il coachee a perseguire i suoi obiettivi nel momento in cui questi siano concordati, etici, ecologici (in senso emotivo) e NON DANNOSI”.

La mia risposta è: “Segui il tuo cuore ma fallo solo con coscienza e responsabilità”.

Casi che sono passati da Accademia:

– persone con un ottimo lavoro e mille passioni, ma molto confuse sul da farsi. Dopo aver valutato due o tre opzioni concrete abbiamo visto altra confusione e quindi consigliato di fare decantare il tutto almeno un anno continuando a informarsi e A LAVORARE.

– persone creative e di estremo talento che hanno un rapporto estremamente emotivo col loro lavoro e che devono prendere ansiolitici e tranquillanti per affrontare la loro giornata o settimana lavorativa. Abbiamo consigliato la terapia in affiancamento al coaching e lavorato sul potenziale prima di decidere cosa fare (anche se c’erano già delle idee precise).

– persone che hanno portato progetti che non stavano in piedi sono state semplicemente sconsigliate.

– una persona in gamba e con i fondi per farlo voleva lasciare il suo lavoro altamente qualificato ed appagante per aprire una scuola di ballo. Dopo due sessioni e’ risultato evidente che il tema era sentimentale. Risolto quello di aprire la scuola di ballo non c’e’ stato bisogno (nè tempo).

– due persone con debiti pregressi, una cattiva gestione del denaro anche a fronte di un ottimo progetto ed una estrema creatività nel farlo sono state “rimandate a settembre”, prima dovevano sistemarsi economicamente.

In questo momento Marco ed io stiamo selezionando le persone che collaboreranno con Accademia nei prossimi mesi e la volontà comune è quella di avere a bordo dei “sopravvissuti” persone sensibili e gentili, che hanno affrontato la realtà e hanno deciso di cambiarla, l’esito non ci interessa è l’entusiasmo quello che conta.

SIETE DEI NOSTRI?

 

 

Francesca Zampone

Autore: Francesca Zampone

Nel 2011 sono stata chiamata da Marco Bonora per contribuire alla fondazione di Accademia della Felicità. Sono Coach dal 2005 e mi occupo di Career Coaching e Talent Management dallo stesso anno. Mi sono occupata a lungo di Diversity e Change Management in ambito risorse umane fino a diventare la responsabile risorse umane della mia casa discografica del cuore. Negli ultimi anni mi sono specializzata in Coaching delle relazioni e ho sviluppato un sito dedicato alle mie attività personali: www.francescazampone.com. Ho 48 anni, vivo e lavoro a Milano, ma Londra è la mia città del cuore. Sono appassionata di comportamento umano, musica, letteratura, cinema.

Commenta l'articolo

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *