Cambiare vita è possibile, ci vuole coraggio
Ho pensato a lungo prima di scrivere questo post. È molto personale e non so fino a che punto opportuno.
Poi ho pensato che ve lo dovevo. Lo dovevo a chi sta provando a cambiare vita e ha paura di farlo, a chi lo ha già fatto e si sente bene ma soprattutto a chi supervisiona progetti ma vorrebbe aprire un negozio di pasta fresca, a chi fa l’IT manager ma vorrebbe aprire un ristorante, a chi fa l’impiegato in una grande azienda ma vorrebbe fare il fotografo o l’apicoltore, a chi fa il manager ma vorrebbe girare il mondo in barca, a chi vive a Milano ma vorrebbe vivere tra le colline e coltivarsi un orto. E si potrebbero fare altri mille esempi, ma non è questo il punto.
Vi svelo un segreto: se è veramente il vostro destino, questo tornerà a prendervi, si presenterà e ripresenterà fino a che finalmente non lo prenderete seriamente in considerazione.
Il lungo viaggio alla scoperta del coraggio
Tutto iniziò quando incontrai il coaching nel 2001 e mi diplomai nel 2003.
Tra i miei primi esercizi ce n’era uno che ho tenuto e mi parlava chiaramente: volevo vivere di coaching e di formazione.
Finito il corso applicai subito il coaching al mio team di persone (e anche alla relazione con i capi!). Capii che mi piaceva molto, era efficace e soprattutto mi era congeniale, qualcosa che non mi stancavo mai di fare e che, anzi, mi dava energia. Mi ricaricava.
Dopo due anni, il dubbio che potesse essere questa la mia strada di vita si fece molto persistente. Frequentai un corso intensivo sul coraggio di agire e mettere in atto una scelta, presi contatto con una società di formazione che mi conosceva e che mi avrebbe accolto a braccia aperte (e lo ha fatto poi per anni in un continuo scambio di idee e di supporto reciproco – grazie Romi!). Ero pronta, insomma.
La paura di sbagliare e di perdere certezze
Poi arrivò la paura. L’opinione dei famigliari, lo status, lo stipendio, lo stile di vita, ma anche il piccolo senso di potere derivante dal ruolo. Non diedi le dimissioni, continuai la mia carriera e decisi di non cambiare la mia vita ancora per un po’. Nell’azienda successiva lavorai talmente tanto che riuscii a malapena a tenermi aggiornata con corsi e libri e a fare qualche coaching gratuito a chi ne aveva bisogno.
Dopo iniziai a commettere degli errori più o meno importanti per il lavoro e per la vita privata. Mi allontananai dal mio nucleo primario, dal mio vero essere tanto da non riconoscermi più. Decisi di lasciare azienda, ruolo, stipendio per fare dei nuovi corsi, per occuparmi di formazione e coaching e alla fine… mi rifiutai di fare il salto!
Per un anno abbondante (e molto bello, devo ammetterlo) girai come una trottola fra un contratto a progetto e l’altro, a fare lavori di Gestione Risorse Umane complicatissimi e sofisticati. Insomma, questa esitazione mi deviò per un po’ dalla mia traiettoria autentica. Ma, dentro di me, sapevo che avevo solo bisogno di una nuova prospettiva e di una batosta seria.
La voglia di tornare indietro e il pensiero di non farcela
Approdai in un’altra azienda alla quale “proprio non potevo dire di no” perché fu un sogno che diventò realtà: la mia casa discografica del cuore. Anche qui fu tutto molto intenso e bellissimo fino a che il caso, o meglio, il mio destino si ripresentò. Un corso di formazione, una conoscenza casuale, un’amicizia bella e importante che mi porta a creare con Roberta un progetto di formazione al femminile nel quale credetti moltissimo e che mi rese molto felice.
Direte voi: “A questo punto lo lascia il lavoro!”. Invece no! Per un anno violai completamente il mio work-life balance: lavorai circa 18 ore al giorno, dormii pochissimo, acuii un problema di salute che poi diventò gravissimo. Ma non bastò: nonostante credessi sempre di più nelle mie capacità di formatrice e di coach – udite udite! – mi sembrò ancora impossibile che la mia passione potesse essere la mia unica e cospicua fonte di guadagno. E fu qui che avvenne la svolta, il cambiamento di vita vero, a cui non si può dire di no. Fu qui che arrivò il coraggio.
Il coraggio di fare pace con se stessi e cambiare vita
Andai in un cortocircuito fisico, emotivo e relazionale, un vero e proprio burnout; il mio progetto finì, lasciai il lavoro e solo dopo una spinta (o meglio un grosso calcio nel sedere verbale) esterna fortissima decisi di vivere SOLO delle mie passioni. Ebbi finalmente il coraggio di accettare il mio destino e di abbracciarlo.
I primi mesi, quando arrivarono i dubbi (aspettatevelo è più che normale), il primo pensiero fu di tornare in azienda, dove sapevo con certezza che potevo funzionare e delegare. C’ero solo io in prima linea ma vi assicuro che, dopo qualche mese di rodaggio, il pensiero di non farcela si fece sempre più raro e soprattutto smisi di pensare “torno in azienda”, ma pensai “beh, ci lanciamo in un nuovo progetto, che problema c’è!”. Pensai di potercela fare, sempre e contro ogni resistenza interna ed esterna.
Vi assicuro che la qualità della mia vita, dei miei pensieri e della mia energia è cambiata incredibilmente e migliora ogni giorno di più da quando ho fatto questo salto e mi sono affidata al mio destino.
Dedico questo articolo a tutti quelli che mi hanno permesso di cambiare vita e risvegliato il mio coraggio. Compresa me stessa.
Con immensa gratitudine,
Francesca