(Attenzione, a tratti contiene Ironia: somministrare con cautela nei soggetti con manifestazioni allergiche o allergia pregressa)
Un giorno, all’età di poco più di tre anni, il mio meraviglioso ed autorevolissimo nonno mi regalò un pacchettino di lettere nere adesive ordinandomi di copiare la sequenza di lettere scritte in stampatello su di un foglietto e di incollare, rispettando naturalmente la spaziatura, le lettere sul pannello cartonato in camera mia. Naturalmente senza nulla chiedere né eccepire.
Subito dopo pranzo, mi misi all’opera e una ad una incollai con estrema cura le letterine sul muro, senza avere la minima cognizione di che cosa io stessi scrivendo, segreto svelato qualche ora più tardi quando mio padre lesse la frase per me.
Avevo scritto : “Studio. Ordine. Disciplina”.
Ecco, ignoro se questa pratica sia (o quantomeno fosse all’epoca) in linea con i più moderni o generalmente condivisi metodi educativi, o se viceversa sia classificata tra le forme minori di tortura mentale, so solo che a me il risultato piacque molto e questo fu, a tutti gli effetti, il mio primo approccio con le frasi motivazionali e probabilmente la mia prima “vision board”.
E fu un autentico coup de foudre.
Quando imparai a leggere, ed una frase non fu più per me solo un’immagine, il mio secondo colpo di fulmine fu per Zio Paperone che, se a qualcuno fosse mai potuto sfuggire, è solito circondarsi non solo di sacchi di monete d’oro ma anche di frasi ispirazionali appese al muro del Deposito. Qualche esempio? “L’oro non è tutto. Ci sono anche i diamanti.”. “Chi dorme si svegli”. “Chi rompe paga e i cocci sono miei”. “A che ti serve l’oro se acciaccato è il piloro?”. E così via.
Da allora, ho sempre avuto qualche frase “scritta sul muro”, dalla ormai diffusissima “Lettera al figlio” di Kipling, al testo di “Canzone per Silvia” di Francesco Guccini, a frasi ad uso dei colleghi e collaboratori (un esempio per tutti: “Meglio tacere e passare per idioti che parlare e dissipare ogni dubbio” A. Lincoln).
Ma perché questo post?
Questo post nasce dal desiderio di dichiarare il mio amore e la mia gratitudine alle cosiddette frasi motivazionali o, con maggior precisione, frasi ispirazionali che hanno sin qui alimentato e costellato la mia vita e mi hanno dato spinte gentili e ancoraggi positivi a bizzeffe.
Ho iniziato a concepire questo post il primo giorno dell’anno e, di conseguenza, a ragionarci sopra e a prendere appunti per costruire una coerente risposta a tutti i (talvolta addirittura acrimoniosi) detrattori di questo Patrimonio dell’Umanità, tutti quelli che manifestano rash cutanei o incontenibile disgusto classificando con approssimazione troppe frasi come americanate ultrafuffose.
La prima riga che ho scritto nei miei appunti recita : “Il compito principale della vita dell’uomo è di dare alla luce se stesso”.
Questa frase risuona dentro di me come un gong dall’autunno del 2001, dalla settimana in cui ho preso parte al mio primo corso motivazionale “old style”, e mi ha supportato durante gli ultimi anni in molte situazioni in cui ho scelto di tuffarmi oltre la mia zona di confort.
Scopro solo oggi (che strano, non ne ho mai cercato l’autore) che questa frase, che contiene dozzine di mondi inesplorati, che comunica (per lo meno a me) immagini di straordinaria potenza degne del National Geographic e vivide emozioni, è di Erich Fromm, non certo dell’ultimo Fuffa – Something in circolazione sui social.
Insomma, è una frase ispirazionale o un trastullo inutile? Direi che risulta dirimente l’uso che ne facciamo.
L’Uomo, creatura di ancora largamente sconosciuta complessità, per certi versi è di una semplicità disarmante e nella storia ha sempre dato prova di essere chiamato all’azione ed alla simpatia, in pieno senso etimologico, da brevi frasi fortemente evocative. E’ la biologia, che ci possiamo fare?
Le ultime due frasi che mi hanno ispirato? Eccole.
“I rimpianti sono delle rivelazioni giunte troppo tardi” (Joseph Campbell) : per me il meraviglioso sollievo di non dovermi attribuire la responsabilità di ciò che ho fatto in un’età in cui non avrei potuto cogliere per mancanza di maturità e di informazioni le implicazioni delle mie scelte.
“Il genio esita. Lo stolto vive di certezze” (Jorge Luis Borges ?): un vero mantra per chi, come indubbiamente la sottoscritta, dovrebbe a volte esitare un po’ di più e esercitare la nobile arte della riflessione.
Quindi, perché le frasi motivazionali? Perché:
– aiutano a focalizzarsi e a mantenere la concentrazione su ciò che si desidera davvero raggiungere e su ciò che si desidera avere intorno a se;
– danno accesso immediato al nostro patrimonio eidetico interiore, amplificatore di ricordi positivi;
– mettono immediatamente in contatto con personalità carismatiche e, appunto, ispirazionali;
– aiutano a bloccare i pensieri negativi, sostituendoli con stimoli positivi immediati;
– chiamano all’azione e a prendere le redini della propria vita, diventane protagonisti e non più frustrate comparse, inclini a accidioso vittimismo
ma, soprattutto, dicono in una decina di parole quello per cui a me è servito tutto questo post.
Molto interessante